Prandelli: Balotelli così non va bene
«Nessuna telefonata da parte sua: mi ha dato fastidio...»
GENOVA - «Lo scandalo vero è mettere in discussione le regole di comportamento. E per me sono i comportamenti che contano, più di ogni altra cosa. Ibra? Qui non sarebbe stato convocato. E sto tutta la vita con Luis Enrique. Ma una domanda la faccio io: ma voi siete d'accordo o no sul codice etico?». Inutile ricordare quale strada sia lastricata di buone intenzioni. Una cosa altrettanto certa è che Cesare Prandelli non ha voglia di essere tirato giù nell'inferno delle polemiche che stanno scuotendo il calcio, con o senza Nazionale. Così, a Genova, per questa sua unica amichevole, contro gli Usa di Klinsmann, in programma domani sera, prima delle convocazioni di maggio per Euro2012, è arrivato un ct particolarmente appassionato e deciso a scuotere l'ambiente, non solo a parole. I casi Buffon, Balotelli, Osvaldo, De Rossi, i tumulti prima, durante e dopo Milan-juventus, legati insieme dalle sue scelte dettate dall'ormai proverbiale codice etico: un mix urticante per critica e tifosi che Prandelli ha maneggiato con impeto, difendendo le sue decisioni, ribadendo la volontà di confermare anche quelle scomode, facendo anche i necessari distinguo tra caso e caso. Un vero e proprio manifesto, il suo. Un avviso ai naviganti azzurri, talentuosi o meno: «I miei lo sanno. In questi tre mesi si giocano l'europeo. Basta falli, sputi, colpi proibiti, reazioni! Chi sbaglia è fuori. Chi non riesce a gestirsi non può fare parte di questo progetto. Sei forte davvero? Dimostramelo sul campo». DISTINGUO - Certo a Balotelli saranno fischiate le orecchie. Oltretutto la sua mancata convocazione era stata annunciata e il ct ne ha confermato le motivazioni: «Oltretutto lo ammetto, mi ha dato, molto, molto fastidio che non mi abbia fatto una telefonata in tutto questo tempo. Così non ho parlato con lui. Né con Osvaldo, escluso per l'espulsione di Bergamo. Vedete, io Balotelli lo penso titolare in Polonia e Ucraina ma non posso puntare su giocatori che possono lasciarmi in dieci contro undici in qualsiasi momento. Sto cercando di aiutare un ragazzo. E non ho voglia né tempo, né ruolo di polemizzare con il suo procuratore...».
Sistemato Raiola, il ct ha poi affrontato i due casi più recenti, e anche più imbarazzanti per certi aspetti, legati a Buffon e De Rossi. Se su Gigi il tecnico ha mostrato l'unico imbarazzo della giornata, sul roma-
«Lo vedo titolare in Polonia, ma non posso puntare su giocatori che possono lasciarmi in dieci contro undici in qualsiasi momento»
nista nessuna incertezza: «Perché non avrei dovuto convocarlo? L'esclusione riguarda un regolamento interno alla Roma e io, lo ripeto sto tutta la vita con Luis Enrique. Daniele sarà il primo a essere dispiaciuto. Noi in Nazionale non abbiamo obblighi e sanzioni legati ai ritardi alle riunioni tecniche semplicemente perché non si sono mai verificati. Tornando alla Roma, vedrete che per i prossimi anni nessun ragazzo delle giovanili arriverà in ritardo». GIGI RIPENSACI - Più scivoloso, come detto, il discorso su Buffon, partita con una affermazione netta: «Mai pensato di togliergli la fascia di capitano. Io penso che Gigi non avrebbe bisogno di difesa. Credo che la tensione agonistica non aiuti a essere lucidi. E credo anche che non spetti
Cesare Prandelli, 54 anni, ct dal luglio 2010 ai giocatori ammettere o meno certe cose. Ci sono arbitri e guardalinee per questo. A distanza di tempo, a mente fredda, però penso sia giusto e doveroso ammettere: “Sì, la palla è entrata”. Credo che il primo a dirlo sarebbe proprio Gigi». Il problema è che ieri mattina il capitano azzurro invece aveva ribadito il concetto espresso nel ventre di San Siro in tumulto ( «Mi fossi accorto del gol, non lo avrei ammesso» ). Davanti alla reiterazione, il ct ha vacillato un po': «Io aspetterei comunque a giudicare. L'ipocrisia è un gioco sottile. In una finale mondiale, per esempio, mi pare difficile che un giocatore rinunci a un gol. E c'è un dentro il campo e un fuori e un dopo. E ripeto: Gigi ha capacità e l'intelligenza di cambiare la propria posizione».
«Basta sputi e colpi proibiti: chi sbaglia per me è fuori De Rossi? Io sto con Luis Enrique. Buffon? Mai pensato di togliergli la fascia»