HAMSIK Un mare di gol per battere Diego
Marek in campionato è a una rete da Maradona (80-81)
L’immensità, forse l’eternità, è ad un passo da sé, e ora che si vede, che si sente, che si ha percezione della gloria (per sempre), ci sono brividi che sfiorano la cresta: nove anni per scoprire d’essere arrivato nei pressi di Diego, il più grande di tutti i tempi, poterlo sfiorare, certo affiancare, persino superare, lasciano il segno, creano impazienza, fanno di Hamsik un bambino con gli occhi da grande. «Non vedo l’ora di segnare il centesimo gol con questa maglia». Poi sarà la Storia, con la maiuscola certo, perché sarà pur semplicemente statistica e nei racconti ci sarà certo la fisionomia dei numeri, ma è un’impresa che resta, s’inchioda nel pantheon e lì rimane: si passeggerà tra gli Dei, ed Hamsik se ne starà con Maradona, distanti nel talento però abitanti d’un stesso macro-universo, per quei sei milioni di tifosi sparsi nel mondo. EHY, BABY. C’è stato un tempo per galleggiare nel nulla, restare un po’ storditi ed aspettare che passasse, e ci sono state domande che poi hanno ricevuto risposte: c’è stato il luglio del 2007 in cui Napoli, appena tornata in serie A, eppur la critica, si chiedevano chi fossero quei due, Hamsik e Lavezzi che vennero presentati assieme, ignari di cosa avrebbero concesso, ognuno a modo loro. C’è stato, in quello sguardo malinconico del fanciullo che ascoltava i cori della contestazione d’un centinaio di tifosi che reclamavano rinforzi «veri» a Pieripaolo Marino, un silenzio maturo e una forza interiore, perché la scalata è cominciata allora, guardandosi intorno, prima di cominciare ad interrogarsi dentro, a capire che questa sarebbe la sua città. «Perché io e la mia famiglia qua siamo felici».
DOV’E’ L’ERRORE? Hamsik ora è, in campionato, ad un’unghia da Maradona, 80 reti lui contro le ottantuno del pibe de oro, e siamo quasi al paradosso: ma è successo, e non c’è nulla di alterato, perché non si rappresenta «il paragone» tra un essere umano ed un padreterno calcistico. Ma Hamsik è anche (appena) a diciannove gol dal Maradona di tutti i tempi, perché l’orizzonte con vista da Marekiaro, quello che comprende anche le reti nelle altre manifestazioni, apre una finestrona che allarga la gioia a dismisura: dicono gli almanacchi, custodi di ciò ch’è stato il Napoli in questi novanta anni di vita, che Sua Maestà Diego sia arrivato a 115, che Attila Sallustro si è fermato a 107, Edinson Cavani a 104, Vojak a 103 ed Altafini che rimane ad un passo, a 97. Hamsik si è ritrovato a lungo con un gol in più, perché gli era stato riconosciuta la rete in un NapoliFiorentina del 2012 (2 settembre per la precisione) poi «derubricata» in autogol di Borja Valero.
IL BOMBER. L’Hamsik di oggi sfrutta lo slancio dell’Hamsik di ieri, quello che nei suoi primi tre anni - quelli antecedenti all’arrivo di Cavani - è stato il capocannoniere del Napoli; quello che è andato comunque, sistematicamente, in doppia cifra per sette stagioni su otto (ha «saltato» l’appuntamento soltanto nel 20132014); quello che con Mazzarri e con Benitez è arrivato a toccare quota tredici, ed è quasi andatura da centravanti vero, certo una anomalia per un centrocampista - per quanto bravo negli inserimenti, per quanto intuitivo nei sedici metri - è la rappresentazione di un giocatore che ha saputo mantenere sempre alto il proprio rendimento, pure in fase realizzativa.
ECCOLO QUA. E poi, quando sembrava che il talento si stesse arrugginendo e la maturazione tattica l’avesse portato un po’ più in qua da se stesso, riecco Hamsik in tutta la sua prepotenza, il «capitano» che si prende in spalla le proprie responsabilità e si scrolla da dentro il gelo della prima fase di questa annata: un solo gol (in campionato) sino al 19 dicembre, quando rompe il ghiaccio e comincia ad infilare la sequenza (quasi perfetta): rigore all’Atalanta (e un altro sbagliato), gol al Torino, al Frosinone, alla Sampdoria, sono quattro in cinque giornate, l’ennesimo balzo per starsene tra gli eletti e benedire Napoli e la sua «scelta di vita».
Nel nuovo anno il capitano vola: «Non vedo l’ora di arrivare a 100 con questa maglia»
E tra lui e il Pibe (miglior bomber della storia) ci sono in assoluto 19 gol di differenza