Nicchi fa irritare il Coni e la Figc
La riduzione del quorum per la sua rielezione scatena le reazioni: presto un confronto, l’idea è quella di fermarlo
No, i cambiamenti al regolamento dell’Aia erano noti, da tempo, anche nelle stanze che contano del Coni e della Federcalcio (il Corriere dello Sport-Stadio lo scrisse a fine febbraio 2014). Soprattutto, l’abbassamento del quorum al 55% per il terzo mandato. Ma - pure che si tratti di falsi bersagli per far passare l’obiettivo principale - sono state le altre ipotesi di modifica a creare irritazione, imbarazzo, sorpresa nei due organismi che - gerarchicamente - sono superiori (e sovrani) nei confronti dell’Associazione arbitrale.
No, i cambiamenti al regolamento dell’Aia erano noti, da tempo, anche nelle stanze che contano del Coni e della Federcalcio (il Corriere dello Sport-Stadio lo scrisse a fine febbraio 2014). Soprattutto, l’abbassamento del quorum al 55% per il terzo mandato. Ma - pure che si tratti di falsi bersagli per far passare l’obiettivo principale - sono state le altre ipotesi di modifica a creare irritazione, imbarazzo, sorpresa nei due organismi che - gerarchicamente - sono superiori (e sovrani) nei confronti dell’Associazione arbitrale. Ufficialmente, nessuno si espone. Il presidente del Coni, Malagò, da Dubai, fa sapere che ne dovrà «parlare con il presidente della Federcalcio, Tavecchio». Il quale, da parte sua, deve attendere la Commissione per le Carte federali, al quale il testo modificato (ma occhio, che già nelle ultime ore qualcosa sta cambiando ancora) finirà dopo che l’Aia lo avrà consegnato nelle mani del Presidente Figc. Ma certo la cosa non gli ha fatto piacere. Non è certo un esempio di democrazia, trasparenza, terzietà. E l’addurre i principi fondamentali del Coni è una scusa, come vedremo. Insomma, una bella bufera di fine anno, firmata Marcello Nicchi. REAZIONI. Una bufera come quelle che scatenava quando arbitrava (l’espulsione di Andersson in Vicenza-Bologna finì addirittura in Parlamento, Ulivieri lo assolse, «è umano sbagliare, un po’ meno umano è che si creda Gesù» disse l’attuale presidente dell’Assoallenatori). Ma d’altro canto non si può chiedere a chi è abituato a comandare da solo - in campo l’arbitro lo è, additional o meno - di cambiare, pure se adesso ricopre un ruolo di rappresentanza di oltre trentaduemila associati. Malagò, a Dubai per il Globe Soccer, è stato colto di sorpresa: «Si tratta di una questione interna al mondo del calcio e, quindi, prima di fare qualsiasi commento o dichiarazione devo prima consultarmi con il presidente della Federcalcio Tavecchio». Ma la sua irritazione è stata palpabile. Perché pure il Foro Italico ha regole ferree in tema di elezioni. Pensate: Nicchi vuole regnare ancora sul suo feudo mentre il Presidente del Coni non può presentarsi per il terzo mandato. Lo stesso dicasi per i membri della Giunta. Abete, che ne fa parte da due mandati pieni, non potrà più farne parte. Lo stesso dicasi per Agabio, che della Giunta è stato vicepresidente. Niente, strada sbarrata, pure volesse essere un semplice membro. UNICITÀ. La sorpresa è dovuta anche al fatto che l’Aia è l’unica componente arbitrale, fra tutte le federazioni, a sedere nel Consiglio federale e ad avere diritto di voto. Non succede da nessuna altra parte nello sport italiano. Eppure questa conquista (non certo attribuibile, come paternità, all’attuale vertice) non sembra bastare a chi sta cercando di piegare il regolamento «ad personam». «Ma come, in questo vogliono essere unici e poi, quando gli fa comodo, vogliono uniformarsi agli altri?» fanno notare nelle segrete stanze. a far storcere il naso c’è anche la storia del «55% voluto dal Coni», che sembra essere uno specchietto per le allodole. Nei Principi Fondamentali, quella soglia è riferita all’elezione dei soli presidenti federali (sui quali vigila il Governo dello sport, non certo sui presidenti degli arbitri) perché, una volta eletti, fanno parte di diritto del Consiglio Nazionale del Coni. Punto. Per il resto, gli stessi principi lasciano ampia libertà alle varie componenti federali. Come dimostrano i regolamenti elettivi di Lega di A (trequarti in prima e seconda votazione, dueterzi in terza), B (dueterzi in prima e seconda votazione, 50+1 in terza) Lega Pro (maggioranza qualificata in prima votazione, maggioranza relativa in seconda e terza) e LND (50+1 in prima votazione e poi maggior numero di voti espressi al ballottaggio. La Lnd per il terzo mandato ha avallato la soglia del 55%) della Figc. Tutti diversi, uno dall’altro. ATTACCO. C’è poi il problema del Comitato di Garanzia, che Nicchi intende depotenziare e rendere un suo strumento di governo. Perché nel testo circolato a Salerno il 21 dicembre in occasione del Comitato Nazionale in composizione allargata, sarebbe dovuto essere il Presidente dell’Aia a proporre «al Comitato Nazionale i nominativi del Responsabile e dei componenti del Comitato dei garanti». Peccato che uno sia di esclusiva pertinenza del presidente del Coni e sembra essere l’obiettivo principale di Nicchi, visto che nel testo corretto in fretta delle ultime ore, si tornerebbe ad un membro nominato dall’Aia e gli altri due dalla Figc. Già, perché il Prefetto Mazzilli, nominato da Petrucci e confermato da Malagò, vorrebbe (anche) portare ordine nel Codice di giustizia dell’Aia, oggi un po’ troppo “soggettivo” a confronto di quello della Federcalcio, che detta pene certe per le violazioni commesse. Per qualcuno, pene forse troppo certe....
Il Coni prevede il quorum al 55% solo per l’elezione del presidente di una federazione Al Foro Italico non hanno gradito l’intromissione sulle nomine del Comitato dei Garanti L’Aia è l’unico organo arbitrale con diritto di voto presente in una federazione italiana