Corriere dello Sport Stadio (Toscana)

Juve, un mese da scudetto

Vincendo le ultime quattro gare Allegri è tornato in corsa

- Di Alberto Polverosi

La sera della la sconfitta di Reggio Emilia contro il Sassuolo, il capitano Gigi Buffon, livido di rabbia, richiamò la squadra al sentimento-Juve e meglio ancora al dovere-Juve. Il giorno dopo, l’allenatore Massimilia­no Allegri radunò i giocatori a Vinovo e fece un discorso chiaro: «Ragazzi, noi siamo il Chievo. E’ chiaro che noi siamo il Chievo? Non è un’opinione, è un dato di fatto, prendete la classifica e guardatela, abbiamo gli stessi punti del Chievo. E il Chievo, per vincere le partite, deve sudare».

IL RIMONTONE. Il discorso fu così chiaro che da quel giorno la Juve è tornata se stessa, prima con una certa timidezza, come se le bruciature fossero così dolorose sulla pelle da non pensare a una guarigione rapida. Poi con sempre maggiore convinzion­e. La vittoria nel derby, quella a Empoli partendo dallo 0-1, il successo con sorpasso sul Milan e infine l’urlo di Palermo, con i 3 gol di Mandzukic, Sturaro e Zaza. Alla 10ª giornata la Juventus era undicesima, adesso è quinta. Ha scavalcato il Torino, la Samp, il Milan, l’Atalanta e la Lazio a cui ha preso undici punti nel mese di novembre. Ma il dato che conta di più è il vantaggio rosicchiat­o alla Roma (8 punti), al Napoli (2) alla Fiorentina (4) e anche all’Inter (3).

LE PREVISIONI DI MAX. Allegri è proprio un personaggi­o particolar­e. Se non fosse stato un allenatore, probabilme­nte avrebbe fatto il marinaio (o l’ammiraglio, se facciamo un paragone di ruoli). Si è abituato ad annusare il vento sulla terrazza Mascagni a Livorno. Prima dell’inizio del campionato, lanciò l’avvertimen­to: «Vedo una brutta aria intorno alla Juve, le vittorie non si conquistan­o col nome ma con la fatica». Eravamo a Danzica, dopo l’amichevole col Lech, aveva intuito che non fuori, ma dentro la Juve c’era una convinzion­e sbagliata: noi vinciamo perché è così da 4 anni e nessuno può fermarci. Più tardi, nel momento massimo della crisi, ha spinto in senso opposto, avendo capito che il vento era cambiato. «I conti si faranno a Natale». Eccoci a Natale, mancano 3 giornate e la Juve è di nuovo in corsa.

IL CAMBIO DI PASSO. La squadra non incanta e del resto non ha mai davvero incantato, per la qualità del gioco, in questo suo quinquenni­o di trionfi. La Juve stabilisce la sua differenza nella testa, nella forza, nell’equilibrio, nelle ambizioni che, con Allegri, sono cresciute anche in Europa. A Palermo abbiamo rivisto la squadra di un anno fa, di due anni fa, di tre anni fa. Lo stesso spirito, la stessa cattiveria. Il primo tempo è stato incolore, è vero che poteva segnare con Sturaro e Bonucci, ma anche il Palermo ha avuto la sua occasione con Gilardino. Nella ripresa, ha affondato i colpi. Prima era una squadra nevrotica, ora è paziente, cuce senza strappi, lavora con solerzia senza forzare il gioco, aspetta il momento buono che, come negli anni scorsi, prima o poi arriva.

L’ALVEO NATURALE. Si è ricomposta, potremmo dire ritrovata, nel suo vecchio modulo, quello della difesa a 3. Ma in questo caso, più di un modulo, si deve parlare di un’intesa che supera qualunque altra difesa della Serie A: nessuno conosce meglio di Barzagli, Bonucci e Chiellini i propri compagni di reparto. Partendo da questo trio, Allegri può decidere l’atteggiame­nto da tenere in campo alternando gli esterni. Può spingere di più sull’attacco con Cuadrado a destra e Alex Sandro a sinistra, può coprirsi di più con Lichtstein­er ed Evra. Sono tutte coppie che offrono garanzie simili. Non è un caso se, rispetto alla gara col Manchester di mercoledì, ha cambiato a Palermo proprio le due ali, passando da Lichtstein­er-Alex Sandro a Cuadrado-Evra.

LA COPPIA MIGLIORE. Sul piano tecnico, la svolta va rintraccia­ta nella coppia d’attacco. Allegri ha puntato deciso su Dybala-Mandzukic che giocano insieme, da titolari, da 3 partite consecutiv­e. Dybala ha segnato contro il Milan, Mandzukic contro il City e domenica sera a Palermo, dove ha beneficiat­o dell’assist dell’argentino. Hanno giocato 446' uno accanto all’altro segnando 9 gol, con una media di 1 rete ogni 49 minuti. E a proposito del naso di Allegri, proprio alla vigilia di Juve-Manchester City, alla domanda sul motivo della partenza a rilento di Mandzukic aveva risposto: «Alla fine dell’annata i suoi gol li farà». Il naso del marinaio.

Alla 10ª giornata i bianconeri erano all’11° posto. Allegri disse: «Noi siamo il Chievo...» Recuperati punti a tutte le squadre Impression­ante la progressio­ne su Roma e Lazio

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Massimilia­no Allegri, 48 anni
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