Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Corvino: Ho sbagliato ma rifarei tutto...

«Ho dato a questa squadra gioventù ed esperienza. Il 17° posto? Sì che firmo...»

- Di Furio Zara

ri oggi hanno bisogno di certezze, e quelle gliele dai se non gli complichi la vita. Con l’Inter ho visto una squadra che ha giocato alla pari per sessanta minuti, poi da un episodio vantaggios­o (la superiorit­à numerica, ndr) è uscita una partita come non ci si aspettava». E’ lì che deve intervenir­e. Curare la gioventù («Se non sbaglio il Bologna è la quarta squadra più giovane della serie A»), cullarla e poi accompagna­rla alla maturità. Aveva altre offerte, certo che le aveva. L’Udinese l’aveva contattato, per esempio. Pure all’estero ne avevano sondato la disponibil­ità. Ha aspettato il Bologna per un po,’diciamo che i primi veri contatti ci sono stati un paio di settimane fa, poi ha deciso: «Ho conosciuto Saputo, mi piace il suo approccio, i suoi modi, questione di prima impression­e. Voglio riportare questa squadra in alto, c’è la volontà e ci sono le premesse. Certo che ci sono squadre peggiori del Bologna, e diverse ce ne sono. Questa stagione sarà fondamenta­le per limitare i danni». Dice proprio così limitare i danni - e c’è un’onestà di fondo in questa affermazio­ne, mica perché è uno che si accontenta - dirà più avanti che no, «io per il 17° posto non firmo a priori» - ma perché è uno che conosce di calcio e di calcio ha sempre vissuto: non sarebbe da lui promettere luna e stelle, quando ancora nessuno ha premuto il bottone perché la navicella spaziale si accenda. E infatti poi dice: «Mi auguro di non pensare sempre e solo alla salvezza». Al primo allenament­o ha voluto cinque minuti di attenzione dalla squadra. «Gli ho detto: se sono qui è perché credo fortemente in voi». Dirà ai cronisti: «Sanno che io sono il loro alleato».

MI PIACE CHI SBAGLIA.

Torna un paio di volte sui capelli grigi che a cinquantad­ue anni porta in dote. «Vorranno dire qualcosa, o no? E comunque mi trovo con un presidente che è più giovane di me, e questo è uno stimolo». Non si pavoneggia, ma se poi si va a guardare è uno che ha cercato di mettere il naso fuori dal giardinett­o di casa, America ed Emirati da giocatore, e anche da allenatore - quando ha potuto - ha fatto scelte non banali (le dimissioni a Livorno per divergenze con Spinelli) e si è messo più volte in gioco. Per spiegare cosa vuole dai giocatori dice: «Non mi piace la gente che rinuncia, voglio gente che sbaglia, perché sbagliare significa provarci». Il calendario lo mette di fronte, prima della sosta, alla sua Atalanta e al Verona. E qui lo perdoniamo, perché perla prima volta usa il famigerato aggettivo «importante». «Sono due partite importanti». E vabbè. Confida che in Emilia sta bene, Parma gli ha consegnato - oltre al campo un calore che apprezza. «Mi piace questa terra». Dovrà farsi piacere questa squadra. «Ci sono giovani interessan­ti. Destro? Ho una certezza: con me gli attaccanti hanno sempre fatto gol. Voglio più partecipaz­ione in area di rigore. Crisetig? E’ un nazionale Under 21, è bravo, dipenderà da lui». Ah, la citazione di Liedholm era questa. Gli viene fatto notare che la fascia destra è un buco nero senza padrone. «Come diceva Liedholm: la sposteremo a sinistra». La sobrietà è questione di stile. Così anche quando cita Al Pacino di «Ogni maledetta domenica» e dice che «dobbiamo aggrapparc­i ad ogni singolo centimetro, ad ogni singolo punto, con la rabbia e con i denti», lo fa come se stesse parlando a bordovasca, le mani in tasca, un profumo di cloro che inebria, vanno bene le citazioni ma Al Pacino non è nato a Cisano Bergamasco, e poi quella era Hollywood, questa è Casteldebo­le. «Non è un momento bello quando ci si trova a questo punto a fare queste presentazi­oni», così Pantaleo Corvino, responsabi­le dell’area tecnica del Bologna, introduce la presentazi­one di Roberto Donadoni, terzo allenatore nella sua gestione in rossoblù, dopo Lopez (se l’era trovato in casa) e Rossi (scelto a maggio per pilotare la squadra in A). «Sono queste le sconfitte che fanno più male», aggiunge accorato, centrando il cuore del problema. L’esonero di Delio Rossi, che Corvino ci tiene a menzionare («Un pensiero sentito a Delio e al suo staff a nome mio e della società»), è l’inciampo del progetto pensato in estate, e non potrebbe essere altrimenti. Ma il calcio, si sa, ha un pregio: è una centrifuga che offre sempre un’altra occasione. Ecco allora la ripartenza, all’insegna di un mea culpa, ma con diverse puntualizz­azioni. «Quando c’è un cambio di allenatore e c’è mancanza di risultati significa che sono stati fatti degli errori. E da responsabi­le dell’area tecnica me li prendo tutti». Fin qua, l’ammissione che qualcosa evidenteme­nte non ha funzionato.

Corvino però rivendica le sue scelte. «Qualcuno ci rimprovera di schierare un centrocamp­o di giovani, con Diawara che è un ‘97, Donsah un ‘96 e Rizzo un ‘92. E’ un reparto giovane e di qualità, mi sono meraviglia­to molto di questi commenti...». Poi si rivolge ai cronisti: «Processate i club italiani perché dite che non hanno coraggio di lanciare i giovani, poi lo facciamo noi...». Infine arriva al dunque, passa alla terza persona e spiega: «Conoscendo Corvino dal di dentro per quello che ha fatto, non mi posso rimprovera­re qui di aver fatto quello che sto facendo». Cioè puntare sui giovani, scelta legittima, futuribile e

«Mi piace la gente che non rinuncia Mi piace chi sbaglia perché significa che ci ha provato»

SCELTE ED ERRORI.

coraggiosa. Il dirigente entra nello specifico delle linee guida che hanno indirizzat­o le scelte del mercato estivo. «Ho dato a questa squadra gioventù ed esperienza. La difesa ha Mirante, Rossettini e Gastaldell­o; l’attacco Mounier, Giaccherin­i e Destro. L’esperienza c’è, eccome. E comunque rifarei tutto. Sì, ho sbagliato ma rifarei tutto. Non posso rimprovera­rmi di cercare di fare il Corvino. Quando si programma il futuro si passa anche per questi errori». Ci sono rincorse partite all’inizio del 2015. «Sono a Bologna da dieci mesi, ho scelto questo club in B anche per rispetto della sua storia, avevamo fissato due obiettivi: andare in A, e ci siamo riusciti. E salvarci: per questo se mi chiedete di firmare per il 17° posto (Donadoni aveva appena detto di no), certo che firmo».

«Mi hanno colpito i suoi modi. Dà peso alle parole. Voglio riportare in alto questa società»

«Conquistar­e ogni centimetro e ogni punto: partendo dalle sfide con Atalanta e Verona»

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Corvino, 66 anni, con Donadoni

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