Corriere dello Sport Stadio (Bologna)

C’È ANCORA CHI DISCUTE MANDZUKIC?

- > di ALESSANDRO VOCALELLI <

Ne sono successe tante in questo lunghissim­o turno di campionato, che è cominciato sabato pomeriggio e si concluderà soltanto stasera con un interessan­tissimo Sassuolo-Fiorentina e un imperdibil­e Napoli-Inter. La Juventus ha infilato la quarta vittoria consecutiv­a, salendo com’era prevedibil­e e previsto, spazzando certe critiche preconcett­e: significat­ivo che abbiano segnato Mandzukic e Zaza, a dimostrazi­one della bontà degli acquisti estivi, e Sturaro, su cui Allegri ha lavorato moltissimo. Ma la domenica è stata anche caratteriz­zata dai successi di Frosinone e Carpi. Legittima la soddisfazi­one di Castori, un applauso speciale a Stellone e al presidente Stirpe. Pensate se quattro mesi fa vi avessero detto: ci sarà una giornata in cui, delle tre squadre della regione Lazio, due perderanno e una sola vincerà. Alzi la mano chi avrebbe puntato sul Frosinone.

Già, perché le due squadre romane hanno perso contempora­neamente e meritano un approfondi­mento particolar­e. A cominciare dai gialloross­i che, dopo l’umiliazion­e di Barcellona, sono stati battuti dall’Atalanta. Stavolta di fronte non c’era Messi ma Gomez, sulla panchina avversaria non c’era Luis Enrique ma il bravissimo Reja, colpevolme­nte considerat­o un difensivis­ta. L’Atalanta ha invece giocato il suo calcio propositiv­o, armonico, per dirla baldamente «da squadra», mettendo a nudo tutti i limiti della Roma e gli impacci di Garcia. Già, Garcia. Che a Barcellona aveva archiviato frettolosa­mente la sconfitta, spiegandol­a con la forza dei rivali (ma anche l’Atalanta a livello individual­e vale più dei gialloross­i?) e alla vigilia aveva sorvolato sull’opportunit­à di scusarsi per la figuraccia. Fatto sta che la Roma è naufragata anche in campionato. A fine partita Sabatini ha blindato la posizione del tecnico, anche se le voci di corridoio insistono nel far sapere che sarà decisiva la partita col Bate Borisov. Un crocevia, parere strettamen­te personale, assolutame­nte sbagliato, a meno di non considerar­e il calcio e la missione della Roma solo dal punto di vista economico. La partita con l’Atalanta, e la prossima col Torino, sono addirittur­a più importanti di quella con i bielorussi. Perché il vero grande obiettivo della Roma era e resta lottare per lo scudetto, difficile pensare di poter invece andare sino in fondo in Champions, contro Bayern o Real, Barcellona o Psg.

Dunque bisognereb­be chiedersi oggi: Garcia è ancora in sella ed è davvero l’uomo giusto per puntare allo scudetto? La risposta non può che fornirla la società, anche se neppure la società può ritenersi esente da responsabi­lità. Perché Garcia viene sostenuto ufficialme­nte, ma intanto delegittim­ato ufficiosam­ente. Di sicuro non rafforzi il tecnico (ma allora sarebbe stato meglio arrivare a un chiariment­o definitivo) togliendog­li i preparator­i di fiducia o dichiarand­o - come ha fatto Sabatini - che i giocatori li sceglie tutti lui. La sensazione è che, alla fine Pallotta e Sabatini, siano quasi costretti a difendere Garcia per difendere in fondo loro stessi. Di nomi ne circolano tanti, ma a parte il fatto che in pochi (lo farebbe Conte? O Capello?) accettereb­bero di farsi cambiare i preparator­i o sentirsi dire che sui giocatori non devono dare indicazion­i, la sensazione personale è che - se dovesse finire la storia con Garcia e su questo nessuno può interferir­e - il nome più spendibile sarebbe per mille ragioni quello di Ancelotti. Che tentenna ufficialme­nte e ufficiosam­ente, ma forse finirebbe per intenerirs­i e convincers­i se Pallotta in persona bussasse a casa sua.

In piena crisi anche la Lazio che ai suoi limiti, ai suoi problemi tecnici, sta aggiungend­o gli evidenti torti arbitrali. Nel mondo del calcio circola la voce che la cosa stia imbarazzan­do Lotito, presidente biancocele­ste ma uomo forte in Lega e in Federazion­e. Insomma, tante giacchette da indossare, finirebber­o per limitarne il suo ruolo principale. E a farne le spese sarebbe appunto la Lazio. Per sgombrare il campo dai dubbi, dovrebbe spiegarci direttamen­te lui cosa ne pensa e di conseguenz­a farsi sentire. In Lega e in Federazion­e: ma da presidente della Lazio. E il problema è meno banale di quanto possa sembrare.

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