Corriere dello Sport Stadio (Toscana)
Un cosmologo spiega il trucco di Paolo Sousa
Che cosa c’entra un cosmologo che si occupa addiritura di un’ipotesi enti-einsteniana (la veocità variabile della luce) con Paulo Sousa? C’entra perché Joao Maguejio, scienziato portoghese che vive e lavora in Inghilterra spiega il fascino della lingua italiana per i lusitani. Protagonista di una delle bellissime puntate di Radio 3 Scienza, poco prima di Natale, Joao Magueijo spiega a sorpresa: «Ora mi sentite parlare un po’ come Mourinho o come Paulo Sousa, però questa cosa mi piace molto. E piace molto a noi portoghesi. La lingua italiana infatti usa correntemente un lessico che nella nostra lingua esiste. Eccome se esiste. Ma appartiene ad un vocabolario antico che ci riporta a tempi passati. In qualche modo sento addosso il peso dei secoli quando parlo l’italiano e mi viene spontaneo immaginarmi in una corte, in un castello a discutere di cose grandi e di grandi pensieri. E’ come se tutti noi fosimo in una grande recita dove abbiamo ruoli di antichi personaggi». Questo spinge poi i portoghesi che riescono a maneggiare la lingua italiana a esprimersi per concetti importanti, aulici che, nel caso di Sousa e Mourinho, entrano in un circuito mediatico esteso che a sua volta rilancia il carisma di chi li pronuncia. Insomma, sostiene Maguejio, i portoghesi se hanno delle belle idee le dicono meglio e con più convinzione in italiano.
b.b. za, lavoro, ambizione», i quattro ingredienti del Paulismo. SCUDETTO. E perché no, in fondo? Oggi la Viola è a -1 dalla vetta. E Paulo di scudetti ne ha vinti sia da calciatore, sia da allenatore, due consecutivi. E non c'è due... TREMENDO. «Gioia tremenda» (il primo posto), «pubblico tremendo», «lavoro tremendo»: uomo di mondo, Sousa utilizza spesso un termine che in italiano ha valenza negativa con l'accezione positiva che deriva dalla semantica inglese, dove "tremendous" significa eccezionale, straordinario. E allora sì, potremmo chiamarlo "tremendismo", lo spirito paulista della viola. VINCERE. Non esiste una conferenza stampa, sinora, in cui non abbia declinato il verbo all'infinito, certo, ma molto spesso anche all'imperativo. E il bello è che tra il dire e il fare, sinora almeno, non c'è stata tutta questa differenza.