Corriere dello Sport (Nazionale)
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Dicono che la Fiorentina abbia pensato a lungo a Eusebio Di Francesco quando era diventata chiara la necessità di sostituire Montella sulla panchina viola dopo i suoi tre anni di gestione. Sarebbe stata una scelta giusta, come lo è stata quella di Paulo Sousa ovviamente, nella linea di continuità del bel gioco iniziata con Prandelli, interrotta nei due anni di Mihajlovic e Delio Rossi e ripresa appunta con l’ex Aeroplanino, peraltro amico di Di Francesco dai tempi comuni in giallorosso. Questo per dire che Sassuolo e Fiorentina appartengono alla stessa schiera di squadre (anzi, di club) che hanno come obiettivo lo spettacolo. Come ha detto Prandelli nell’intervento sul Corriere dello Sport-Stadio, c’è sempre un’idea di gioco in ogni squadra che vince. Sassuolo e Fiorentina, a loro modo, vincono da anni. Gli emiliani, dopo aver conquistato la promozione in A e la salvezza, adesso sono saliti di livello, mentre i fiorentini conquistano da un po’ di tempo un posto in Europa. LA CRESCITA DI MISSIROLI. A Di Francesco è stato consegnato un organico di ottimo spessore tecnico, la cui parte migliore risiede nel tridente d’attacco. In pra- tica ne ha due, quasi dello stesso valore, a disposizione. Oggi non può contare su Berardi ma gli resta comunque una bella scelta con Floro Flores, Defrel e Sansone destinati al ruolo di titolari e Politano, Falcinelli e Floccari alla panchina. La vera scoperta del Sassuolo di queste ultime stagioni si chiama Simome Missiroli, al quinto anno in Emilia. E’ un interno che fa tutto: contrasta, recupera, organizza, rifinisce e conclude, ha corsa e tecnica. Non segna poco (4 gol nel campionato scorso, forse il migliore della sua carriera), ma soprattutto è uno di quei giocatori su cui puoi sempre contare. Volendo fare un paragone forzato, è il Borja Valero del Sassuolo (con le dovute proporzioni, naturalmente), nel senso che lo trovi sempre quando ne hai bisogno. IL GIOCO DIFFERENTE. La scelta di Di Francesco è diver- sa da quella di Paulo Sousa. Il Sassuolo è mosso dalle giocate e dai tempi di un regista classico, Magnanelli, all’undicesima stagione in Emilia, protagonista dell’ascesa di questa squadra dalla C2 alla Serie A e con un rapido passaggio anche nella Fiorentina quando era in B (ma non ha mai giocato in viola) nel 2003-04. Magnanelli ha da sempre la squadra in mano, ai suoi fianchi si muovono Missiroli e Duncan, o Biondini. Centrocampo a tre. La Fiorentina, dopo il ritorno di Pizarro in Cile, ha rinunciato al regista puro, forse Badelj si avvicina più di Vecino a quella figura, ma sono in due a dividersi gli stessi compiti, di controllo, recupero palla e impostazione del gioco. Con il modulo di Paulo Sousa (modulo che Guidolin ha sapientemente indicato in un 3-6-1), gli avversari faticano sempre a prendere possesso del centrocampo perché i due trequarti- sti, più Borja Valero di Ilicic, rendono denso e massiccio il settore centrale con i loro rientri sulla linea più arretrata. IL LAVORO DI KALINIC. La Fiorentina può giocare in quel modo grazie soprattutto al lavoro di Kalinic, la vera grande sorpresa dell’ultimo mercato. Per rendere chiaro il concetto della sua importanza nella manovra viola si può fare questo paragone: se Icardi finisce la partita senza segnare, prende 5 in pagella; se succede a Kalinic prende comunque la sufficienza perché non smette mai di lavorare per la squadra, di pressare il primo portatore di palla e talvolta anche il portiere come è successo a San Siro contro Handanovic. Una coppia di centrali solida, ma non rapidissima, come quella formata da Cannavaro e Acerbi, oggi avrà un lavoro impegnativo da sbrigare.
A Firenze al posto di Montella poteva arrivare proprio Di Francesco, che ha idee vincenti Il ruolo chiave di Missiroli, quello straordinario di Kalinic nel 3-6-1 pensato da Sousa