Corriere dello Sport Stadio (Toscana)

PRANDELLI C’è sempre buon calcio in qualsiasi scudetto

L’ex ct azzurro entra nel dibattito che ha aperto ieri il direttore Vocalelli

- di Cesare Prandelli

Spiegare cosa sia il bel calcio è complicato. E’ uno di quegli argomenti sui quali potresti parlare e dibattere una vita intera senza mettere d’accordo tutti. Per quanto mi riguarda, il bel gioco è la ricerca della vittoria attraverso una manovra fluida, il tentativo di proporre un calcio piacevole fatto di movimenti sincronizz­ati e in velocità, con e senza la palla. Si può vincere giocando bene e giocando meno bene.

La bellezza «Dal Milan di Sacchi all’Ajax di Cruyff: trionfi e spettacolo con idee differenti»

La mentalità «Capello rimotivò nel Milan giocatori che sembravano ormai spremuti»

Sarri e Paulo Sousa «Dal punto di vista estetico il Napoli e la Fiorentina impression­ano»

Le scelte di Mancini «Ha capito come far rendere al massimo i suoi, non bado alle critiche all’Inter»

Le novità di Allegri «Juve in rimonta: sa interpreta­re più moduli. E il merito spetta al tecnico»

La filosofia «Si può fare bene anche senza stelle: penso a Giampaolo e a Di Francesco»

Spiegare cosa sia il bel calcio è complicato. E’ uno di quegli argomenti sui quali potresti parlare e dibattere una vita intera senza mettere d’accordo tutti. Per quanto mi riguarda, il bel gioco è la ricerca della vittoria attraverso una manovra fluida, il tentativo di proporre un calcio piacevole fatto di movimenti sincronizz­ati e in velocità, con e senza la palla. Si può vincere giocando bene e giocando meno bene, ma, quando una squadra raggiunge un grande obiettivo, che sia uno scudetto, una coppa o una promozione, vuol dire che esprime un buon calcio. Nell’arco di una stagione 6-7 partite interpreta­te nella maniera non giusta ci possono stare, ma quando vinci un campionato, oltre al carattere, alla determinaz­ione e alla fortuna, dalla tua hai sicurament­e anche un’idea precisa di gioco. Ecco perché tanti allenatori da qualche anno stanno lavorando per proporre un calcio piacevole anche esteticame­nte. La gente vuole questo per venire allo stadio o per guardare un incontro davanti alla tv: se una persona paga un biglietto, che sia per un concerto, un musical o una partita di calcio, va alla ricerca di uno spettacolo. Perché soprattutt­o le nuove generazion­i sono sempre più preparate e documentat­e: conoscono le squadre e capiscono se dietro un risultato, che sia positivo o negativo, c’è la ricerca di un certo tipo di gioco. E’ difficile “fregarle”...

IL MILAN E L’AJAX

La strada verso questo calcio capace di abbinare lo spettacolo ai risultati l’ha indicata Arrigo Sacchi che è stato un innovatore. Vedere il suo Milan era una goduria assoluta perché era una squadra che non faceva giocare l’avversario e che era capace di esprimere una manovra bella ed efficace. Sacchi ha capito prima degli altri che per fare la differenza erano necessarie un’organizzaz­ione globale e un’intensità di gioco che prima non c’erano. E per mettere in pratica queste sue idee ha stravolto il lavoro settimanal­e focalizzan­dolo sulla gara della domenica con una specifica e attenta preparazio­ne a livello tattico. Nella storia, però, ci sono state tante altre formazioni che hanno giocato bene: quando ero ancora un calciatore mi piaceva molto il Milan di Giacomini, un filosofo del pallone, ma era bello vedere anche le squadre di Galeone e Zeman o l’Ajax di Cruyff che puntava sull’ampiezza e teneva sempre la palla a terra, anche quando l’aveva il portiere. Adesso è Guardiola che offre il miglior calcio: il suo Barcellona ha segnato un’era, il Bayern Monaco sta facendo altrettant­o bene e ci vorrà ancora un po’ per capire come neutralizz­are il “tiki taka”.

SARRI E PAULO SOUSA

Con la mia Fiorentina e con la Nazionale sono sempre andato alla ricerca del bel gioco: le stagioni a Firenze sono state straordina­rie e abbiamo fatto bene anche in Champions, con l’Italia abbiamo mostrato un buon calcio nelle qualificaz­ioni per gli Europei e per i Mondiali, ma anche a Euro 2012. Il tempo darà il giusto valore al mio lavoro con la Nazionale. Per me è sempre stato naturale andare alla ricerca del risultato attraverso il gioco. A volte te lo chiede la società, altre volte è la gente a pretenderl­o. A me è successo a Firenze dove ho capito subito che i tifosi volevano qualcosa di più della singola vittoria. Ci fischiavan­o se arrivavamo al risultato senza divertire e, come giusto, mi sono adeguato.

E non è vero che si può fare bel calcio solo se in rosa si hanno i grandi campioni. Se guardo l’attuale campionato di Serie A noto che il Sassuolo di Di Francesco ha un’idea di gioco precisa e non cerca solo il risultato; lo stesso l’Empoli di Giampaolo che è stato bravissimo a dare continuità alla gestione di Sarri. Non scopro niente, poi, se dico che dal punto di vista estetico il Napoli e la Fiorentina stanno impression­ando. Sarri e Paulo Sousa hanno trovato terreno fertile complice il lavoro svolto prima di loro rispettiva­mente da Benitez e Montella, ma sono stati bravi a migliorare il prodotto. Ventura, invece, a Torino ha fatto tutto da solo e ha confermato di essere capace di insegnare calcio come ha sempre fatto durante la sua carriera.

MANCINI E ALLEGRI

Al tempo stesso, però, non è giusto biasimare chi imbocca altre strade né essere troppo critici. Ho letto e sentito molti appunti all’Inter perché ha vinto diversi incontri per 1-0, ma nell’ultima giornata i nerazzurri hanno battuto il Frosinone proponendo un gioco piacevole come Mancini ha spesso mostrato nella sua carriera. Se alla fine la sua squadra vincerà lo scudetto, nessuno si ricorderà delle prime dieci giornate non brillanti. Un allenatore deve essere bravo a lavorare con il materiale che ha a disposizio­ne, a capire come far rendere il gruppo al massimo. Allegri, per esempio, sta cercando la formula giusta cambiando spesso moduli: se i suoi uomini recepirann­o in fretta i diversi input, questo potrà essere un vantaggio, un modo per mettere in difficoltà gli avversari. I bianconeri lo scorso anno hanno espresso un bel calcio, ma sono stati costretti a cambiare molto perché adesso hanno elementi con altre caratteris­tiche. Necessitan­o di tempo, ma sono in crescita e non a caso la Juventus ha iniziato a rosicchiar­e punti in classifica oltre ad aver conquistat­o la qualificaz­ione agli ottavi di Champions battendo due volte il Manchester City. Non è facile quando vieni da una stagione così bella come la scorsa, ma la Juve può continuare un ciclo vincente esattament­e come ha fatto il Milan di Capello che appena arrivato ha dato continuità ai trionfi di Sacchi rimotivand­o giocatori che sembravano spremuti. Sento dire che la squadra di Capello non giocava bene, ma non è così: il suo Milan era concreto, ma anche bello. E in un Paese «resultatis­ta» come il nostro, usando un’espression­e di Mourinho, quando vinci hai sempre ragione.

 ??  ?? Cesare Prandelli, 58 anni
Cesare Prandelli, 58 anni
 ?? BARTOLETTI
LAPRESSE
ANSA ?? Cesare Prandelli, 58 anni, ct dell’Italia dal 2010 al 2014
Maurizio Sarri, 56 anni, 28 punti in 13 gare con il Napoli
Paulo Sousa, 45 anni, prima stagione alla Fiorentina
BARTOLETTI LAPRESSE ANSA Cesare Prandelli, 58 anni, ct dell’Italia dal 2010 al 2014 Maurizio Sarri, 56 anni, 28 punti in 13 gare con il Napoli Paulo Sousa, 45 anni, prima stagione alla Fiorentina
 ??  ?? Ecco la pagina di ieri mattina del Corriere dello Sport-Stadio con l’intervento del nostro direttore Alessandro Vocalelli: «Non esiste un solo concetto di bel calcio, ogni epoca ha regalato grandi maestri con uno stile di gioco differente».
Ecco la pagina di ieri mattina del Corriere dello Sport-Stadio con l’intervento del nostro direttore Alessandro Vocalelli: «Non esiste un solo concetto di bel calcio, ogni epoca ha regalato grandi maestri con uno stile di gioco differente».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy