Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Ciak si gira al San Paolo

De Laurentiis e Thohir contro: il cinema in comune e il profumo di scudetto

- Di Fabio Mandarini

Dopo aver affidato l'Inter a Mancini, completi sartoriali e spiccate attitudini managerial­i all'inglese, Erick Thohir ha cominciato il nuovo corso investendo in lungo e in largo dalla Premier alla Bundesliga, con la necessità e il dichiarato intento di riportare l'Inter in Europa dopo l'ennesima delusione. Aurelio De Laurentiis, che dell'Europa calcistica è un habitué, ha invece salutato l'internazio­nale Benitez all'alba della nuova stagione e con una delle sue geniali trovate ha rifondato e rilanciato il Napoli nel segno della Provincia italiana di Germi - parole sue - e della tuta di Sarri. Il risultato di questi due modi paralleli di vedere il calcio? Beh, la partita in programma domani al San Paolo: perché Napoli-Inter, seppur non ancora decisiva per lo scudetto, è una sfida fondamenta­le per la classifica e per le ambizioni di entrambe le squadre. Nel frattempo De Laurentiis l'italiano e Thohir l'indonesian­o, che oltre al calcio hanno in comune anche il cinema nel novero delle rispettive attività, se la godono: i loro film, con le regie di Sarri e Mancini, sono entrambi candidati all'Oscar. Al trono d'Italia e al tavolo dei grandi di Champions: per come stanno andando le cose, per come s'è messa la stagione e per il rendimento degli attori del cast, Inter e Napoli sembrano destinate a sbancare i botteghini. E per qualcuno potrebbe essere anche pronta l'etichetta di blockbuste­r: per il momento i nerazzurri sono primi e gli azzurri secondi (con la Fiorentina) a due punti di distanza, poi si vedrà. La certezza di base, però, resta: la partita di domani è la contrappos­izione di due filosofie agli antipodi. Thohir e De Laurentiis amichevolm­ente contro: l'Oriente e l'Occidente, il Nord e il Sud. Napoli e Milano, Sarri e Mancini. E in mezzo il cinema come ragione di vita (per AdL) oppure come voce di un ricco e variegato portfolio (per il collega). Così vicini ma così lontani, i due presidenti: dal modo di vestire e comunicare, a quello di gestire il club, i bilanci e il mercato. Così lontani, sì, ma tutto sommato complici inconsapev­oli: se il campionato italiano è tornato a essere avvincente, dopo anni di egemonia juventina, il merito è soprattutt­o il loro.

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