Corriere dello Sport (Campania)
Occhi su Dembelè maliano del Fulham
Il bello deve ancora venire: concetto forse inflazionato pensando a Paulo Dybala, ma in questo caso trasferibile sulla nazionale argentina. Il 2016 a tinte forti - Coppa America e Olimpiade in un'estate piena di pallone - lo chiama direttamente in causa, le scelte del ct Tata Martino sono improntate su di lui. Che ha chiuso l'anno solare con la doppia cifra, quanto a gol nella Juventus. Dybala è un plusvalore, e ora attende solo di poterlo dimostrare anche con l'Argentina che gli sta aprendo le porte di Rio dopo averlo fatto esordire pochi mesi fa. Niente Messi, a quanto pare, nei prossimi Giochi Olimpici. «Giocherei con gli Under 23 che stanno facendo molto bene», spiega Martino. «Come Dybala, Icardi, Vietto e Calleri».
TROPPO TIFOSO. Chi pensava a una Juve rapinata della fantasia ha dovuto fare i conti con questo Dybala che si è mostrato meritevole della quarantina di milioni investiti. Ora, appunto, c'è anche la nazionale alla quale dare peso specifico. E lasciare un'impronta vera, al di là della parentesi iniziale che lo ha visto in campo per tre spezzoni e un totale di 45 minuti. «Vestire la maglia della Seleccion è stato molto emozionante», dice il bomber in un'intervista a Espn. «All'inizio dovevo togliermi il chip del tifoso. Anche perché nell'Argentina gioca un certo Messi, per il quale ho un'ammirazione totale». Tra la Coppa America - dal 3 al 26 giugno, riproposta subito, nel 2016, per celebrarne il centenario con l'edizione statunitense - che chiama la nazionale di Martino alla rivincita dopo l'ultima finale persa ai rigori, e le Olimpiadi bisognerà cucire addosso a Dybala un ruolo essenziale come quello che ha nella Juventus. A conti fatti, l'argentino valorizzato dal Palermo per tre anni è destinato a perdersi la grossa fetta di preparazione con mister Allegri. L'appuntamento olimpico è in scaletta per la parte centrale del prossimo agosto - dal 5 al 21 - ma Dybala potrà essere restituito carico qualora le cose dovessero finalmente andare bene. Già, la nazionale degli eterni secondi (tredici volte in Coppa America, senza tralasciare l'ultimo Mondiale e la sconfitta nella finalissima) vuole brillare come si deve. Magari per avvicinarsi a dei mostri sacri come Neymar o Suarez - che probabilmente avrà di fronte a giugno - senza però staccare i piedi da terra. Il doppio appuntamento estivo dirà.
EREDITA' PESANTE. Se la missione è far dimenticare Carlitos Tevez, parliamo di una strada percorribile anche con l'Argentina. Un esordio, quello di Dybala in nazionale, che in questo senso ha avuto anche l'effetto del passaggio di testimone: dentro lui e fuori Tevez, nella partita contro il Paraguay. I primi assaggi di Juve raccontano un percorso similare a quello dell'Apache, che non segnava in Champions salvo poi timbrare gol importantissimi nella stagione successiva. «Sapevo che non era facile sostituire Tevez», osserva ancora. «Uno dei motivi per i quali nella Juve le aspettative sono tante e c'è grande pressione». Il Dybala concentrato sul mondo bianconero ripercorre anche l'ultimo anno. Col salto di qualità che ha potuto compiere. «Arrivare qui dal Palermo è stato un miglioramento enorme, ma ho delle responsabilità perché ora sono in uno dei club più importanti al mondo. Tutti mi hanno aiutato molto, qui alla Juve: bisogna affrontare ogni partita per vincere, al Palermo non era così. Grazie al lavoro della squadra abbiamo riguadagnato posizioni in campionato e ottenuto gli ottavi di Champions».
- Anche l'ad Marotta e il ds Paratici hanno assistito all'allenamento di ieri a Vinovo: la ripresa della preparazione, focalizzatasi sull'impegno casalingo col Verona, ha tenuto la Juventus nel dubbio di poter schierare Mandzukic e Barzagli. Entrambi hanno svolto lavoro differenziato, con Morata e Rugani che sarebbero le naturali alternative. Lemina e Pereyra assenti sicuri in vista della ripresa del campionato. I bianconeri tornano in campo oggi in mattinata.
- Moussa Dembelè è finito nel mirino della Juve: bisogna pensare a una soluzione alternativa nel caso in cui Zaza dovesse partire. L'attaccante maliano del Fulham ha 19 anni, un passaporto francese che stoppa sul nascere i problemi di un tesseramento nella Juventus e soprattutto un contratto in scadenza. Ecco perché Beppe Marotta potrebbe muoversi a prescindere, nel tentativo di prendere un giocatore - cresciuto nel Paris Saint Germain - che ha una media di un gol ogni due partite: il club inglese, a questo punto, dovrebbe liberarsene a gennaio (vuole almeno 5-6 milioni di euro) per non perderlo poi a parametro zero.
Simone Zaza, d'altra parte, cerca un minutaggio adeguato onde evitare di finire fuori dal giro della Nazionale in vista dell'Europeo. Il Crystal Palace, per lui, deve mettere sul piatto una ventina di milioni di euro. La Juventus, chiuso per Mandragora - che potrebbe rimanere al Pescara fino al termine della stagione - è tornata alla carica per Gundogan del Borussia Dortmund (che tuttavia è restio a lasciarlo partire). Il suo nome, emerso con insistenza la scorsa estate prima di appurare come quella tedesca fosse una bottega cara, si alterna con quello di Moutinho, che sembra definitivamente sfumare per i bianconeri.
Paulo felice: «Vestire la maglia dell’Argentina è stato emozionante Col mio idolo Messi»
LO CELSO. Nessuna follia, questa è la linea-guida dei campioni d'Italia, anche se da un'eventuale cessione di Zaza si dovesse ricavare qualcosina. E i movimenti in entrata sono strettamente vincolati alle cessioni. Rafforzata la pista Lo Celso: il 19enne talento argentino verrebbe prelevato dalla Juve per poi, tramite il parcheggio al Sassuolo, seguirne la crescita nel nostro campionato. Uscite: Martin Caceres, padrone del proprio destino vista la scadenza contrattuale il prossimo giugno, è seguito anche da Liverpool e Fenerbahce oltre ad avere l'Inter pronta da un momento all'altro alla stretta finale. L'esterno uruguaiano quest'anno ha totalizzato solo due presenze in campionato, ed è fermo a una partita di metà settembre.
«Sapevo che non era facile sostituire Tevez alla Juve. C’è tanta pressione, mi hanno aiutato tutti»