Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Corvino: Ho sbagliato ma rifarei tutto...
«Ho dato a questa squadra gioventù ed esperienza. Il 17° posto? Sì che firmo...»
dire qualcosa, o no? E comunque mi trovo con un presidente che è più giovane di me, e questo è uno stimolo». Non si pavoneggia, ma se poi si va a guardare è uno che ha cercato di mettere il naso fuori dal giardinetto di casa, America ed Emirati da giocatore, e anche da allenatore - quando ha potuto - ha fatto scelte non banali (le dimissioni a Livorno per divergenze con Spinelli) e si è messo più volte in gioco. Per spiegare cosa vuole dai giocatori dice: «Non mi piace la gente che rinuncia, voglio gente che sbaglia, perché sbagliare significa provarci». Il calendario lo mette di fronte, prima della sosta, alla sua Atalanta e al Verona. E qui lo perdoniamo, perché perla prima volta usa il famigerato aggettivo «importante». «Sono due partite importanti». E vabbè. Confida che in Emilia sta bene, Parma gli ha consegnato - oltre al campo un calore che apprezza. «Mi piace questa terra». Dovrà farsi piacere questa squadra. «Ci sono giovani interessanti. Destro? Ho una certezza: con me gli attaccanti hanno sempre fatto gol. Voglio più partecipazione in area di rigore. Crisetig? E’ un nazionale Under 21, è bravo, dipenderà da lui». Ah, la citazione di Liedholm era questa. Gli viene fatto notare che la fascia destra è un buco nero senza padrone. «Come diceva Liedholm: la sposteremo a sinistra». La sobrietà è questione di stile. Così anche quando cita Al Pacino di «Ogni maledetta domenica» e dice che «dobbiamo aggrapparci ad ogni singolo centimetro, ad ogni singolo punto, con la rabbia e con i denti», lo fa come se stesse parlando a bordovasca, le mani in tasca, un profumo di cloro che inebria, vanno bene le citazioni ma Al Pacino non è nato a Cisano Bergamasco, e poi quella era Hollywood, questa è Casteldebole. «Non è un momento bello quando ci si trova a questo punto a fare queste presentazioni», così Pantaleo Corvino, responsabile dell’area tecnica del Bologna, introduce la presentazione di Roberto Donadoni, terzo allenatore nella sua gestione in rossoblù, dopo Lopez (se l’era trovato in casa) e Rossi (scelto a maggio per pilotare la squadra in A). «Sono queste le sconfitte che fanno più male», aggiunge accorato, centrando il cuore del problema. L’esonero di Delio Rossi, che Corvino ci tiene a menzionare («Un pensiero sentito a Delio e al suo staff a nome mio e della società»), è l’inciampo del progetto pensato in estate, e non potrebbe essere altrimenti. Ma il calcio, si sa, ha un pregio: è una centrifuga che offre sempre un’altra occasione. Ecco allora la ripartenza, all’insegna di un mea culpa, ma con diverse puntualizzazioni. «Quando c’è un cambio di allenatore e c’è mancanza di risultati significa che sono stati fatti degli errori. E da responsabile dell’area tecnica me li prendo tutti». Fin qua, l’ammissione che qualcosa evidentemente non ha funzionato.
SCELTE ED ERRORI. Corvino però rivendica le sue scelte. «Qualcuno ci rimprovera di schierare un centrocampo di giovani, con Diawara che è un ‘97, Donsah un ‘96 e Rizzo un ‘92. E’ un reparto giovane e di qualità, mi sono meravigliato molto di questi commenti...». Poi si rivolge ai cronisti: «Processate i club italiani perché dite che non hanno coraggio di lanciare i giovani, poi lo facciamo noi...». Infine arriva al dunque, passa alla terza persona e spiega: «Conoscendo Corvino dal di dentro per quello che ha fatto, non mi posso rimproverare qui di aver fatto quello che sto facendo». Cioè puntare sui giovani, scelta legittima, futuribile e coraggiosa. Il dirigente entra nello specifico delle linee guida che hanno indirizzato le scelte del mercato estivo. «Ho dato a questa squadra gioventù ed esperienza. La difesa ha Mirante, Rossettini e Gastaldello; l’attacco Mounier, Giaccherini e Destro. L’esperienza c’è, eccome. E comunque rifarei tutto. Sì, ho sbagliato ma rifarei tutto. Non posso rimproverarmi di cercare di fare il Corvino. Quando si programma il futuro si passa anche per questi errori». Ci sono rincorse partite all’inizio del 2015. «Sono a Bologna da dieci mesi, ho scelto questo club in B anche per rispetto della sua storia, avevamo fissato due obiettivi: andare in A, e ci siamo riusciti. E salvarci: per questo se mi chiedete di firmare per il 17° posto (Donadoni aveva appena detto di no), certo che firmo».