E per Capodanno il botto su punizione
I cinquantacinquemila spettatori che affollavano l’Olimpico quel 31 dicembre del 1983 (un altro Anno Santo) si aspettavano un Capodanno spettacolare, condito da tanti gol. La Roma di Liedholm, con lo scudetto sul petto, affrontava il Catania di Gibì Fabbri dall’alto della sua seconda posizione, ad una lunghezza dalla Juventus, mentre i siciliani erano ultimi in classifica (e lì sarebbero rimasti fino alla fine del campionato). Una partita teoricamente facile, che invece si rivelò complicata e che fu risolta solo da una punizione trasformata alla mezzora del primo tempo da Aldo Maldera, «una sciabolata maligna da 30 metri su punizione toccata da Conti, sulla quale Sorrentino (Roberto, portiere del Catania e padre di Stefano, l’attuale numero 1 del Palermo, ndr) si è fatto tradire anche dalla barriera», scrisse Angelo Pesciaroli nella descrizione dell’1-0 che confermò i giallorossi al secondo posto.
Aldo Maldera, che ci ha lasciato prematuramente nel 2012, a 58 anni, era uno di quei “comprimari di qualità” che facevano le fortune delle squadre di appartenenza. Molto veloce (non a caso era soprannominato “Cavallo”), nella Roma giocava con il numero 6 sulla maglia ma era un terzino sinistro fluidificante - come si diceva a quei tempi - che sapeva sfruttare al meglio, spesso nei tiri da fermo, il suo potente sinistro, tanto da riuscire a segnare 33 reti in serie A, di cui 9 con il Milan nel celebre “scudetto della Stella”. A Roma Maldera III (così definito per distinguerlo dai due fratelli maggiori, anche loro calciatori, Attilio e Luigi) arrivò dopo la retrocessione in serie B dei rossoneri, fortemente voluto da Liedholm, che lo aveva allenato ed apprezzato a Milano, e nella Capitale vinse subito lo scudetto. Nel 1983/84 fu poi uno dei protagonisti della cavalcata in Coppa dei Campioni - anche se dovette saltare proprio la finale con il Liverpool perché squalificato - e della vittoria in Coppa Italia. Nel 1985 lasciò Roma per andare alla Fiorentina, dove chiuse la sua carriera due anni dopo. Dal ritiro fino al 2004 lavorò nel settore giovanile giallorosso, dove allenò - e aiutò a crescere - anche un certo Francesco Totti.
Terzino che amava attaccare, segnò 33 gol in serie A, come quel decisivo sinistro al Catania