Corriere dello Sport Stadio (Toscana)
DONADONI «Un gol irregolare ma noi quasi nulli»
«Abbiamo pensato solo alla fase difensiva: e non si fa»
Sostiene Roberto Donadoni: «E’ un episodio che ha cambiato l’inerzia della partita». Chiedere quale è superfluo. L’episodio è quello, alla mezzora della ripresa. Belotti stoppa il pallone di faccia e lo addomestica con il braccio sinistro. Volontariamente? La distanza ravvicinata tra testa e braccia lascia immaginare che non sia così; fioccano le interpretazioni, il dibattito rimane è aperto. Roberto Donadoni non ha dubbi. «C’era il fallo di mano di Belotti. E’ un gol nettamente viziato da un fallo. E se l’arbitro avesse fischiato probabilmente la partita sarebbe andata in modo diverso. Poi è chiaro, è stato bravo Belotti a girarsi e a calciare in porta con grande rapidità. Ha avuto quel carattere e quella voglia che a noi è mancata». Ecco il nodo della questione. Donadoni è troppo intelligente per fermarsi troppo sull’episodio contestato che ha inclinato la partita verso il Toro. Sa benissimo, il tecnico, che il Bologna ha rinunciato a giocare. Lo sa. E pacatamente lo dice. «E’ stata una gara molto più difensiva di quello che mi aspettavo, abbiamo pensato solo alla fase difensiva». Strano. Finora il Bologna - con Donadoni in panchina - era piaciuto proprio perché, dall’Atalanta alla Roma, passando per il Verona; aveva saputo costruire le sue partite con premesse che si basavano su un’idea forte di gioco. L’aveva immaginata in un altro modo. Certo, bloccare sul nascere l’idea di gioco del Toro era una buona idea. E aveva pure funzionato per un po’: Brighi andava in pressing sui difensori quando impostavano l’azione, togliendo così ai granata la possibilità di quel palleggio che resta la prerogativa su cui la squadra ha costruito le sue vittorie. Il resto lo facevano Rizzo e Masina sulle fasce, andando ad occuparsi di Bruno Peres e Molinaro. Tutto è bene quel che funziona. Ma solo per un po.’
POCO CONVINTI. «Eravamo poco convinti di noi stessi. Il baricentro della squadra era troppo basso. Siamo stati poco incisivi e determinati». C’è di più. Il Bologna non è mai entrato in area avversaria, se si eccettua un’incursione di Giaccherini nel primo tempo, con un tiro «masticato» e finito sul fondo. Donadoni serenamente lo ammette: «Oltre la metàcampo ci siamo andati poco». Per informazioni rivolgersi a Padelli. Il portiere del Torino non è mai stato chiamato in causa. Si è preoccupato soltanto del freddo e di qualche retropassaggio dei compagni di squadra. Stop.
LA LEZIONE. Mancava Destro (per squalifica), ma è mancato soprattutto il Bologna visto nelle prime tre partite della gestione Donadoni. «Dovevamo gestire meglio la palla. Abbiamo perso il centrocampo e ci sta che la difesa sia meno lucida nel finale - spiega il tecnico rossoblù - E’ chiaro che per noi Destro è un giocatore importante, ma ricordo cosa si diceva di lui soltanto tre settimane fa...Comunque non mi sembra giusto addossare le colpe su Mancosu e Acquafresca, nonn è facile entrare e sapere che ti stai giocando carte così importanti». Il problema di base rimane quello dell’estate. Il Bologna non ha valide alternative a Destro. Non lo sono nè Mancosu e neppure Acquafresca. Si rimedierà a gennaio, perché la prima preoccupazione del club è quella di intervenire proprio per rinforzare il reparto d’attacco.
Il tecnico infine ammette di non aver visto il fallo di Molinaro su Mancosu all’inizio della partita (lì sì che il rigore c’era); e spiega come questa sconfitta - la prima della sua gestione - possa invece servire da lezione. «Domenica al Dall’Ara arriva il Napoli e sono contento che ci troveremo di fronte una grande squadra. Così almeno sapremo tirare fuori le motivazioni giuste...». Quelle stesse motivazioni che invece ieri all’Olimpico sono parse annacquate.
«Abbiamo gestito male il pallone, baricentro basso e quasi mai oltre la loro metacampo»
«Spero ci serva da lezione. Sono contento che arrivi il Napoli: avremo le motivazioni»