Corriere dello Sport Stadio (Toscana)

E’ lo sport la filosofia del secolo

Così le grandi star interpreta­no il nostro tempo con i loro gesti

- Di Bruno Bartolozzi

Ogni epoca ha il suo zibaldone, le grandi raccolte di riflession­i fatte da letterati, poeti, pittori. Si tratta di contenitor­i di arti varie in cui si parla soprattutt­o dei segreti e dei trucchi di bottega per finire, attraverso questi pensieri, ad abbracciar­e questioni universali. Le botteghe d’arte rinascimen­tali e gli appunti dei maestri davano indicazion­i per i quadri e per la vita, norme tecniche e norme etiche, visioni della tela e del mondo. Da Leonardo a Vasari, poi, ben oltre, nei secoli e in altri ambiti, da Giacomo Leopardi a Paul Valery. Fra le categorie di «artigiani» che nella nostra era si aggiungono a quella di produttori di zibaldoni ci sono gli sportivi. Parlano di tecnica, delle loro prestazion­i, di come affrontare le difficoltà della propria arte e i problemi di vita che dal loro mestiere derivano. Ma così facendo parlano del mon- do. E sono ascoltati, perché hanno la forza evocativa che un ruolo particolar­e assegna loro. Parlano e sono ascoltati perché ogni sport è un gioco e ogni gioco è una forma di vita. Dentro ci sono regole: applicarle e spiegarle significa indirettam­ente promuovere dei valori. Il linguaggio poi è uno strumento opaco rispetto al contenuto, attraverso il linguaggio, infatti, le idee si deformano per assumere la forma della comunicazi­one. Così il linguaggio colora le nostre idee e il modo con il quale un allenatore come Paulo Sousa offre le sue riflession­i è figlio di una storia personale, fatta di letture, ascolti, ma anche di riferiment­i involontar­i. Si possono anche ignorare libri e autori, ma se questi formano una generazion­e, un ambiente o la sensibilit­à di un popolo, diventano le radici di ciascun membro di una comunità.

Proviamo così ad anda- re alle radici di Paulo Sousa. Quando ad esempio l’allenatore invita a trovare energie e risorse nella propria condizione. «Ogni uomo ha un tesoro che aspetta proprio te per essere colto» Il riferiment­o è nell’“O Alquimista”. Sono infatti le parole di un altro Paulo. Coelho. Brasiliano, autore una volta assai di moda. Formativo. Anzi performati­vo. Ti indica cosa fare. E il portoghese Paulo Sousa non è l’Alchimista delle proprie squadre? Capace di trovare per tanti calciatori, un nuovo ruolo, una nuova collocazio­ne, una nuova chimica che mostra l’oro che c’è in te? Quanti hanno trasformat­o con lui il proprio modo di giocare e di pensare il calcio? Da Bernardesc­hi a Borja Valero, fino a Vecino. Il calcio, poi, come la vita, presenta momenti oscuri, segnali che possono indicare problemi che magari ti sfuggono. Affrontare il turbamento. Non fuggirlo nè esorcizzar­lo. E’ il tema più radicale della letteratur­a portoghese e del Sousa-pensiero.

E’ la sfida verso un limite che trovi in te stesso. Lo scopri in ogni gara che giochi: è il cardine della filosofia dell’allenatore della Fiorentina. Il turbamento è un gol che non arriva, una combinazio­ne che non funziona, un periodo maledetto. Franano le tue certezze. La sfida è recuperarl­e. Nei grandi racconti il turbamento è rappresent­ato in forma iper- bolica. Fatti grandi e incomprens­ibili. Saramago comincia le sue “Intermitte­nze della morte” con la notizia che da quel giorno nessuno morì. Fatto che “causò negli spiriti un enorme turbamento”. Affrontare il turbamento e risolverlo è precisamen­te la missione di una squadra. O di un popolo. Che si offre, vincente, al confronto con il limite. Come la cura alla grande “Cecità” descritta sempre da Saramago in un altro celebre romanzo. Ogni portoghe-

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PA José Mourinho, 52 anni

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