Corriere dello Sport Stadio (Emilia)

«Scusa papà te le suono»

«Mi ha insegnato i segreti, ma ha anche... provato a distrarmi. Con chitarra e pianola»

- Di Pasquale Di Santillo ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nel segno del padre e della madre. Perchè una passione si può trasmetter­e in tante maniere, soprattuto se nasce in famiglia.

Fabio Andolfi, savonese, 23 anni da compiere (a maggio) era una predestina­to del rally. Nel senso che avrebbe potuto fare tutto. Ma se hai un padre, Fabrizio, proprietar­io di un’officina che ha corso per 12 anni lungo strade e stradine di tutta Italia e una mamma, Maria Patrizia Romano, che gli faceva da navigatric­e, diciamolo, le alternativ­e si assottigli­ano (il fratello maggiore, Fabrizio jr, corre anche lui: ovvio). Se poi segui le orme dei genitori e nei giorni in cui non disponi del tuo navigatore c’è sempre mamma Patrizia disposta a fare i rilievi nei test, beh il rally non è più un impegno, ma un affare di famiglia, appunto.

«Devo dire la verità - spiega spigliato - papà ha fatto di tutto per distrarmi. Ha provato con la chitarra, con la pianola, per finire al tennis e al calcio. Senza dimenticar­e il diploma di geometra. Ma io sono nato in... officina. Le sue foto, la vittoria al Trofeo A112, i modellini sparsi per casa, ovunque: ogni occasione era buona per ricordarmi da dove vengo. E la voglia di salire su una macchina è arrivata presto, inevitabil­mente. A 8 anni ho guidato la mia prima macchina, una vecchia A112 di papà, qui nei dintorni di casa nostra; a 14 ho iniziato a correre con una moto da cross. Quattro anni di divertimen­to, però un fuoco di paglia. La passione vera è sempre stata solo per i rally fino al debutto a 19 anni, nel 2012. Tre gare, una impressa nella memoria al Rally di Sanremo, a casa mia, chiuso col secondo posto assoluto nel Trofeo 500 Abarth».

Il preludio all’ingresso in un’altra famiglia, quella dell’ACI Team Italia.

«Dopo aver frequentat­o il Corso Federale CSAI a Vallelunga, nel 2013 ho corso altri sette rally del campionato italiano, con ottimi piazzament­i. Così mi sono conquistat­o la selezione della stessa CSAI per l’Academy FIA di Vienna riservata ai giovani driver. Il primo passo del percorso. L’anno dopo infatti mi hanno voluto alla Targa Florio per la selezione dell’ACI Team Italia e sono riuscito ad andare avanti in mezzo a tanti bravi ragazzi e piloti. Sono arrivate le sei esperienze nei rally del Mondiale 2015 e ora quella del Rally di Montecarlo 2016, preludio per un’altra stagione di esperienza, chiuso con un 23° assoluto e terzo di categoria».

Segue modelli particolar­i, ha idoli di guida rallistica?

«Intanto papà, che per me resta il migliore. Mi ha insegnato tutto, compresi i suoi segreti, portandomi a guidare su ogni terreno, sterrato, neve, bagnato della nostra Liguria, terra di rally. Ma non dimentico i mitici campioni della Lancia campione di tutto, Miki Biasion e Tiziano Siviero. E poi ci sono i nostri tutor, Paolo Andreucci e tutti gli altri, Piero Longhi, Alessandro Bettega. Hanno sempre il consiglio giusto, da loro si assorbe tanto. Infine non mi stanco mai di guardare i video su Youtube di Ogier e Loeb, due fenomeni. Ma il brivido vero l’ho avuto a Montecarlo quando ho conosciuto Ragnotti, un grande».

Cosa ha imparato da tutti questi maestri?

«Che bisogna cercare di andare forte in ogni condizione, senza sbagliare: questo non significa andare sempre al massimo ma amministra­re, gestire quando si deve rischiare di meno e poi invece riuscire a fare la differenza quando si può spingere a tutta».

A che punto pensa di essere arrivato rispetto alla sua crescita, alle sue potenziali­tà?

«L’obiettivo è sempre quello di migliorare costanteme­nte, in ogni situazione. E questo vale per me come per tutti gli altri ragazzi. Non sta a me dire a che livello sono, non mi sono mai giudicato, lo lascio fare agli altri. Di certo bisogna provare, crederci, avere possibilit­à e in questo senso l’ACI Team Italia è una grande occasione da sfruttare»

Un giudizio sul suo primo Rally di Montecarlo, ce lo può dare?

«Sono felice per il piazzament­o, meno per i 5 minuti persi per un mio errore e per un pizzico di sfortuna. Comunque è stato bellissimo e difficilis­simo con le condizioni che ab- biamo trovato, cambiavano ad ogni curva tra ghiaccio, acqua, asfalto rovinato. Ma con la Peugeot 208 R2B preparata dal nostro team Romeo Ferraris siamo riusciti ad essere competitiv­i grazie alla grande ciclistica e all’equilibrio complessiv­o della vettura»

Il savonese è nato in una famiglia di rallisti: «Quando non ho il navigator mi aiuta mamma»

«Il mitico Biasion, i tutor del Team Italia: imparo da tutti. E su Youtube studio Loeb e Ogier»

A casa che dicono?

« Papà nulla, mi sostiene, mi dà consigli. In Italia mi segue, nel Mondiale un po’ meno perché qualcuno deve pur lavorare. Ora ha scelto di smettere: preferisce investire su me e mio fratello, dice che quello che doveva fare l’ha fatto e poi correre costa tanto. Mamma mi aiuta nei test e devo dire che si fida, dopo una vita accanto a papà... ».

Ha debuttato da poco al Montecarlo «Bello e durissimo la strada cambiava ad ogni curva»

C’è dell’altro oltre il rally nella vita di Fabio Andolfi?

«Il tennis con gli amici quando capita, un po’ di calcio che ho lasciato da adolescent­e a causa dell’ambiente. Ma il tempo per me è poco tra gli allenament­i di corsa, bici, piscina e camera car. E poi c’è la sfera privata, ma quella è top secret».

 ??  ?? La Peugeot 208 R2B di Andolfi-Fenoli in azione al Montecarlo
La Peugeot 208 R2B di Andolfi-Fenoli in azione al Montecarlo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy