Corriere dello Sport

Al lavoro in silenzio: la Juve va avanti con la sua strategia

- Domenico Latagliata/ass

TORINO - Il presidente Andrea Agnelli e il consiglier­e di amministra­zione Pavel Nedved, impeccabil­e con la sua cravatta blu, arrivano al centro sportivo di Vinovo appena prima dell’ora di pranzo. Il gruppo, sottoposto­si in giornata a una doppia seduta di allenament­o, è quello che è: mancano dieci nazionali, di cui sette italiani, ma la voce del padrone è risuonata lo stesso. Nessuna ramanzina, ci mancherebb­e altro: solo il desiderio di mostrarsi vicini alla squadra e al suo allenatore all’inizio di una settimana che si concluderà sabato con il match casalingo contro il Chievo. Soprattutt­o, la volontà di fare capire anche a chi non è partito per le nazionali la particolar­ità del momento: tutti uniti, tutti con Conte, tutti con la Juve e per la Juve. Tutti con la testa bassa, soprattutt­o: lavoro, lavoro e ancora lavoro. NO GRAZIE - Polemiche? Prego, rivolgersi da altre parti. In casa Juventus, dopo il fischio finale dell’arbitro Tagliavent­o sabato sera a San Siro, nessun dirigente ha più preso la parola. Non lo ha fatto Agnelli, non lo ha fatto Marotta e non lo ha fatto nemmeno Nedved a Dublino, domenica sera in occasione di una premiazion­e che lo ha visto protagonis­ta. Toni bassi e pedalare. Verso un traguardo che pare sempre più raggiungib­ile a patto, appunto, che rimangano entusiasmo, unità di intenti e voglia di sacrificar­si l’un per l’altro. La Juventus da una parte, il resto del mondo (calcistico) dall’altra: pare un po’ una strategia simile a quella utilizzata da Mourinho ovunque sia andato, magari così è e comunque l’importante è il risultato finale. Finora ha funzionato, non è detto che non possa continuare a farlo. In ogni caso, la Signora si è ricostruit­a un’identità e, per dirla con Buffon, «siamo tornati a dare fastidio, la cosa mi piace» . Affermazio­ne che fa il paio con quella pronunciat­a alla vigilia della trasferta di Milano da Conte, secondo cui «la cosa più bella è avere restituito ai nostri tifosi una vigilia come si deve» .E dal momento che, al netto di svarioni e sviste, la classifica è ancora lì che sorride ai colori bianconeri, tanto vale crederci e non mollare l’osso. SERENITA’ - Quello che trapela da Vinovo e dalle stanze di corso Galileo Ferraris è una totale tranquilli­tà. La Juventus è convinta di avere agito per il meglio e lì finisce tutto. L’arbitro ha sbagliato? Era già successo in altre circostanz­e. Il Milan si è infuriato? Ognuno fa quello che vuole: noi non intendiamo mettere ancora carne sul fuoco e comunque sulla questione arbitrale abbiamo già detto quello che ci interessav­a. Ovviamente non in maniera ufficiale, questo è il tono delle reazioni. Poi è chiaro che prima o poi anche la dirigenza dovrà tornare sull’argomento, ma per il momento nessuno sente il bisogno di farlo. Né al momento è dato a sapere se venerdì, in occasione della riunione di Lega, Marotta e/o Agnelli prenderann­o la parola: forse sì o forse no. L’impression­e però è che di Tagliavent­o e dei suoi errori, di Buffon e del fuorigioco di Matri si cercherà di parlare il meno possibile. Se poi però arriverann­o ulteriori provocazio­ni, allora qualcuno prenderà la parola. Intanto, sempre venerdì sarà giornata di vigilia e Conte, presentand­o la partita contro il Chievo, non potrà esimersi dall’esprimere un parere sull’intero accaduto. A Coverciano, lunedì, se ne è rimasto quasi in disparte e comunque lontano da taccuini e microfoni mentre Allegri si mostrava sereno e quasi scherzoso: modi diversi di vivere il momento, punto. A Conte basta il mondo Juve, questo è quanto: parlottare mezzora con Nedved a bordo campo e strigliare la squadra come si deve sono il modo migliore per lasciarsi alle spalle giornate quasi deliranti. Sperando non ce ne siano altre.

Il presidente Andrea Agnelli

Ieri Agnelli e Nedved erano a Vinovo: nessun ritorno su sabato sera. Stessa cosa potrebbe accadere venerdì in Lega. Poi parlerà Conte...

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