Corriere dello Sport Stadio (Emilia)

L’angelo del Nord tra i grandi

Schladming celebra Kristoffer­sen Suoi 6 slalom su 7: record vicino

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PARITÀ. Lo esalta decisament­e di più l’idea di incontrare proprio Djokovic domani nel match più atteso di tutto il torneo. I due patriarchi del tennis si sono già incontrati 44 volte, e il bilancio è in perfetta parità, 22 vittorie a testa. Nel 2015 si sono incontrati in ben otto ocasioni e il Genio l’ha spuntata tre volte: a Dubai, Cincinnati e nel girone del Masters di Londra. Il Joker si è preso non solo la porzione più grande, ma anche i bocconi migliori: le finali di Indian Wells e Roma, e soprattutt­o quelle ghiottissi­me di Wimbledon, degli US Open e del Masters, le ciliegine di un’annata forse irripetibi­le.

Ma Federer, che a 34 anni è il più vecchio a raggiunger­e una semifinale Slam dai tempi di Agassi agli Us Open (35 anni nel 2005, e fu proprio Roger a stenderlo), non si sente per nulla battuto. Nello Slam va in bianco da tre anni e mezzo (Wimbledon 2012) e nelle ultime due stagioni è stato Djokovic a rifilargli i due di picche più dolorosi, a Wimbledon (due) e a New York; ma l’anziano incantator­e è convinto di avere pronto almeno un ultimo miracolo. Il segreto sta in un tennis più aggressivo: contro Berdych ad esempio è sceso a rete 29 volte e ne ha ricavato 24 punti, l’83%.

«Certo, vincere un altro Slam per me significhe­rebbe molto», dice SuperRog. «E’ anche per questo che continuo a giocare. Mi sento competitiv­o al vertice, posso battere chiunque nel circuito (capito, Nole?; ndr). Negli ultimi tre Slam poi è stato piacevole scoprire che sono al livello dei miei momenti migliori. Gioco un bel tennis, e mi diverto a farlo, soprattutt­o quando riesco a scendere a rete come un tempo».

Djokovic ha passato uno spavento negli ottavi con Gilles Simon, cinque set opachi e scivolosi. Contro Nishikori - che due anni fa lo sorprese agli US Open - come un re shakesperi­ano ha badato a «domare la tempesta». Affrontare Federer in una semifinale Slam sarà un’altra faccenda, campione? «Il fatto è che ci siamo incontrati spesso. Ho giocato 44 volte contro Roger, 45 contro Nadal: sono queste due rivalità che hanno fatto di me quello che sono, che mi hanno permesso di crescere e di diventare così forte. Ci sarà tensione, mi aspetto una gran battaglia. Roger negli ultimi due anni sta giocando molto bene. Mi ha sempre tirato fuori il meglio, e per batterlo è al meglio che dovrò giocare anche stavolta». Dai che siete forti, papà. Non poteva che vincere lui nella cattedrale dello slalom. La roboante notte di Schladming, con oltre 50.000 spettatori assiepati lungo lo stadio bianco della Planai, incorona Henrik Kristoffer­sen re tra i pali stretti, sulla pista dove aveva già vinto il 28 gennaio 2014.

In pochi però avrebbero pensato che quel ragazzino dire che il giovane vichingo ha appena 21 anni.

Certo, non c'è da stupirsi che Henrik il terribile abbia voglia di bruciare le tappe visto che già da junior l'ha fatto, diventando il norvegese con più titoli mondiali giovanili (6) e poi, una volta diventato grande, scrivendo altri record di precocità. Per cominciare, quello di più giovane vincitore del suo paese in Coppa del Mondo grazie alla zampata di due anni fa proprio sulla Planai e poi come sciatore più giovane in assoluto della storia a salire sul podio olimpico con il bronzo all'Olimpiade di Sochi del mese successivo, quando doveva ancora compiere vent'anni.

Tra i pali snodati tutto sembra riuscirgli alla perfezione, come sottolinea­to dall'incredibil­e filotto di quattro vittorie consecutiv­e aperto lo scorso 10 gennaio ad Adelboden e poi proseguito tra Wengen, Kitzbühel e Schladming.

IL PRECEDENTE. Dunque, dopo aver perso il suo numero uno della velocità Aksel Lund Svindal, che sabato sulla Streif ha dato addio ai sogni di Coppa, la Norvegia si coccola il suo giovane e snodatissi­mo slalomista che rinverdisc­e i fasti di quel Finn Christian Jagge che soffiò l'oro a Tomba nello slalom dei Giochi di Albertvill­e 1992.

Kristoffer­sen, invece, sta facendo di tutto per scombinare i piani di sua maestà Marcel Hirscher, contrastan­dolo proprio sul suo terreno preferito. Difficile che quest'anno gli possa strappare la quinta sfera di cristallo assoluta, ma la Coppetta di slalom è alla sua portata e ieri ha messo un mattoncino in più in casa del rivale. Un Hirscher a due facce quello visto a Schladming. La prima appannata, come la lente della sua maschera montata male da un addetto del team austriaco che l'ha infastidit­o nelle ultime porte, facendolo scivolare in ventiduesi­ma posizione a più di due secondi e mezzo da Neureuther. Brillante la seconda, in cui, sospinto dal boato assordante dei suoi tifosi (armati anche di fumogeni), il cannibale salisburgh­ese è sceso come un fulmine ed è risalito fino alla seconda posizione, approfitta­ndo anche dell'uscita di Neureuther.

Ha sognato per una sola manche, invece, Stefano Gross. Il ventinoven­ne fassano era stato l'unico a contenere il distacco entro il secondo dal tedesco nella prima manche, ma poi ha voluto strafare nella seconda, commettend­o quegli errori che gli hanno impedito di ripetere i secondi posti del 2012 e del 2015 sulla sua pista preferita e che l'hanno fatto terminare in sesta posizione.

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