Corriere dello Sport

La Ferrari ha già il fiatone

E’ apparsa inferiore su tutto: giro secco, singoli settori, velocità di punta. Eppure Alonso la porta al 4° posto Resta lui la carta migliore della Rossa, ma va aiutato Hamilton precede Rosberg 7 motori Mercedes nei Top 9

- di Fulvio Solms

Bisogna fare appello alla più luminosa fede ferrarista per immaginare che questo Mondiale si possa rovesciare: sempre più su la Rossa fino a vincere il titolo, surclassan­do la Red Bull e piegando la muscolare superiorit­à della Mercedes. Parlando di fede eccoci nei territori della religione - non è questo il tifo, in fondo? -, dove sono possibili i miracoli. Massì, vogliamo crederci.

Certo Maranello dovrà fare appello a tutte le risorse che ha, e forse oltre, perché dietro al comodo trionfo di Lewis Hamilton in Malesia - una mano sul volante, gomito di fuori e musica house a palla - c’è una Mercedes che meglio di qualsiasi altro team ha interpreta­to la tecnica e lo spirito della nuova era che eleva su tutto, come valore, la moderazion­e nei consumi.

La Stella tedesca ha compiuto un capolavoro. Il motore - sorry: power unit - è il più efficiente dei tre, e Hamilton ieri ha messo una forte prelazione che varrà per la corsa al titolo, nei confronti di Rosberg. Non è per via della nomea peraltro meritatiss­ima di top driver, né per il suo titolo 2008 ormai reso color seppia da quattro anni di Vetteleide, ma per ciò che ieri ha dimostrato di saper fare: andare più forte di Rosberg, consumando di meno.

E la doppietta è incastonat­a in qualcosa di ancor più prezioso: la presenza massiccia di motori Mercedes nelle prime posizioni, tenendo conto delle scuderie clienti. Sette tra i primi nove, appena disturbati dalla presenza di due corpi estranei: la Red Bull-Renault di Vettel - sono già tornati, non c’è niente da fare, e non sono ancora al meglio - e la Ferrari-Ferrari di Alonso, anche ieri straordina­rio nel tirar fuori il meglio da quel che aveva per le mani. La F14 T non è tra le migliori macchine nei tempi sul giro, né nei singoli settori o nelle velocità di punta ma Fernando la porta lì, a bagnarsi il naso di champagne proprio sotto al podio. Un asset importanti­ssimo, Alonso, che Maranello possiede e gli altri no: occorre cambiare passo e continuare a sfruttarlo nel miglior modo possibile.

L’unico motore Mercedes non arrivato al traguardo può paradossal­mente ritenersi imbattuto, non essendosi mai acceso: chissà come avrebbe concluso - magari lì davanti nel gruppo della cavalleria tedesca - la Force India di Perez, se non si fosse paralizzat­o in garage al momento di andare in pista. L’intero impianto è andato in protezione: bizze dell’elettronic­a e questo è stato l’unico tributo dei motori Mercedes al noviziato della propulsion­e ibrida che Ferrari e Renault stanno pagando salato, sia pure con modalità diverse.

IL VALORE DELLA ROSSA - Paradossal­mente Maranello è quella messa peggio, perché la sua unità motrice non ha avuto mai gravi problemi e pertanto questo è il potenziale che sembra poter esprimere. Al contrario, sappiamo quanto Red Bull e Renault abbiano sofferto nei test invernali, quasi mancandoli di netto: ma nonostante gravissimi problemi di raffreddam­ento, guardate com’è uscito Vettel dalla corsa più torrida dell’anno. E due podi in due gare - per quanto quello di Ricciardo a Melbourne sia stato cancellato da una squalifica - rivelano come la Red Bull non abbia scritto la sua candidatur­a al Mondiale con inchiostro simpatico.

La fede però può tutto e la Ferrari, per le eccellenze che ha al suo interno, anche. In un certo senso il destino del Mondiale è nelle sue mani.

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