Corriere dello Sport (Nazionale)
Higuain e Sarri numeri da favola
Il Pipita insegue i 200 gol, il tecnico la 6ª vittoria di fila
Sarà confermata ancora la squadra dei titolari fissi Davanti tocca sempre a Insigne Allan al rientro a centrocampo Koulibaly resta favorito in difesa su Chiriches
E’ come se, in qualche modo, avessero fermato il tempo; o magari vi sembrerà che abbiano spostato (all’indietro) le lancette dell’orologio: è quasi una filastrocca, si recita a memoria, con le pause tra i settori, perché ora i numeri non vanno dall’uno all’undici ma sul 4-3-3.
SESTA DI FILA. E’ il Napoli di Sarri, lo è con investitura ufficiale per la sesta volta, e se talvolta qualcosa è cambiata (due uomini al massimo), l’ha imposto il «modernismo» d’un calendario che definire ingolfato sa di puro eufemismo: si gioca ogni tre giorni, ci si alza che è vigilia di una partita e si va a letto che sta quasi per cominciarne un’altra. E’ il calcio del Terzo Millennio che non fa sconti ma che Maurizio Sarri ha scelto di affrontare - ora che può - a modo suo: ricominciando dai «suoi» undici.
RIECCOLI. Si riparte da Marassi e si rilegge (divagando) la formazione all’incontrario, lasciando che sia Higuain la certezza, perché lo urlano le cifre e l’andatura travolgente d’un uomo che sa fare anche da sé, che è arrivato a quattro gol consecutivi tra campionato ed Europa League, ch’è in doppia cifra ed ormai ad una sola prodezza dalle duecento reti con le squadre di club: un mostro, si direbbe. E’ pure questa l’ora e mezza di Higuain, anche stavolta, e quella magìa che sembra diffondersi è intorno al suo talento ma anche alla sua capacità d’essere leader tecnico; el Pipita è l’attaccante che antepone gli interessi collettivi a quelli personali, è chi ha deciso - perché ne ha consapevolezza - che nulla è vietato ma ch’è preferibile non confessarlo, lasciando che siano messaggi subliminali i suoi: «Se continuiamo così».
INDIPENDENZA. E’ il Napoli che (ormai) ti aspetti, perché gioca a memoria, perché ha imparato e bene, perché sa di incantesimo, perché - e qualcosa vorrà pur dire - il Napoli di Marassi è, dovrebbe essere, quello che ha strapazzato la Lazio (5-0), che ha battuto la Juventus (2-1), che ha maramaldeggiato a San Siro sul Milan (4-0), che è riuscito a domare la resistenza d’una Fiorentina da applausi (2-1) e di «stordire» il Chievo che pure sembrava di marmo (1-0). Poi è stato indispensabile intervenire, un po’ di qua e un po’ di là, con il Carpi e con il Palermo, e non è mica andata male; ma il rullo compressore o la corazzata, o chiamatela come vi pare è questa da quindici punti in cinque partite, un en plein con quattrodici reti fatte ed appena due subite, avendo Higuain al centro dell’idea però senza dipendere esclusivamente da lui.
RIECCOLO. Ci sono motori che vanno spenti, ogni tanto, ma mica per troppo tempo: Allan s’è accomodato un pochino in panchina, poi ha riacceso se stesso ed è ripartito. Il Napoli afferrerà le accelerazioni di questo centrocampista multiuso, lo sistemerà al fianco di Jorginho ed Hamsik, la diga (nella quale c’è materia grigia) che sostiene il tridente Callejon-Higuain-Insigne e che fa da scudo a quei quattro che ormai sembra si muovano come se fossero guidati da un filo. O forse no, è Reina con il joystick.
L’INTERROGATIVO. Però un dubbio è bello averlo, anche per condire di pathos la vigilia, per fare in modo che non sembra sia chiarissimo il metodo di selezione per la gara: Genoa-Napoli è un battito di ciglia e sulla rifinitura di Sarri cala un interrogativo lecito, ispirato dalle casacchine, dalla presenza di Chiriches al fianco di Albiol, dal conseguente ballottaggio del rumeno con Koulibaly, che comunque sembra un filino in vantaggio. Ma sono dettagli assai marginali, essendoci una struttura che va e che punta su Marassi con l’allegria di chi «vive» pienamente se stesso e però sa di non potersi consentire distrazioni.