Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Empoli e Fiorentina il nuovo è toscano
Ecco come Giampaolo e Sousa fanno la differenza
Arrivano da strade diverse e lontane l’una dall’altra, ma in questa stagione si sono incamminati nella stessa direzione, quella del nuovo. Oggi, nel campionato italiano, il nuovo, l’inatteso, per molti versi l’imprevedibile è tutto in una regione, anzi, in una provincia: Firenze. Il nuovo è Paulo Sousa sulla panchina della Fiorentina e Marco Giampaolo su quella dell’Empoli. E forse non è un caso che proprio Giampaolo sia stato finora, insieme a Ventura, l’allenatore che ha messo più in difficoltà il portoghese.
Per dare chiarezza al concetto conviene andare per esclusione. Non sono nuovi, nel senso che non hanno aggiunto niente di nuovo al calcio italiano di questo periodo, tecnici come Allegri e Mancini, già noti per gli scudetti vinti; era nuovo Garcia, un paio di anni fa, ora non più; non è nuovo Di Francesco a cui vanno i meritati riconoscimenti degli osservatori non solo per questa stagione ma anche per quelle precedenti sulla panchina del Sassuolo; forse Sarri si avvicina un po’ di più a questa idea di novità, avendo portato il suo calcio da una piazza piccola come quella di Empoli a una piazza metropolitana. Ma nessun altro rappresenta il nuovo come Sousa e Giampaolo. Il nuovo inteso anche come sorpresa per il rendimento delle loro squadre e soprattutto come bellezza di gioco.
SOUSA NEGLI ALTRI CAMPIONATI. Il portoghese aveva vinto in Paesi calcisticamente non all’avanguardia. Israele, Ungheria, Svizzera, chi aveva visto il Basilea in Champions parlava del suo calcio in toni entusiastici, Prandelli era uno di questi. Ma nessuno, se non chi lo ha ingaggiato, poteva immaginare che in così poco tempo sarebbe riuscito a dare forma e sostanza alla sua nuova squadra, peraltro indebolita sul piano tecnico nell’ultimo mercato. Dopo una fase di perlustrazione, Sousa è arrivato al punto: tre difensori, sei centrocampisti, un attaccante di grande lavoro, fatica e gol. Come lo ha ben identificato Guidolin, il modulo della Fiorentina è il 3-6-1, che riporta all’Udinese dello stesso Guidolin ma anche a una vecchia Reggiana allenata da Mircea Lucescu, nel ‘96-97, anno in cui il tecnico romeno prese il posto del giovane Ancelotti. Il nuovo va identificato nel lavoro di due centrocampisti dal doppio uso, trequartisti e mediani, Borja Valero e Ilicic.
GIAMPAOLO ANTI-SOUSA. Non è semplice trovare un sistema per inaridire le fonti di gioco della Fiorentina, che ha nel recupero immediato della palla (vedi il movimento di tipo difensivo di Kalinic) la sua caratteristica principale. C’è riuscito Giampaolo nel primo tempo al Franchi usando lo stesso accorgimento: andava ad attaccare i viola fin dalle parti di Gonzalo Rodriguez. Quando l’Empoli al posto di Sarri prese un allenatore che arrivava da Cremona, Lega Pro, con qualche disavventura alle spalle, non si sollevò un’ondata di entusiasmo. Tranne Corsi e Carli, presidente e diesse del club azzurro, non c’era una grande convinzione nella scelta. Ecco il risultato: l’Empoli non è mai stato così in alto in classifica a questo punto del campionato. E, come nel caso di Sousa, anzi, in modo ancora più marcato, non si può dire che il mercato abbia migliorato l’organico con le cessioni di Hysaj, Rugani, Valdifiori e Vecino. Eppure Giampaolo ha rinnovato la squadra con una linea di umiltà e di progresso, ha seguito il solco di Sarri arricchendolo di nuovi contenuti. Il primo tempo di Bologna è stato uno dei punti più alti dell’ultimo biennio empolese. L’ex allenatore della Cremonese ha puntato su giocatori come Skorupski, Costa, Buchel, Paredes, Zielinski e tutti hanno contribuito ad alzare il livello tecnico della squadra.
Non è questione di simpatia, non è perché “piccolo è bello”, ma perché il bello è in quella piccola squadra, come il nuovo della Serie A è tutto in 30 chilometri, racchiuso negli argini dell’Arno.
Il 3-6-1 viola punta sul doppio uso di trequartisti e mediani. A Empoli la qualità ovunque