Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

SCUDETTO APERTO A TUTTI

- Di Alberto Polverosi INVIATO A MILANO

> di ALBERTO DALLA PALMA <

Le certezze dell’Inter si sono sbriciolat­e in poco meno di venti minuti. Altro che sesta vittoria, altro che fuga per lo scudetto, altro che difesa di granito: le papere di Handanovic (due), le scelte tattiche di Mancini, le strepitose percussion­i di Marcos Alonso, di Ilicic e di Kalinic riaprono subito un campionato che sembrava un monologone­razzurro.Siriaccend­ono le speranze di tutti perché laserieAno­nhapadroni­epotrebbe diventare una delle più belle degli ultimi anni. Magari oggi può sorridere anche la Juve, sebbene il suo ritardo sia davvero importante: ma di certo la Roma e il Napoli, reduci da un sabato straordina­rio, si sentono molto più sollevate, come magari il Milan, sebbene abbia preso un’altra batosta a Genova. E mine vaganti come il Torino e la Lazio, tornata ai livelli della stagione scorsa, potrebbero spostare gli equilibri del torneo: quando non c’è una squadra cannibale come la Juve di Conte e la prima Juve di Allegri, può succedere davvero di tutto.

La Fiorentina è una splendida realtà da applaudire: si ritrova in testa dopo quasi diciassett­e anni (febbraio del ‘99, ventunesim­a giornata), quando era in vetta a quota 42 proprio in compagnia della Lazio...di Roberto Mancini. Ieri sera ha conquistat­o San Siro con un bel poker, sfruttando le papere di Handanovic e gestendo una partita perfetta, in cui l’Inter ha fatto la parte del pollo in mezzo a undici volpi. Mancini ha voluto cambiare la squadra con cui aveva vinto le prime cinque partite: difesa a tre, con un terzino (Santon) e un mediano (Medel) accanto a Miranda, guarda caso espulso dopo le nefandezze del portiere. I viola hanno dilagato, gestiti con sapienza da Paulo Sousa, un direttore d’orchestra che ha conquistat­o Firenze nonostante fosse stato accolto con molto distacco ed enorme diffidenza: adesso, con la leggerezza di chi non ha obblighi di classifica, possono divertirsi, soprattutt­o se Kalinic continuerà a giocare e a segnare a questi livelli.

Piange anche l’altra metà di Milano: la terza sconfitta mina le certezze di Mihajlovic che, anzi, dovrà capire come gestire i suoi attaccanti (Balotelli, Bacca e Luiz Adriano) e come migliorare una difesa dove giovani come Romagnoli (25 milioni: è la valutazion­e giusta?) ed Ely sembrano smarrirsi sotto il peso delle responsabi­lità. L’unica certezza è che stiamo vedendo un SuperMario completame­nte nuovo dal punto di vista comportame­ntale: sarà dura tenerlo fuori, per Sinisa e per il ct Conte, rimasto senza attaccanti titolari nelle squadre di club a pochi mesi dagli Europei. La sesta giornata ci ha anche detto che la Lazio, quasi al completo (mancano Klose e De Vrij), è ancora da Champions e che il Bologna dovrà risalire la corrente con calma, senza perdere la testa, esattament­e come Zamparini che a Iachini ha dato un Palermo senza Dybala e Belotti. Vi pare poco? Diciassett­e anni fa c’era Giovanni Trapattoni sulla panchina viola. Alla 6a giornata la Fiorentina era in testa al campionato con 15 punti, come oggi, lasciando poi il primo posto solo nel febbraio del ‘99. Anche allora aveva una rivale al fianco, era la Juve, e anche allora in questa stessa giornata segnò 4 gol, ma alla Salernitan­a. Stavolta il colpo è stato pazzesco, quattro gol all’Inter a San Siro, con un protagonis­ta assoluto, Nikola Kalinic.

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