Corriere dello Sport (Lombardia)
E Sarri studia lo sprint per il titolo di campione d’inverno
Gonzalo Higuain, l'uomo dei sogni azzurri, è il re del 2015 del Napoli: impensabile obiettare, impossibile negare. Però magari è possibile migliorare: se la matematica non è un'opinione, e soprattutto se il Pipita continuerà a viaggiare sui ritmi realizzativi del girone d'andata, cadenzato da 16 reti in 17 partite senza neanche un rigore, nel 2016 potrebbe addirittura entrare nella leggenda. A prescindere dai risultati della squadra: forte di una media del genere, Higuain può seriamente puntare al record di 35 gol stabilito da Gunnar Nordahl nella stagione 1949-1950. Un mito. Un'icona che il Pipa di oggi, con rispetto e tanto d'inchino, sembra quantomeno in grado di eguagliare.
IL MITO. E allora, tremano gli dei. E con essi anche i record, primati fantastici e storici. Duraturi come quello stabilito anni e anni fa dal grande Nordahl, l'indimenticabile Pompiere svedese che ha bruciato porte e portieri per tutto l'arco della sua carriera di strepitoso attaccante: 35 gol nel campionato italiano di serie A 1949-1950. Campionato a venti squadre, tra l'altro, proprio come quello che vede tra i protagonisti più brillanti Higuain: il signor capocannoniere. Un fior di centravanti che più si cerca un aggettivo per sottolinearne capacità tecniche e senso del gol, e più ti dà l'impressione che non è mai abbastanza.
I TRAGUARDI. Il Pipita, nelle prime 17 partite dal Sassuolo all'Atalanta, ha realizzato 16 gol (18 con l'Europa League): quasi la media di una rete a partita, con 5 doppiette e senza mai avere la chance di tirare un calcio di rigore. Già, E allora perché fermarsi. Anche durante le feste. La stessa testa, l'atteggiamento giusto; quello nuovo da quando ha conosciuto Sarri. E poi la voglia di giocare e far gol, con l'esultanza in partitina a Castel Volturno come quando segna al San Paolo coi 50mila. Braccia alte sotto la curva che non c'è. Ma la gioia è simile. Higuain già spara i botti. In allenamento. E si fa in due, anzi doppia. Per lui e tutti quanti gli altri. Ieri levataccia mattutina. Alle nove tutti al campo. Test medici e quelli atletici. E la bilancia minacciosa che pesa i bagordi natalizi. Qualcuno è appesantito. Ma sono etti, e vanno subito via. Sarri fa il buon padre di famiglia, un po' bacchetta un po' sorride. Soprattutto sorride. Il sole aiuta. Mattinata tra palestra e cor-
Mantenendo questo ritmo, l’argentino potrebbe sbriciolare lo storico primato stabilito 65 anni fa
Caccia alla leggenda: ecco perché Gonzalo medita di tornare presto a tirare anche i calci di rigore
L’unico che finora si è avvicinato a Nordahl è stato Toni: 31 reti con la Viola nel 2006
Maurizio Sarri, 56 anni se. Poi il pallone nel pomeriggio, con le partitine a pressione che sfiancano l'anima e le gambe, e fatta la doccia dopo le senti eccome.
LA GIORNATA. Intensità, ritmo, tutto a due tocchi, col pallone subito rimesso in campo. Come in una gabbia. Non c'è sosta. Non c'è respiro: si fossero pesati dopo, sarebbero apparsi tutti deperiti. È così che va. Ed è così che andrà per qualche giorno ancora. Le feste sono davvero passate, e il capodanno è solo un attimo di passaggio. Per un brindisi, gli auguri e poi a nanna. Stanchi, c'è da giurarci. Eppure non subito: sono ragazzi e Sarri lo sa. Stanno insieme, con le famiglie. Sparpagliati qua e là per la città ma comunque uniti, a gruppetti, con le bottiglie che si stappano in contemporanea. Anche se il fuso in patria per i sudamericani e gli africani fa la festa più lunga. Comunque cin cin e dopo a letto. Che domani ci si allena di nuovo, di pomeriggio. E così il 2, in campo, altra doppia.
METODO SARRI. Non gli sembra vero. Sette giorni senza giocatori, sì: è per lui è stata un'eternità. Filosoficamente inaccettabile per chi vorrebbe un professionista sempre in tiro. Allenato. Lui che giocherebbe anche a Natale. Ma queste sono le regole per tutti e lui lo sa. E si adegua. Adesso però, sotto che c'è da fare. Si può incidere col lavoro. Sulla condizione e la mente, e anche tatticamente, ripassando la teoria ogni qual volta il pallone si ferma. Tutti timeout modello basket. Il Torino non è lontano: il 6 gennaio al San Paolo. E dopo c'è il Frosinone in trasferta. Un lungo avvicinamento. Le ultime due per chiudere il girone di andata e guardare poi davvero la classifica; e fare un bilancio, magari mettersi anche una coccarda. Inter e altre permettendo. L'ultima volta del Napoli davanti a tutte a metà campionato fu nel 1990. L'anno del secondo scudetto: Campione d'inverno e poi d'Italia. Primo, quella volta, nonostante il tre a zero a Roma contro la Lazio durante le feste. Era quella la sindrome del capitone. Rilassamento e calo di tensione. E pancia piena. Altri tempi, altro Napoli. Nel bene e nel male. Non c'è più questo rischio adesso. Sarri non molla la presa. E a dir la verità neanche lo sguardo, lì fisso sul campo. Senza esitazioni né distrazioni; lui e il suo staff. Squadra collaudata anche quella. La classifica, il mercato, quel che sarà: tutto conta, ma a suo tempo. Il brindisi e gli auguri per l'anno nuovo verranno più tardi. Intanto c'è da allenarsi. E anche oggi è doppia.