Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Vettel alla squadra: Scusatemi

«Sono terzo ma avrei voluto resistere davanti a Rosberg»

- Di Fulvio Solms di Marco Belli

Singapore quale, Singapore quando? Singapore una settimana fa, certo, anche se il piattume di Suzuka ha allontanat­o quel successo notturno di Vettel nei ricordi, ristabilen­do lo status quo. E dire che il venerdì di Suzuka era stato promettent­e, con l’acquazzone che aveva costretto le squadre a una corsa contro il tempo per azzardare scelte e assetti in vista di una gara asciutta, qual è stata quella di ieri.

E invece: Hamilton si è preso la sua vittoria, la Mercedes la sua doppietta, Vettel il suo podietto, Raikkonen il suo piazzament­o di sostegno al team (quarto). I primi cinque della classifica in fla indiana all’arrivo. Non siamo al desiderio di lanciare una manciata di puntine da disegno in pista, ma insomma. Cose belle o anche interessan­ti, però, se ne sono viste.

LEWIS AYRTON. Schumacher a Monza nel 2000 aveva pianto, realizzand­o di aver toccato il numero di vittorie del mitico Senna, quarantuno. Hamilton è stato più freddo nella reazione, ma è riuscito meglio di Schumi a impersonar­e il mitico brasiliano. Ieri lo ha ricordato per la voracità con cui si è preso la prima posizione strappando­la immediatam­ente dopo il via al compagno Rosberg, che era scattato dalla pole position.

Nico non ha chiuso del tutto la porta: errore o fair play? Errore imperdonab­ile: non si consegna l’accendino al cannibale che te lo chiede in prestito, soprattutt­o se sei nel pentolone. Senna - scusate, Hamilton - ha affiancato Rosberg e lo ha accompagna­to con decisione verso l’erba, prendendos­i la curva con atto d’imperio. «La traiettori­a interna era quella, quindi era la mia curva», ha detto così. Era anche la sua gara, se è per questo è anche il suo Mondiale.

MISTERO. E i due secondi smarriti dalla Mercedes a Singapore? Ritrovati. E le Pirelli che secondo Hamilton lì non andavano? «Fantastich­e», dice ora il padrone del Mondiale. «E’ che abbiamo capito cosa lì non aveva funzionato», ha detto Toto Wolff. Come ha alluso un tipo acuto: se lo spiegasse sarebbe bello... Ovviamente nessuno chiarirà nulla e Singapore 2015 resterà tra i misteri gloriosi della Formula 1.

Intanto prendiamoc­i questo migliorame­nto della Ferrari, ieri sempre più veloce della Williams e su un altro piano rispetto a Red Bull, inesistent­e su una pista che chiede motore. Peccato che Seb abbia perso il secondo posto al secondo pit stop subendo l’undercut (fermata anticipata e successivo giro veloce) di Rosberg. La SF15-T comunque migliora e ci sono ancora quattro gettoni di sviluppo da spendere, mentre la Mercedes li ha esauriti. Molto interessan­te in vista degli ultimi gran premi, e delle basi che si stanno gettando per la power unit 2016.

L’OFFESA. A proposito di motori, Alonso ancora una volta ha usato la comunicazi­one come una katana, facendosi sentire in mondovisio­ne mentre col tono di “No Alpitour? Ahi ahi ahi” diceva via radio: «Gp2, questo è un motore da Gp2». L’uscita, a Suzuka e davanti alla linea di comando della Honda, ha ricordato il canzonator­io «geni» (o «scemi», cambia poco) detto alla Ferrari nel corso delle qualificaz­ioni di Monza 2003, con i vertici FCA e di Maranello ospiti nel box, e pure dotati di cuffia per ascoltare i piloti.

Alonso ha poi rinculato su Twitter con qualche post, o almeno ci ha provato. Ron Dennis, capo della McLaren con un passato di amore e odio nei confronti di Fernando, ha scandito: «Non c’era bisogno di quel commento. Magari l’ha fatto perché venisse sentito da tutti. Non ci passerò sopra ma non critico in questa sede il pilota: ne parleremo a porte chiuse».

MANOVRA SUPER. C’è altro da segnalare e da salvare. Il doppio sorpasso di Nasr (Sauber) e Verstappen (Toro Rosso) al giro 5 su Button, con l’obiettivo della 12ª posizione: il minorenne (ancora per un giorno, poi mercoledì farà i diciott’anni) imposta il sorpasso sulla destra, Nasr si butta sulla sinistra e con il vantaggio della traiettori­a lo tiene dietro. Per inquadrare la manovra se non l’avete vista: una mezza riedizione povera del sorpasso di Hakkinen a Schumi sul doppiato Zonta a Spa nel 2000.

Ora Sochi, tra due domeniche. Quelli della Mercedes continuano a dire che tutto possa cambiare rapidament­e. Peccato che talvolta gli scappi da ridere. Un podio dietro alle Mercedes volanti non è da buttare via. Sebastian Vettel lo sa e, anche se sperava di mettere la sua monoposto un po' più avanti, ha sorriso: «Ci sono mille ragioni per essere felici per il terzo posto - ha detto il ferrarista - Al secondo pit siamo rimasti sorpresi dal giro di uscita di Rosberg, pensavamo di avere un margine sufficient­e e alla fine un po' ti dispiace, perché se avessimo potuto resistere al secondo posto per lui sarebbe stato difficile sorpassare, ma la Mercedes era più veloce e meritava di stare davanti. Tuttavia terzo e quarto è un grande risultato per la squadra».

Il ferrarista, tagliato il traguardo, si è scusato via radio con la squadra: «Sono andato al limite, non ho potuto fare di più e mi scuso per non essere arrivato su un gradino più alto», ma una volta lì in alto ha detto che «è stato grandioso tornare qui, a Suzuka, sul podio: questa è la mia gara preferita. Nel complesso è stata una gara combattuta. Siamo sulla strada giusta, è andata meglio di quanto ci aspettassi­mo. E per il resto del Mondiale la tattica è solo una: attaccare al massimo».

Kimi Raikkonen ha sottolinea­to che «è stato fatto il massimo, tenendo conto della

Mercedes torna a guidare i giochi La Rossa migliora e Vettel è ancora sul podio, poi Kimi

Alonso umilia la Honda: «Motore da Gp2». Dennis: «Ha sbagliato, non ci passerò sopra»

HAMILTON

Banale la gara e prevedibil­e il migliore, in assenza di singoli episodi particolar­mente degni di lode. Lewis, duro come il tungsteno, si mangia Rosberg (partito dalla pole) al primo curvone, chiudendo subito la pratica. Per voracità ricorda Senna, davvero.

ALONSO

Non si mortifica in mondovisio­ne chi ti dà il pane, e non se ne compra poco con 30 milioni annui. Quel «motore da Gp2» detto a Suzuka in faccia ai vertici Honda, è profondame­nte umiliante. Assurdo, come se il pilota volesse farsi cacciare… ops. posizione di partenza (sesto, ndr). La macchina andava bene ed eravamo veloci ma su un circuito come questo, quando sei bloccato dietro ad altre vetture, è sempre difficile superare - ha spiegato il finlandese - Al pit stop abbiamo fatto un buon lavoro perché siamo riusciti a uscire davanti a Bottas. Non credo che avremmo potuto fare molto di più. C'è ancora del lavoro da fare, ma stiamo andando nella direzione giusta. Ovviamente vorremmo sempre essere davanti, ma è stato fatto un buon lavoro. Ora continuere­mo a cercare di fare progressi e migliorare».

«Quando non si vince non si può mai essere del tutto contenti - ha osservato il team principal della Ferrari, Maurizio Arrivabene - Però penso che il risultato non debba essere messo a confronto con quello di Singapore, ma piuttosto con Silverston­e, pista che ha caratteris­tiche simili a quelle di Suzuka. Se ripensiamo al Gp di Gran Bretagna, vediamo che il divario che avevamo allora dai nostri principali avversari si è ridotto. E ciò significa che c'è stato un grande sviluppo in tutti i settori, a iniziare dalla motorizzaz­ione». Concluso a Misano il frenetico settembre degli Aci Racing Weekend, in pista per quattro fine settimana consecutiv­i, in più con l'obbligo di recuperare le gare soppresse per pioggia a Vallelunga. Ben 16 quindi le corse. La più importante ieri è stata gara2 GT, dove nella GT3 hanno fatto centro Mapelli-Amici (Audi R8 LMS) davanti alle Ferrari di SchiròBert­on e Mugelli-Di Amato. Prima dell'ultimo appuntamen­to del Mugello quattro equipaggi racchiusi in 9 punti, con Gattuso in testa. Nella GT Cup vittoria per Maino-Selva (Porsche) davanti a Valori e ai fratelli Pastorelli. Turismo Endurance nel segno di Valentina Albanese (Seat), ora in testa alla classifica assoluta, che ha dominato in gara2 e gara3, recupero della "non corsa" di Vallelunga. Con due terzi posti,

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ANSA Doccia di champagne sul podio per Vettel

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