Brugman: Ho capito già cosa vuole Iachini
«Mi gioco tutto. Conquisterò Palermo e un posto da titolare»
La storia romanzata di Gaston Brugman comincia all'età di quattro anni quando l'Estudiantes Rosario lo inserisce tra i pulcini per farne una stella. A quell'età, infatti, Gas palleggiava senza far mai cadere la palla. Un fenomeno. "Vuoi vedere che diventerà un campione" diceva il padre che per il suo compleanno gli regalò il primo pallone. E infatti nove anni dopo, Gaston passa al Penarol, facendo avanti e indietro da Rosario, dove il talentuoso uruguaiano è nato il 7 settembre del 1992, prima di trasferirsi definitivamente a Montevideo. «I miei inizi sono stati duri. Il calcio mi ha costretto a cam- biamenti radicali e improvvisi. Ho lasciato la mia città, Rosario, di diecimila abitanti e sono passato alla capitale, Montevideo, un milione e mezzo, non senza difficoltà». Nel '97, l'Empoli lo acquista per 125.000 euro. Sorpreso della proposta arrivata a soli 15 anni. «Sapevo che non sarebbe stata una passeggiata, ero un ragazzino, per fortuna a Empoli accolsero la mia proposta di portare in Italia l'intera famiglia. Non ho sfondato, non so se è stato un errore di gioventù. A fine contratto decisi di non rinnovare. Debbo ringraziare però la società che mi ha aperto la strada. Ad Empoli ho imparato il calcio italiano, esperienza formativa fondamentale per quello che sono oggi e per ritagliarmi uno spazio in A». Dall'Empoli al Pescara, per 400.000 euro, in una serie A conquistata e lasciata con il prestito al Grosseto. «Il Pescara si fece avanti con una proposta concreta che mi convinse. Con Stroppa, il mio primo anno di A, avevo diciannove anni, ogni cosa era una novità, e comunque forse avrei meritato qualche opportunità in più». Poi il rientro a Pescara. E sembra la volta buona. Mino Raiola, il procuratore di campioni come Ibrahimovic, Pogba e Balotelli, lo porta ad un passo dal Villareal, che mette sul piatto cinque milioni di euro. Ma il sogno s'infrange il 10 maggio 2014 contro il Siena: Brugman si rompe il crociato anteriore del ginocchio sinistro. « Paradossalmente quella dell'infortunio fu proprio la mia stagione migliore. La gioventù ha giocato a mio favore. Il passato non conta. Il tecnico Marino mi ha impostato come regista ed è arrivata la valorizzazione. Senza l'incidente potevo fare di più? E' andata così...». Da Gas al Pirlo d'Abruzzo il passo è breve. Zamparini lo nota. Un'altra delle sue scommesse. Alla quale partecipa Brugman. Vero? «Il centrocampo del Palermo è ricco di grandi giocatori con più esperienza, mi tocca dare il massimo per conquistare un posto da titolare, oggi la strada sembra in salita, il ritiro serve per prepararsi e per presentarsi al via con una squadra già pronta nella quale spero di esserci». Palermo, negli ultimi anni, ha avuto tanti uruguaiani: Cavani, Hernandez, Rios. Si sente pronto per raccoglierne l'eredità? «Sì, non ho dubbi e debbo ringraziare il Palermo e il Pescara che mi hanno dato l'opportunità del salto di categoria. Io ci sono, poi per stabilire le gerar- chie parlerà il campo». Gli uruguaiani, a Palermo, hanno avuto momenti difficili, lo stesso Cavani è stato fischiato. «Tutti attraversano periodi tormentati e possono avere problemi di ambientamento. Ho il vantaggio che da anni sono in Italia. E poi non bisogna mai abbattersi, l'importante è trasformare i fischi in applausi». Palermo per tornare a crederci. Non un salto nel buio. «Chi non ha seguito il Palermo la scorsa stagione? Ha disputato un ottimo campionato, in attacco due giocatori straordinari con Dybala e Vazquez. Ripartiamo con tante speranze e con la certezza di un gruppo unito che vuole sorprendere. Non conoscevo nessuno. Avevo parlato con Dybala in occasione degli scontri diretti in B, si vedeva che era contento e felice dei compagni, dello staff tec- nico e della città. Ci siamo anche scambiati la maglia. Con Iachini c'è il rapporto di campo, il più importante. Ho capito subito cosa vuole: poche parole e molto impegno. E intanto lui mi studia». Paragonato a Montella ai tempi in cui si pensava fosse un attaccate o un trequartista, poi a Recoba. Ma Gas ha un solo idolo: Kakà. «Mi piace fare il regista, prendere tanti palloni, giocarli e non disdegno l'assist o la via del gol. E posso interpretare altri ruoli. Di sicuro, non sono preoccupato, ma consapevole che si tratta di un anno decisivo nel quale debbo crescere e giocare una partita in A per avere le prime impressioni e capire cosa si prova. L'esperienza in B mi ha trasmesso tranquillità per questa nuova avventura. La A è comunque un'altra cosa. Mi gioco tutto».
«Il centrocampo rosanero ha grandi giocatori, so che per esserci dovrò dare il massimo» «Mi piace fare il regista, dare assist e anche segnare. Sarà il mio anno decisivo»