Da Ronaldo a Sheva i loro primi 40 anni
Totti è l’unico in attività di una generazione di campioni
E’ stata una metafora del destino beffardo vederli insieme sullo stesso campo, Francesco Totti a esercitare gittata e precisione dei lanci, Ivan De la Peña che passava sotto il pallone in volo e preparava il materiale dell’esercizio seguente. Il capitano della Roma ha scavalcato due o tre generazioni di calciatori. In alcuni casi particolarmente deprimenti - per i giovani lasciati indietro - anche quattro. Anno 2011, Totti giocatore e De la Peña assistente di Luis Enrique. Nati sotto le stesse costellazioni, più o meno: lo spagnolo appena quattro mesi meno giovane.
ESEMPIO. Erano stelle generose. Nella classe '76 hanno riversato sul calcio internazionale luce frusciante di talento, con Ronaldo (senza Cristiano davanti) che una volta è stato il più immarcabile di tutti e adesso sale e scende dalla bilancia per salvarsi l’immagine, le apparizioni televisive e il progetto di insegnare calcio negli Stati Uniti. E Alessandro Nesta che in Florida a spiegare di che cosa parliamo quando parliamo di football è già andato, ed Emerson (senza Palmieri in fondo) che fa lo stesso in Brasile, aiutando e allevando ragazzini a cui racconta com’era bello giocare in Europa e per spiegarlo cita l’esempio di Totti.
Fuoriclasse ai quali ormai la dieta e l’esercizio servono giusto per salvaguardare la salute e non fanno più parte dei doveri professionali. Totti lavora da calciatore, loro lavorano dove trovano e possono. Totti diventa il più anziano a segnare in Champions League e loro applaudono. Andrea Stramaccioni non è mai stato un campione e a stento si può definire un ex calciatore professionista, per colpa essenzialmente di un ginocchio ben presto rottamato. Fa l’allenatore giovane, già con un certo numero di esoneri nel curriculum.
LEADER E NO. Comunque il 1976 fu una grande annata, non c’è dubbio, e settembre è periodo di vendemmia. Con Totti ha diviso il mese Michael Ballack, che ha comandato per sei anni la Nazionale tedesca conducendola a gloriose sconfitte come contro l’Italia nel Mondiale 2006 e contro la Spagna nell’Europeo 2008. Ma è stato un notevolissimo centrocampista che segnava un mucchio, forse più di chiunque altro nel ruolo. Segnare era invece il mestiere consolidato di Patrick Kliuvert, portato avanti con grande professionalità soprattutto nel Barcellona dopo un rapido passaggio al Milan. Kluivert in questo momento dirige la Nazionale di Curaçao, 152.000 abitanti, posto 149 nella classifica della Fifa.
Totti è leader senza volerlo e senza cercarlo. Suoi coetanei lo vorrebbero e non ci riescono. Andriy Shevchenko nonostante i 402 gol realizzati tra club e Nazionale ucraina comandava poco in campo e quando ha tentato di proporsi in politica è finito nella voce Altri con l’1.52% dei voti. Le stelle del settembre 1976 non consegnano a tutti gli stessi carismi. Alvaro Recoba è stato molto apprezzato e molto ben pagato, soprattutto all’Inter, con il suo sinistro assai sinistro per i portieri che scavalcava da lontano, su punizione, anche da calcio d’angolo. Di Ronaldo, a sua volta settembrino, si è detto. Clarence Seedorf è nato di primavera e alla esperienza inaugurale da allenatore si è impigliato nel Milan, Patrick Vieira è nato di prima estate e comanda al New York City. Domenico Morfeo, Maradonino mancato, non ha mai conquistato il mondo, ha aperto un centro commerciale che porta il suo nome, ha smesso di giocare nel 2011, in una stagione che Totti ha concluso con 17 gol. E la storia continua.
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