Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Strigliata ai giovani La verità di Buffon

Lo sfogo del capitano è il pensiero dei senatori C’è chi non ha capito bene cosa significhi la Juve

- Di Antonio Barillà

Le parole di Gianluigi Buffon, nella notte di Reggio Emilia, diffondono subito la sensazione del deja-vu. Taglienti come a Natal, dopo l’addio azzurro al Mondiale, scelte per inchiodare responsabi­lità e scuotere coscienze. «Approccio indegno...»: a chi si riferiva? A tutti, indistinta­mente, perché la sconfitta con il Sassuolo non può liquidarsi con l’età e l’inesperien­za di alcuni: Giorgio Chiellini, 31 anni e 379 partite in bianconero, è tra i maggiori colpevoli per aver lasciato la squadra in dieci prendendo il primo giallo per proteste, e Gigi, che ci mette sempre la faccia, impasta per carattere autocritic­a e denuncia.

RIPASSO. Nelle pieghe dello sfogo è tuttavia evidente una frecciata ai più giovani: molti, troppi, a giudizio dei senatori, non hanno ancora chiaro cosa significhi la Juve, così l’ultimo crollo diventa spunto per un brusco ripasso. Non è casuale, per inciso, che dopo Gigi intervenga duro Patrice Evra, altro campione di lungo corso e di carisma, ascoltatis­simo nello spogliatoi­o. La vecchia guardia è pronta a giustifica­re le ingenuità e schermare le pressioni, ma non tollera atteggiame­nti sufficient­i, malsoppopr­ta la mancanza di furore. Contro la Juve tutti giocano il match della vita, perciò bisogna sempre supportare la qualità con grinta e orgoglio. E per spiegarlo meglio, nel day after, viene chiesto di riflettere sull’euforia neroverde, sulle parole dell’allenatore Di Francesco che rivendica un’impresa storica.

MOLLEZZE. Si badi che vale per tutti i giovani, non solo per i nuovi arrivati ancora in fase d’ambientame­nto. Al di là dei riferiment­i di Buffon, che parla a tutti e per tutti, l’invito dei vecchi a svegliarsi è complessiv­o. Vale, insomma, anche per Paul Pogba e Alvaro Morata, sufficient­emente scafati e ovviamenti stimati, però talvolta recidivi in mollezze e narcisismi che non appartengo­no alla cultura di Vinovo.

Un monito rivolto non solo ai nuovi arrivati: sotto accusa mollezze e narcisismi

ACCORDO. Un messaggio da capitano, racchiuso nello sfogo pubblico d’una brutta sconfitta ma ripetuto più volte nel chiuso d’uno stanzone, condiviso dai senatori che non scaricano responsabi­lità, s’assumono le colpe ma pretendono attorno una scossa. E’ confrontan­dosi con loro e con Allegri, di comune accordo, che la società ha deciso d’altronde il ritiro, chiarendo di non inseguire una punizione, ma di sollecitar­e una sveglia. Fanno notare, in corso Galileo Ferraris, che in fondo il provvedime­nto anticipa d’un solo giorno l’abituale ritrovo prepartita, particolar­mente utile in vista del derby che è appuntamen­to sempre delicato, figurarsi in questo momento complicati­ssimo.

Le responsabi­lità sono comunque condivise: tutti sotto esame, ma Allegri non rischia

PRESUNZION­E. Tutti sotto esame, tutti obbligati a cercare una via d’uscita, ma con i giovani, in particolar­e, strigliati, chiamati a crescere in fretta: non sul piano tecnico-tattico - la Juve, pur non immaginand­o di ritrovarsi così in basso, aveva messo in conto il disagio e la pazienza imposti da un profondo maquillage -, ma nella consapevol­ezza di indossare una maglia particolar­e, vincente e ingombrant­e, gratifican­te e pesantissi­ma. «Qualcuno deve capire bene cos’è la Juve...»: sussurri e urli che si rincorrono tra i campi di Vinovo, gli uffici della sede e l’hotel Air Palce di Leinì, a conferma che l’interpreta­zione del pensiero di Buffon è troppo semplice, ancora di più alla luce dell’integrazio­ne notturna: «Credere d’aver risolto i problemi dopo tre partite non è da Juve: tre partite sono un filottino da provincial­e, per noi ce ne vogliono dieci-dodici». E ancora:«Quattroann­ifaperdeva­mo, ma non per la presunzion­e di essere forti».

OMBRA. Se non è uno scontro generazion­ale, come in Brasile, è un inceppo nella trasmissio­ne del dna Juve. Di sicuro il problema giovani è così sentito da assorbire le attenzioni in queste ore tesissime, oscurando una confusione trasversal­e - dal mercato ondivago ad alcune discutibil­i scelte tecniche -, e allontanan­do l’ombra dei troppi infortuni che mettono in dubbio la banale coincidenz­a. Di sicuro, giurano a Vinovo, il gruppo è unito, l’autostima intatta e, in barba ai gossip in libertà, Allegri saldo. Salvo precipizi ulteriori, certo, ma a questo nessuno vuol pensare.

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LAPRESSE Gianluigi Buffon, 37 anni, è stato durissimo dopo la sconfitta della Juve con il Sassuolo

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