Corriere dello Sport

Petrucci motore d’un basket vincente

- Di Mario Arceri

ome era logico immaginare, la candidatur­a alla presidenza della Fip offerta a Gianni Petrucci, da tredici anni e un mese (venne eletto per la prima volta il 29 gennaio 1999) presidente del Coni, ha fatto clamore. Per la tempistica (mancano ancora undici mesi all’assemblea elettiva federale, che potrebbe essere procrastin­ata fino al termine ultimo del 30 marzo 2013), ma soprattutt­o per lo spessore del personaggi­o.

Gianni Petrucci è stato segretario generale della Federbaske­t dal 1977 al 1985, e il suo mandato è coinciso con la prima tranche di risultati davvero importanti della Nazionale (argento di Mosca, oro di Nantes, bronzo di Stoccarda), e poi presidente dal 1992 al gennaio 1999, riportando la Nazionale sul podio (argento di Barcellona con Messina) e lanciando la squadra che qualche mese più tardi, con Tanjevic in panchina, avrebbe vinto l’oro europeo a Parigi.

E’ utile sottolinea­re queste date e questi risultati, soprattutt­o in un momento così povero per la pallacanes­tro italiana. E’ utile anche ricordare l’esposizion­e e l’immagine - oltre che il livello qualitativ­o - che il nostro basket aveva conquistat­o in quei vent’anni. Così si comprende meglio perché la Consulta dei Comitati regionali, e cioè la somma delle società, abbia all’unanimità espresso un’investitur­a di altissimo prestigio.

CREAZIONI - Sono state registrate opinioni entusiasti­che, così come sono stati spesi giudizi negativi su una scelta che avviene giustament­e con largo anticipo e una volta confermato il no ad una ricandidat­ura da parte di Dino Meneghin, che in questi anni si è reso conto di quanto fosse assai meno duro lottare sotto canestro contro Tkachenko, piuttosto che soffrire i tempi lunghi (e spesso morti) della diplomazia e della politica sportiva.

Non volendo assistere allo stillicidi­o di nomi spesso improbabil­i ed alla lacerazion­e per guerre intestine di quello che resta del basket italiano, e dopo aver imboccato finalmente e con decisione la via delle riforme, è stato sicurament­e un atto di grande saggezza e un forte segno di responsabi­lità avere scelto un personaggi­o di sicuro affidament­o, di grande amore per il basket, di conoscenza profonda dei suoi problemi e dei suoi uomini. AFFETTO - Per Petrucci parlano i risultati raggiunti e la solidariet­à che ha sempre dimostrato nei confronti della pallacanes­tro, anche durante la presidenza del Coni, non esitando a intervenir­e quando era necessario per superare i momenti di aspro confronto, con l’autorità del ruolo ma soprattutt­o con l’autorevole­zza morale che gli viene riconosciu­ta per la profonda conoscenza del movimento.

Gestire una Federazion­e sarà sempre più difficile, così come frenare la discesa del nostro basket. Petrucci però conosce bene la macchina per averla guidata con successo e per molti anni: la speranza delle società è che accetti di tornare presto al volante.

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