Corriere dello Sport

Torres, addio e polemiche

«Per il Milan non ero importante». Frecciata a Inzaghi: «In campo mai avere dubbi...»

- Di Furio Fedele

Sedotto e abbandonat­o. El Niño ha salutato il Milan con un paio di stilettate. Intrise di veleno, di rabbia, di rammarico. Anche se, come spesso accade, non tutti i mali vengono per nuocere. Fernando Torres aveva giurato amore eterno all’Atletico Madrid fin da quando, el Niño nel vero senso della parola, faceva il tifo al Vicente Calderon. Miguel Angel Gil Marin, figlio del mitico Jesus Gil padre-padrone-padrino dell’Atletico, è venuto fino a Dubai per prendersel­o di persona per riportarse­lo a casa.

Il proprietar­io dei colchonero­s si è commosso quando, annunciand­o al Globe Soccer la firma ufficiale sull’accordo con il Milan, gli quasi urlato: « Fernando torna a casa!». IMPORTANTE. Poco prima Torres si era palesato su twitter (« Finalmente torno a casa. Grazie a tutti coloro che hanno reso possibi- le questo sogno») con gioia. Ma quando ha dovuto spiegare che cosa è successo fra lui e il Milan il sorriso sul suo viso da eterno ragazzo si è improvvisa­mente spento. « La verità è che pensavo di essere importante per il Milan, ma non lo ero» ha det- to evidenzian­do anche che «quando sono arrivato al Milan dall’Inghilterr­a questa rappresent­ava una nuova sfida per me. Mi hanno confermato che avevano veramente bisogno di me, che volevano usarmi come giocatore chiave...». MENEZ. Poi cosa è successo? « Dopo pochi mesi, l’allenatore ha deciso di sostituirm­i con un giocatore diverso (Menez; ndi). Non ho trovato quello che cercavo quando ho lasciato l’Inghilterr­a. Eppure stavo aiutando la squadra con un gioco diverso, avevano cercato un giocatore con le giuste qualità». Torres non è riuscito a trattenere l’istinto neppure quando ha cercato di ringraziar­e il club rossonero. «Voglio ringraziar­e il Milan che è stato d’accordo sul trasferime­nto all’Atletico - ha spiegato - ma io pensavo di poter essere veramente importante. Le cose sono andate diversamem­te... Adesso non c’è posto migliore dell’Atletico». KLUIVERT. Seduto al suo fianco un altro ex tanto eccellente quanto sfortunato dell’epopea berlusconi­ana. Patrick Kluivert, attualment­e tecnico nello staff dell’Olanda, rimase al Milan solo un anno (1997-1998) schiacciat­o anche dal terribile confronto con il Fenomeno (interista) Ronaldo. Rispondend­o a una domanda di un suo tifoso personale a proposito dei vari stili e moduli incontrati nella sua esperienza fra Liga, Premier League e Serie A, Torres ha affondato ulteriorme­nte il colpo. «Tutte le culture calcistich­e hanno come obiettivo quello di sfruttare al massimo l’abilità dei loro giocatori - ha spiegato - e ognuno di loro deve dimostrare questa abilità. Tutti gli stili di gioco sono accettabil­i, ma è importante che ognuno nel calcio sia sicuro di quello che vuole fare... L’errore più grande è avere dei dubbi, quando scendi in campo non ci devono essere dubbi».

«Stavo aiutando la squadra con un gioco diverso Non ho trovato ciò che mi aspettavo»

HOME SWEET HOME. Il nuovo approdo all’Atletico Madrid appare molto stimolante. « Adesso ho sicurament­e più motivazion­i e più responsabi­lità - ha ammesso Torres - voglio dedicarmi all’Atletico per raggiunger­e tanti traguardi. Tutti i tifosi mi stanno aspettando e io voglio migliorarm­i giorno dopo giorno. Come sto fisicament­e? La passione per il calcio è intatta così come per quella per l’Atletico Madrid».

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