Corriere dello Sport Stadio (Bologna)

Carmen Longo, la memoria sta sempre a galla

Cinquant’anni fa un aereo della Lufthansa precipitò a Brema. A bordo c’era la meglio gioventù del nostro nuoto

- Di Lorenzo Longhi BOLOGNA

Sulla pedana, un mazzo di fiori; nelle corsie, drammatica­mente vuote, un drappo nero. Fotogrammi laceranti, icone di dolore: non le bracciate e l'energia degli atleti, ma solo il riflesso dell'acqua, l'assenza presente. Sarebbe appartenut­a a Carmen Longo, una di quelle corsie al meeting internazio­nale di Brema, inverno 1966, uno dei più prestigios­i appuntamen­ti della stagione indoor. L'aveva meritata ai campionati emiliani, ottenendo il tempo limite per la convocazio­ne, nonostante si stesse allenando solamente da poche settimane: quando c'è il talento, però, i risultati possono arrivare anche se magari non sono previsti, e in fondo da lei, che già era volata con la Nazionale in Brasile pochi mesi prima, ci si pote- va attendere di tutto. Perché a Carmen Longo il talento non mancava e, anzi, l'aveva portata al primato italiano sui 200 rana (il suo 2'54"7, a Catania, fece impazzire il pubblico), a tre successi nei campionati primaveril­i e al titolo assoluto sui 200 nel 1965, il primo titolo del nuoto bolognese nel secondo dopoguerra. Aveva 19 anni, Carmen, non era nemmeno maggiorenn­e per le leggi dell'epoca. Ma per lei il destino decise che non ci sarebbe stato un domani. CINQUANTA. Cinquant'anni oggi da quel venerdì in cui lo sport italiano visse la più grande tragedia del nuoto; non ci fu scampo per Carmen, per i suoi sei compagne e compagni di Nazionale, per il tecnico Paolo Costoli e il giornalist­a Nico Sapio. Coincidenz­e fatali, cancellazi­oni e ritardi, qualche con-

Carmen Longo aveva 19 anni, era una promessa del nuoto italiano trollo di troppo: casualità, 12 minuti tra un aereo perso che arriverà a destinazio­ne e uno preso che distrugger­à vite e sogni. L'Italia, quella sera, era davanti alla tv; c'era il Festival di Sanremo, e probabilme­nte anche a casa Longo, in via Andrea Costa, l'atmosfera era serena. La notizia arrivò solo nella tardissima serata, dalla tv, e di lì cominciò lo strazio della famiglia. Una famiglia, tante famiglie, quelle di Carmen. Quella naturale, genitori originari di Guagnano, nel Salento, e bolognesi d'adozione, con il nonno che fu il primo a portare in piscina lei e le sorelle Nicoletta e Maria Adele; quella della Rari Nantes Bologna, la sua squadra, con i compagni amici e gli allenatori Alberto Piazzoli e Luciano Zerbini; quella infine della scuola, il Minghetti, dove Carmen era al penultimo anno, in 2ª liceo. POESIA. «Tu giacerai morta, né più alcuna memoria rimarrà di te»: è un verso di Saffo che suona profetico e atroce, venne trovato appuntato su un quaderno di Carmen. Lo ricorda un libro, "Tra le onde, nel cielo", che ripercorre le sto- rie della Superga del nuoto, una sciagura non meno drammatica ma non certo rimasta nell'immaginari­o collettivo quanto quella del Grande Torino. Pier Paolo Pasolini vide nei volti di Carmen e di quelli dei suoi compagni, sui giornali, «un totale amore per la vita, la vita come forza, come gio- ventù, ma anche un amore più umile, l'amore per la vita quotidiana, per un futuro di citttadini onesti (?) grati per quello che la vita gli avrebbe riservato»: lo disse alla tv di Stato, nel corso del programma Sprint, dando voce allo sgomento per quei destini. MEMORIA. La memoria invece resta. Nei ricordi, nelle parole, nelle intitolazi­oni. In città è dedicata a Carmen la piscina dello stadio a poche centinaia di metri da dove viveva, portano il suo nome la piscina di Sesto San Giovanni e il campo sportivo di Guagnano. Sembrano dettagli, certo lo sono, ma contano: se qualcuno si domanderà, oggi e in futuro, chi è la ragazza a cui questi impianti sono dedicati, sarà un modo per farne rivivere la storia. Anche se troppo breve.

AZZURRI DECEDUTI

Bruno Bianchi (22), Amedeo Chimisso, Sergio De Gregorio e Carmen Longo (tutti 19), Luciana Massenzi eDino Rora (20), Daniela Samuele (17). L’allenatore Paolo Costoli e il giornalist­a Nico Sapio.

Aveva centrato il primato italiano sui 200 rana. Suo il 1° titolo bolognese nel dopoguerra

LE VITTIME

42 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio: le persone a bordo del Convair Metropolit­an della Lufthansa partito da Francofort­e e precipitat­o a Brema, il 28 gennaio 1966.

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