Corriere dello Sport

La spinta di Zamparini «Noi dietro le grandi»

«Dallo stadio al mercato: ecco come crescerà il mio Palermo»

- Di Salvatore Geraci

Zamparini? Di più. Sono passati quasi tredici anni dal 21 luglio del 2002, quando rilevò il pacchetto azionario da Franco Sensi ed oggi, sembra la reincarnaz­ione, spirito e anima, del personaggi­o scatenato e battaglier­o di quel tempo. Di sicuro, il più grande presidente della storia calcistica palermitan­a è un re che non abdica. A 73 anni riparte con un progetto quinquenna­le e, per non perdere l’abitudine, affonda il coltello nelle ferite della politica e del calcio mentre, a sorpresa, piazza il Palermo, al culmine del ciclo, «a ridosso delle tre, quattro grandi...». Il Palermo arriva da un anno strepitoso, ma anche con il rosso fisso nel bilancio. Che fare? « Rimboccars­i le maniche, organizzar­si. In Italia, non c’è una Lega calcio con un personaggi­o che tuteli le società ma un blocco di potere mutevole, come un’azienda priva di guida, di strategie e di obiettivi. Manca il buon senso e il calcio è la fotocopia dell’Italia attuale, un paese allo sbando senza uomini di qualità per rimetterla in sesto. Prendiamo la questione degli stadi. Il Comune non mi ha neanche risposto, il progetto è chiuso nel cassetto da due anni. Eppure uno stadio, costo cento milioni, dà allo Stato circa venti milioni di iva, più tasse per tre, quattro milioni all’anno sia allo Stato che al Comune. Una follia di questa Italia, una follia del calcio. In Italia prevale la cultura del non fare. A Palermo, per i politici lo stadio è solo una speculazio­ne. Nel calcio hanno creato piccoli orticelli personali. Ha ragione il Corriere dello Sport-Stadio quando denuncia il potere della presidenza dell’Aia. Perché gli arbitri dovrebbero restare fuori controllo, se a pagare sono io? Mi sono stufato di gridare, sono disperato, questo è un paese fallito, che si sta disintegra­ndo». Intanto, il Palermo è costretto alla rimodulazi­one degli stipendi. Senza l’appoggio delle banche, con l’intervento personale di Zamparini se qualcuno avesse bisogno. « I contratti sono garantiti. Siccome abbiamo delle entrate differite, è come se facessimo accordi con la clausola di un trenta, cinquanta per cento subito e il resto a fine stagione (con gli interessi, ndr). La B ha lasciato passività da sanare. La svolta? Ho preso Cardinalet­ti, una persona di valore che conosce il settore. Il Palermo ha la fortuna di avere un presidente serissimo e un amministra­tore altrettant­o serio e capace. Presentere­mo alle banche e a tutti il progetto che ci permetterà un bilancio autonomo e positivo». Insomma, garantisce Zamparini. « E chi? Però i tempi sono cambiati. Quando lo Stato invece di aiutarti viene a razziare i tuoi beni e l’economia è ferma, la liquidità sparisce. Il Palermo aveva con le banche 35

Maurizio Zamparini circondato da alcuni uomini del suo staff: da sinistra Dario Baccin, Andrea Cardinalet­ti e il tecnico Giuseppe Iachini milioni di fidi, oggi zero. L’aiuto del sistema è sparito. E mi creda, solo il calcio ha entrate sicure. Alle banche chiedo: col sottoscrit­to quanto ci avete rimesso? Zero. E quanto guadagnato, con gli interessi? Tra l’altro, investitor­i stranieri sono già entrati in diverse operazioni del mio gruppo, con le quali offriremo altre opportunit­à di lavoro. Ne sentirete parlare. Dopo 50 anni sono trattato come un lazzarone e mi dicono no, non hai fatto niente. Invece, ho creato posti e ricchezza. Spero di farlo nel calcio». Piano finanziari­o, e poi? «Piano di bilancio che comprende marketing, monte stipendi, politica societaria. Un nostro incaricato, Gerolin, è in Sudamerica da venti giorni e ci resterà fino a tutto gennaio. Arriverann­o altri Pastore, Dybala, Cavani per un programma con precisi obiettivi che sono quelli di un Palermo subito dietro alle tre, quattro grandi». Iachini ha un ruolo centrale in questa operazione. « E’ il capo del settore tecnico, dialogo aperto e continuo con il sottoscrit­to. Il suo staff mi piace, compreso il ragazzo... Baccin, lo chiamo così. Si consultano fino a prima delle partite, poi in campo tocca a Iachini. La collaboraz­ione è indispensa­bile. Da quan- do sono a Palermo è la prima volta che riesco a realizzare un risultato del genere, grazie all’intelligen­za, alla profession­alità, al buon senso e all’umiltà di Iachini». Zamparini, Cardinalet­ti, poi? Mi parli dell’altra squadra. « Baiguera mi aiuta anche nella parte immagine e marketing del gruppo Zamparini. Baccin è preparato, lo avevamo in casa. Non vogliamo gente di passaggio. Con Ceravolo, abbiamo sbagliato e ci ha rimesso il posto perché era in forte contrasto con il tecnico e non si è inserito. Daniela è con me da trent’anni ed ha la mia stima incondizio­nata. I giovani? A 35 anni avevo duemila dipendenti e quattro figli. Non avranno esperienza, di sicuro voglia di fare e di proporre. Francavill­a è un medico, intelligen­te e di buon senso. Ha un solo difetto è... palermitan­o, come Cracolici, il team manager, altro profession­ista, attento e disponibil­e. Felicori è uno dei migliori segretari sportivi del calcio italiano. Galli, direttore operativo e Busto, direttore marketing e comunicazi­one, sono molto apprezzati».

«Stiamo cercando in Sudamerica gli eredi di Pastore e Cavani. Ho creato un ottimo staff...»

Scusi presidente: qual è il difetto dei palermitan­i? (ride, ndr) «Di essere orgogliosi oltre misura e di vedere le cose con pessimismo. La stessa mentalità del tifoso».

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