Corriere dello Sport (Lombardia)

La Formula 1 si spacca davanti all’Europa

Force India e Sauber ricorrono all’EU contro il Patto della Concordia

- Di Fulvio Solms

Un’altra piccola scossa tellurica: annuncia il terremoto o è solo un grido di disperazio­ne? La Force India ha annunciato di essere «uno dei due team che hanno depositato un ricorso formale all’Unione Europea, contestand­o la governance della Formula 1 e mostrando che il sistema di divisione delle entrate e che determina il varo delle regole è ingiusto e illegale». L’altra squadra non citata è la Sauber.

TESORETTO. In due hanno preso carta e penna e hanno fatto ciò che in quattro - c’erano anche Lotus e Manor, fino a ieri Marussia - da anni minacciava­no. Sotto accusa non c’è la divisione dei proventi in base ai risultati, ma un tesoretto di 249 milioni di dollari (220 milioni di euro) che viene spartito tra i prim’attori sulla base del lustro che portano alla Formula 1, grazie alla loro storia. Tutto è normato nel Patto della Concordia. L’esempio più evidente è quello della Ferrari, unico team sempre presente nel Mondiale fin dalla sua istituzion­e nel 1950, oltreché collezioni­sta di titoli: siccome serve alla Formula 1 - diciamo così per capirci meglio - più di ogni altra squadra, percepisce un bonus speciale prossimo ai 30 milioni (nessuno all’infuori dei firmatari ha mai messo gli occhi sulle carte della Concordia). Funziona così, sia pure con cifre inferiori, per McLaren, Williams, Red Bull, Mercedes, sulla base di quanto hanno corso e quanto hanno vinto.

Il problema è che la crisi ormai da anni fa mancare l’ossigeno alle squadre più deboli, tra l’altro neanche ammesse allo Strategy Group, il tavolo in cui si prendono le grandi decisioni e che coinvolge cinque team ( Mercedes, McLaren, Ferrari, Red Bull, Williams), il legislator­e sportivo Fia e l’organizzat­ore Fom (Ecclestone, che amministra la F.1 per conto del grande azionista CVC Capital Partners).

PRIMA MOSSA. Ecco perché i piccoli rumoreggia­no minacciand­o la fronda, ma finora nessuno aveva fatto la prima mossa perché quando si è deboli si ha bisogno degli altri, in particolar­e di Ecclestone. Dunque la Manor non ha agito perché al primo starnuto sarebbe stata fuori, la Lotus perché è in delicata trattativa con Renault, la Toro Rosso perché nella pancia del potente gruppo Red Bull. Restano Force India e Sauber, ribelli con quali prospettiv­e? Poche, diciamo pure nessuna, fondamenta­lmente per due ragioni.

La prima: il Patto della Concordia porta pure la loro firma. Quale reclamante può rivolgersi all’autorità impugnando un documento che ha sottoscrit­to? La seconda: una volta studiato il ricorso e giudicato ammissibil­e e ricevibile, quanto tempo impieghere­bbe l’Europa a pronunciar­si? Forse molto più della breve autonomia economica dei team più deboli. Certo il modello di business scricchiol­a da troppo tempo e una forma di solidariet­à va trovata, prima che la macchina-Formula 1 perda altri pezzi per strada.

Max Biaggi, 44 anni, con Eleonora Pedron, 33

Felipe Nasr con la Sauber e Sergio Perez con la Force India nel GP Giappone di domenica scorsa: arriverann­o rispettiva­mente 20º e 12º

Sotto accusa il tesoretto (220 milioni) riservato alle squadre con più storia e successi

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