Corriere dello Sport Stadio (Toscana)

Kobe Bryant lascia: Non ce la faccio più

Soltanto Jordan è stato più grande

- Di Roberto Zanni

«E’ la cosa più vicina a Michael Jordan che abbia mai visto». E lo dice Magic Johnson, Mr. Showtime, il giocatore che ha guidato una irripetibi­le generazion­e dei Lakers. Poi a Los Angeles è arrivato Kobe Bryant, era il 5 novembre 1996 quando segnò il suo primo punto nella NBA.

«E’ la cosa più vicina a Michael Jordan che abbia mai visto». E lo dice Magic Johnson, Mr. Showtime, il giocatore che ha guidato una irripetibi­le generazion­e dei Lakers. Poi a Los Angeles è arrivato Kobe Bryant, era il 5 novembre 1996 quando con la maglia gialloviol­a segnò, con un tiro libero, il suo primo punto nella NBA, al Madison Square Garden di New York. Il primo di 32.683 punti che l’hanno portato a diventare il terzo realizzato­re di sempre. Ma domenica, con una lettera aperta scritta in forma di poesia, postata su The Players’ Tribune che cominciava con “Dear Basketball”, ha detto che questa sarà la sua ultima stagione sui campi. Chiuderà la sua incredibil­e avventura il 13 aprile 2016, contro Utah, davanti al pubblico che per vent’anni l’ha amato e idolatrato e che lui non ha mai tradito.

Lascia Kobe Bryant, uno dei più grandi giocatori che il mondo del basket abbia mai visto, secondo solo a Michael Jordan. E lo dicono anche i numeri: cinque titoli per Black Mamba contro i sei di His Airness, un MVP (Jordan 5), due MVP delle finali (6), 17 volte All Star (14), due ori olimpici per entrambi e qualche punto in più per Kobe: 32.683 contro 32.292. E Jordan è stato anche uno dei primi, l’estate scorsa, ad ascoltare i piani di Bryant: «Ne abbiamo parlato, abbiamo riso ha raccontato Kobe - ma la cosa più importante è che mi ha detto di divertirmi». E lo ha fatto fino a quando ha potuto. «Il mio cuore può sopportare la battaglia - ha scritto nella lettera - la mia mente può gestire la fatica, ma il mio corpo sa che è il momento di dire addio». A 37 anni ha deciso che è arrivata l’ora di dire basta, soprattutt­o a causa degli infortuni, che nelle ultime stagioni lo hanno martoriato, a cominciare dalla rottura del tendine d’Achille. Con la sua forza, la sua testardagg­ine, è riuscito a tornare sempre in campo e lo ha fatto per un motivo solo, quell’amore per il basket che ha raccontato nella sua lettera: «Da quando ho cominciato ad arrotolare i calzini di mio padre... Da bambino di 6 anni profondame­nte innamorato di te, non ho mai visto la fine del tunnel, vedevo solo me stesso correrne fuori...». Sì, una vera poesia d’amore che domenica sera i Lakers hanno poi regalato al pubblico infilata in una busta nera con incise lettere in oro.

Sono pronto a lasciarti andare» ha scritto Bryant al “caro basket”, ed è stata una decisione difficile. «Non potevo prenderla basandomi sulle circostanz­e esterne - ha detto dopo la partita giocata contro Indiana, all’inizio della quale il pubblico gli ha tributato un’ovazione da brividi - Doveva essere una decisione interna e finalmente ho accettato che non potevo più giocare e sono a posto con questo».

CIAO ITALIA. Bryant lascia ricordi incancella­bili: dai cinque anelli, con il tris dal 2000 al 2002, agli 81 punti segnati contro Toronto, soltanto il leggendari­o Wilt Chamberlai­n, 44 anni prima, era riuscito a fare meglio con i famosi 100. «Kobe è stato il mio Jordan - ha detto Paul George, che domenica sera ha guidato Indiana al successo con 39 punti - Sono cresciuto guardandol­o vincere». Un atleta straordina­rio, in campo anche con la febbre e le dita rotte, un carattere forte che spesso gli ha messo contro chi ha giocato con lui, da Shaq O’Neal a Howard. C’è stato anche il 2003 con l’accusa di violenza sessuale, poi ritirata, di una cameriera del Colorado: un momento difficilis­simo dal quale con caparbietà è uscito, salvando poi anche il suo matrimonio con Vanessa, quando ormai, più avanti, sembrava finito.

Lascia convinto che non ci saranno rimpensame­nti. Da noi ha cominciato che era un bambino. Più di una volta si era parlato di un clamoroso ritorno in Italia, specialmen­te durante il lockout del 2011 e ancora per la fine della carriera, che adesso sta per arrivare davvero. Ma non ci sarà, almeno sul campo. «Mi piacerebbe - ha detto - ma non posso, il mio corpo non me lo permette».

(roz/ecp)

Le sue parole sono un inno al basket, «che amo da quando arrotolavo i calzini a papà»

Dopo Jordan è stato il più grande di tutti i tempi E cominciò a giocare in Italia

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Kobe Bryant, 37 anni
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ANSA Un “numero” di Kobe Bryant, 37 anni, 20 stagioni e cinque anelli NBA con i Lakers
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CIAMILLO Luca Vitali al tiro in Pesaro-Cremona

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