Corriere dello Sport (Lombardia)

THIAGO MOTTA «UNA SERIE A BELLISSIMA»

«Il ritorno della Juve favorita, la sorpresa Fiorentina, il Napoli di Higuain, la Roma E la mia Inter lassù, merito di Mancini»

- Di Andrea Ramazzotti INVIATO A DOHA

E’ andato via da Milano nel gennaio 2012 sedotto dal progetto del Psg e dall’offerta di Leonardo, ma l’Italia gli è rimasta dentro. Non fosse altro per quel passaporto che gli ha permesso di disputare lo sfortunato Mondiale in Brasile con Prandelli in panchina. Thiago Motta quando c’è da parlare di Serie A non si tira mai indietro e si dimostra informato. Ti stringe la mano ricordando le vittorie ottenute all’Inter («L’anno del triplete è stato qualcosa di eccezional­e e indimentic­abile. Eravamo un grande gruppo e abbiamo fatto qualcosa di storico per il club») e va avanti. Le domande sono superflue perché il suo è quasi un monologo, quello di un centrocamp­ista di 33 anni che in futuro non esclude un ritorno in Serie A, ma che adesso sogna di alzare la Champions dopo aver vinto il campionato in Spagna (con il Barcellona), in Italia (con l’Inter) e in Francia (con il Psg).

Thiago Motta, com’è la Serie A vista da oltre le Alpi? «Bella e mi sembra molto più equilibrat­a rispetto al passato. La Juventus nelle ultime stagioni era abituata quasi a fare corsa da sola, ma quest’anno è partita male e ha perso tanti punti. Nella parte alta della classifica adesso ci sono 5 squadre in 4 punti e può succedere di tutto».

Qual è la sua favorita per lo scudetto? «La Juve. Ha vinto 7 partite di fila ed è tornata ad avere la fame dei giorni d’oro. Se si è ripresa dopo un inizio così complicato, vuol dire che il gruppo ha ancora grandi motivazion­i. Dopo un’annata nella quale sfiori il triplete, può starci di incappare in una stagione in cui i risultati non arrivano e il rischio di scivolare indietro in classifica senza poi riuscire a risollevar­si c’è. I bianconeri invece hanno avuto la forza di invertire la tendenza negativa e sono a -3 dall’Inter. Sono stati bravi».

Chi l’ha impression­ata maggiormen­te tra gli uomini di Allegri? «Dybala è davvero forte, un ragazzo con numeri da grande giocatore. Ho sentito che è stato accostato addirittur­a a campioni del presente e del passato, ma io lascerei stare i paragoni. Se però continua a crescere, in Serie A può fare la differenza».

All’inizio forse anche a lui ha pesato l’etichetta di sostituto di Tevez? «Di sicuro. Dybala è giovane ed è alla prima esperienza in un top club. Era inevitabil­e che avesse bisogno di un po’ di tempo per ambientars­i. E’ stato bravo Allegri ad aspettarlo e anche a dosare il suo impiego». Quanto merito ha Allegri in questa rimonta bianconera? «Tanto perché per un allenatore non è mai facile trasmetter­e motivazion­i a un gruppo che ha vinto molto e che per giunta ha perso elementi importanti come Tevez, Andrea (Pirlo, ndr) e Vidal. Allegri ha confermato di essere uno dei migliori tecnici italiani».

A livello di gioco qual è la squadra che le è piaciuta di più? «La Fiorentina. L’ho vista nella partita che ha perso a Napoli e mi ha davvero impression­ato il gioco che Paulo Sousa ha dato alla sua squadra in così poco tempo. I viola tengono la palla a terra, si muovono in maniera armoniosa e non hanno paura a fare possesso anche sul campo di una formazione come quella di Sarri che è candidata per lo scudetto. E’ un segnale di grande personalit­à».

La Fiorentina può essere la sorpresa del campionato? «Sicurament­e sì. Non è in cima per caso e dietro i 35 punti che ha conquistat­o c’è il lavoro del tecnico e del gruppo».

Anche il Napoli e la Roma possono credere nello scudetto? «Higuain è davvero forte. Sta segnando con una continuità incredibil­e e non tradisce mai. Quando hai un attaccante così parti sempre in vantaggio. Noi nell’anno del triplete avevano Milito che faceva la differenza: Diego è un campione e i suoi gol ci permisero di vincere tutto. Non faccio paragoni tra i due, ma Higuain ha una grande importanza per il Napoli. La Roma ha attraversa­to un momento difficile, ma credo sia in ripresa. Ha un organico di valore e in fondo è a 4 punti dalla prima».

Abbiamo lasciato per ultima la “sua” Inter che dopo qualche anno complicato è tornata a lottare per il vertice. «Ne sono felice perché sono rimasto legato alle mie due squadre italiane (l’Inter e il Genoa, ndr). Mi sembra che i dirigenti nerazzurri abbiano costruito un buon gruppo e che i risultati siano sotto gli occhi di tutti. Merito anche di Mancini, un allenatore che ha le idee chiare e le sa trasmetter­e».

Quanto manca per rivedere un’Inter da scudetto come nei suoi anni? «Difficile dirlo. Di certo adesso i nerazzurri sono in vetta e, se non avessero perso contro la Lazio, avrebbero un vantaggio maggiore rispetto all’attuale. In Italia comunque tradiziona­lmente il campionato lo vince la formazione che subisce meno reti e l’Inter in questa prima parte di stagione ha vinto diverse gare 1-0».

Sa che la critica non è stata tenera con Mancini per queste affermazio­ni sofferte? «Nel calcio il risultato è la prima cosa. Lo scorso anno l’Inter era arrivata lontanissi­ma dalla Juventus e adesso è davanti: segno che Mancini ha lavorato bene e che tutti remano nella stessa direzione. Per vincere 1-0 ci vogliono grande organizzaz­ione e un gruppo che non molla mai».

L’Inter può durare fino alla fine? «Perché no? Non ha le coppe e questo è un vantaggio, ma, ripeto, occhio alla Juventus: mi sembra sia tornata quella delle ultime stagioni».

Ha più contatti con i suoi ex compagni a Milano? «A volte sento Ranocchia e lo saluterò volentieri in campo prima dell’amichevole. E’ un bravo ragazzo e un ottimo difensore».

Che però all’Inter gioca poco e pensa di cambiare maglia a gennaio. Ha consigli da dargli? «No, non mi permetto. La scelta è sua. Io spero solo

Thiago Motta, 33 anni, 83 partite e 12 gol con l’Inter dal settembre 2009 al gennaio 2012

che sia felice perché è un amico».

Ha già pensato a come festeggerà il quarto campionato consecutiv­o vinto in Francia? «E’ ancora presto e siamo appena alla fine del girone d’andata».

D’accordo, ma con 19 punti di vantaggio rispetto alla seconda non avrà mica paura di perdere il titolo? «Abbiamo un margine importante e siamo stati bravi a costruirlo grazie alla rosa molto ampia della quale disponiamo. Rispetto alle altre formazioni francesi che giocano le coppe europee il nostro organico ci consente di fare turn over e di non sentire la fatica delle gare infrasetti­manali. Chi scende in campo il giovedì in Europa League, invece, la domenica paga dazio e lascia per strada punti».

Psg e Bayern Monaco hanno ottimi vantaggi e possono dedicarsi alla Champions, mentre in Italia, Spagna e Inghilterr­a c’è più equilibrio. Perché? «Il Bayern ha una squadra forte come la nostra e forse ha trovato meno concorrenz­a (il Borussia Dortmund è a -8) rispetto per esempio al Barcellona e al Manchester City. Diciamo che non sono dispiaciut­o di avere questo vantaggio che adesso dovremo essere bravi a gestire, ma senza fare calcoli».

Con il titolo in Ligue 1 già in tasca è la Champions il vostro grande obiettivo? «La Champions League è un trofeo difficile da alzare perché dagli ottavi in poi i dettagli fanno la differenza. Siamo arrivati secondi nel

nostro girone e ci è toccato il Chelsea. Di certo non sarà facile, ma vogliamo provare ad arrivare fino in fondo».

I suoi top italiani «Che forte Dybala Se è esploso, merito di Allegri. Higuain non tradisce, con lui parti in vantaggio»

Per riuscirci vi servirà il miglior Ibrahimovi­c. «Zlatan è forte, un giocatore dominante per la Francia, ma di grandi calciatori al Psg ce ne sono tanti».

I suoi sogni «Voglio vincere la Champions Non sarà facile ma l’obiettivo è arrivare in fondo»

Il suo Psg «Verratti è davvero un fenomeno In mezzo al campo sa fare tutto Ibra dominante»

La sua Nazionale «Conte ha fatto delle scelte, so che non è facile però voglio provare fino alla fine»

I suoi ex compagni «Sento ancora Ranocchia: bravo ragazzo e ottimo difensore. Spero possa essere felice»

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