Corriere dello Sport Stadio (Bologna)
C’È ANCORA CHI DISCUTE MANDZUKIC?
Ne sono successe tante in questo lunghissimo turno di campionato, che è cominciato sabato pomeriggio e si concluderà soltanto stasera con un interessantissimo Sassuolo-Fiorentina e un imperdibile Napoli-Inter. La Juventus ha infilato la quarta vittoria consecutiva, salendo com’era prevedibile e previsto, spazzando certe critiche preconcette: significativo che abbiano segnato Mandzukic e Zaza, a dimostrazione della bontà degli acquisti estivi, e Sturaro, su cui Allegri ha lavorato moltissimo. Ma la domenica è stata anche caratterizzata dai successi di Frosinone e Carpi. Legittima la soddisfazione di Castori, un applauso speciale a Stellone e al presidente Stirpe. Pensate se quattro mesi fa vi avessero detto: ci sarà una giornata in cui, delle tre squadre della regione Lazio, due perderanno e una sola vincerà. Alzi la mano chi avrebbe puntato sul Frosinone.
Già, perché le due squadre romane hanno perso contemporaneamente e meritano un approfondimento particolare. A cominciare dai giallorossi che, dopo l’umiliazione di Barcellona, sono stati battuti dall’Atalanta. Stavolta di fronte non c’era Messi ma Gomez, sulla panchina avversaria non c’era Luis Enrique ma il bravissimo Reja, colpevolmente considerato un difensivista. L’Atalanta ha invece giocato il suo calcio propositivo, armonico, per dirla baldamente «da squadra», mettendo a nudo tutti i limiti della Roma e gli impacci di Garcia. Già, Garcia. Che a Barcellona aveva archiviato frettolosamente la sconfitta, spiegandola con la forza dei rivali (ma anche l’Atalanta a livello individuale vale più dei giallorossi?) e alla vigilia aveva sorvolato sull’opportunità di scusarsi per la figuraccia. Fatto sta che la Roma è naufragata anche in campionato. A fine partita Sabatini ha blindato la posizione del tecnico, anche se le voci di corridoio insistono nel far sapere che sarà decisiva la partita col Bate Borisov. Un crocevia, parere strettamente personale, assolutamente sbagliato, a meno di non considerare il calcio e la missione della Roma solo dal punto di vista economico. La partita con l’Atalanta, e la prossima col Torino, sono addirittura più importanti di quella con i bielorussi. Perché il vero grande obiettivo della Roma era e resta lottare per lo scudetto, difficile pensare di poter invece andare sino in fondo in Champions, contro Bayern o Real, Barcellona o Psg.
Dunque bisognerebbe chiedersi oggi: Garcia è ancora in sella ed è davvero l’uomo giusto per puntare allo scudetto? La risposta non può che fornirla la società, anche se neppure la società può ritenersi esente da responsabilità. Perché Garcia viene sostenuto ufficialmente, ma intanto delegittimato ufficiosamente. Di sicuro non rafforzi il tecnico (ma allora sarebbe stato meglio arrivare a un chiarimento definitivo) togliendogli i preparatori di fiducia o dichiarando - come ha fatto Sabatini - che i giocatori li sceglie tutti lui. La sensazione è che, alla fine Pallotta e Sabatini, siano quasi costretti a difendere Garcia per difendere in fondo loro stessi. Di nomi ne circolano tanti, ma a parte il fatto che in pochi (lo farebbe Conte? O Capello?) accetterebbero di farsi cambiare i preparatori o sentirsi dire che sui giocatori non devono dare indicazioni, la sensazione personale è che - se dovesse finire la storia con Garcia e su questo nessuno può interferire - il nome più spendibile sarebbe per mille ragioni quello di Ancelotti. Che tentenna ufficialmente e ufficiosamente, ma forse finirebbe per intenerirsi e convincersi se Pallotta in persona bussasse a casa sua.
In piena crisi anche la Lazio che ai suoi limiti, ai suoi problemi tecnici, sta aggiungendo gli evidenti torti arbitrali. Nel mondo del calcio circola la voce che la cosa stia imbarazzando Lotito, presidente biancoceleste ma uomo forte in Lega e in Federazione. Insomma, tante giacchette da indossare, finirebbero per limitarne il suo ruolo principale. E a farne le spese sarebbe appunto la Lazio. Per sgombrare il campo dai dubbi, dovrebbe spiegarci direttamente lui cosa ne pensa e di conseguenza farsi sentire. In Lega e in Federazione: ma da presidente della Lazio. E il problema è meno banale di quanto possa sembrare.