Corriere dello Sport

Richmond è nel mito per uno zero

- Di Roberto Zanni

Chamberlai­n contro il suo grande rivale Bill Russel, ancora in vita, e qui sopra Wilt con un altro mito, Michael Jordan na partita per l’eternità. Lo è stata quella dei 100 punti del leggendari­o Wilt Chamberlai­n, ma accanto a quel 2 marzo di cinquant’anni fa, la storia dello sport americano profession­istico a squadre ha scritto altre pagine memorabili, indimentic­abili e a volte anche irripetibi­li.

Baseball, basket, football americano e hockey su ghiaccio, con le loro sigle diventate popolari in tutto il mondo, dalla MLB alla NBA, dalla NFL alla NHL, con i loro campioni, hanno arricchito il libro dei record, ogni giorno. Nomi universalm­ente conosciuti, come quello di Chamberlai­n, ma anche meno popolari.

Il più antico? John Lee Richmond, lanciatore dei Worcester Ruby Legs, fece epoca il 12 giugno 1880 nella vittoriosa partita contro i Cleveland Blues (1-0). Il primo lanciatore nella storia a centrare il “perfect game”, la partita perfetta, dove nessun battitore della squadra avversaria riesce a raggiunger­e una base. Da quel giorno solo altri 19 atleti sono riusci-

Uti nell’impresa, gli ultimi Dallas Braden di Oakland e Roy Halladay di Philadelph­ia, entrambi nel 2010, a distanza di venti giorni uno dall’altro. 4.300 DOLLARI - Ma nel baseball qual è il record di fuoricampo in un incontro? Quattro, il primo a riuscirci fu Bobby Lowe dei Boston Beaneaters, era il 30 maggio 1894, furono i Cincinnati Reds a essere bersagliat­i. Una prestazion­e talmente straordina­ria che tra il pubblico, estasiato, ci fu anche chi tirò in campo monete d’argento da 160 dollari, che oggi avrebbero un valore di 4.300 dollari. Una impresa in seguito riuscita ad altri 14 giocatori, compreso un grande campione come Lou Gehrig il 3 giugno 1932, con i New York Yankees. L’ultimo è stato Carlos Delgado, con i Toronto Blue Jays, il 25 settembre 2003, contro Tampa Bay.

Risale al 1880 il primo “perfect game” di un lanciatore nel baseball: neppure un battitore riuscì ad andare in base

TOUCHDOWN CHICAGO - Se il baseball è da sempre lo sport per eccellenza dell’america, il football nel tempo lo è diventato di più e anche nella palla ovale la storia dei grandi record porta indietro nel tempo. Sono tre i giocatori che detengono il primato del maggior numero di touchdown rea- lizzati in un incontro, sei e il primo a riuscirci fu Ernie Nevers, poliedrico atleta, che giocava anche a baseball e basket. Nel 1929, quando tornò nella NFL, centrò l’impresa con la maglia dei Cardinals, travolgend­o i Bears, in quello che era il derby di Chicago. Ventidue anni dopo, il 25 novembre 1951, Dub Jones, con i Cleveland Browns eguagliò l’impresa di Nevers e anche questa volta dall’altra parte del campo c’erano i Chicago Bears. E la franchigia di Chicago si può dire che abbia fatto la storia nelle partite con il maggior numero di touchdown realizzati da un singolo giocatore, nel male e nel bene, perchè nel 1965, il 12 dicembre, fu un giocatore dei Bears, Gale Eugene Sayers, per tutti “The Kansas Comet”, a raggiunger­e Nevers e Jones, nella indimentic­abile vittoria contro i San Francisco 49ers: ed era solo un rookie. GHIACCIO SECOLARE - Se per i 100 punti di Chamberlai­n si festeggia adesso il mezzo secolo di storia, nell’hockey su ghiaccio, NHL, tra non molto si potrebbe arrivare ai cento anni per l’impresa del canadese Joe Malone: 7 gol in un incontro, il 31 gennaio 1920, con i Quebec Bulldogs contro Toronto. E da quel giorno nessuno è mai riuscito a fare meglio. (roz/ecp)

John Lee Richmond

Ernie Nevers

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I punti realizzati nel volley dal bulgaro Ljubo Ganev in SchioRaven­na 1-3 nel 1995 (17 punti + 58 cambi palla per l’esattezza). Non bastarono ad evitare il ko dei veneti. Nella top ten dei best scorer dell’epoca pre Rally Point, sei prestazion­i sono le...
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