MACCARONE «Ma quattro anni fa mi davano per finito...»
A 36 anni ha segnato già 8 gol nel girone d’andata
Poco meno di un’ora con Massimo Maccarone è sufficiente per comprendere le ragioni fondamentali per cui l’Empoli non è catalogabile sotto la definizione “miracolo”, ma sotto quella di “fenomeno da studiare”. Empoli è un concetto reale, un progetto finito e mille volte rielaborato, un prodotto completato e sempre migliorabile. In un rapporto ambiente/ risultati/investimenti/spettacolo, Empoli è il meglio della Serie A. «Molti mi chiedono come sia possibile che, alla mia età, invece di rallentare o addirittura di smettere, riesca ancora a migliorare. La risposta è semplice: si chiama Empoli». Maccarone non è solo il cannoniere e il capitano di questa squadra, che sarebbe già abbastanza, è lo spirito dell’Empoli, è la sua incarnazione. Domanda: lei è ancora senza contratto, se ora si facessero sentire squadre come Juve, Inter, Milan, accetterebbe di lasciare Empoli? «Mai. Resto qui per sempre, anche quando smetterò di giocare, con la mia famiglia. Il presidente e il diesse hanno detto che per firmare il nuovo contratto impiegheremo meno di un secondo. Io la penso come loro. Visto quanti gol sto segnando e quanti punti sta facendo la mia squadra, c’è chi mi chiede pure se non avverta il senso di un’occasione sprecata, di una carriera che poteva darmi più soddisfazione. Rispondo che non ho rimpianti, perché con un altro tipo di carriera magari non avrei avuto la possibilità di fare questi fantastici quattro anni nell’Empoli, i più belli da quando gioco a calcio». Ora non vorremmo allargare troppo il concetto, rischiando di esagerare, ma se fate la stessa domanda ad Antognoni e Riva vi risponderanno alla stessa maniera. Maccarone ha l’Empoli dentro di sè e questa è la spiegazione della sua nuova giovinezza.
Ripartiamo dalla squadra. Non c’era il timore all’inizio di aver perso tanto durante il mercato e, di conseguenza, di rischiare tantissimo? «Era finito il ciclo di Sarri e se n’erano andati giocatori importanti come Vecino, Rugani, Hysaj e Valdifiori, è ovvio che con cambiamenti del genere non sai mai quello che può succedere. Ma i ragazzi che sono arrivati al loro posto non hanno avuto problemi a inserirsi e si sono adattati subito al nostro modo di pensare».
Come gioco fra l’Empoli di SarriequellodiGiampaolola differenza sta probabilmente nella ricerca di una maggiore qualità tecnica. Non che Vecino e Valdifiori fossero scarsi tecnicamente, ma oggi Paredes e Zielinski danno, sotto quel profilo, perfino qualcosa di più. «La qualità tecnica dell’organico è aumentata, questo è vero. Però giocatori come Paredes e Buchel hanno portato anche più agonismo, vanno in tackle ed entrano in scivolata, c’è più aggressività rispetto all’anno scorso. E’ rimasta invece la qualità della difesa: noi non giochiamo mai con la palla lunga, non abbiamo quelle caratteristiche, anche perché abbiamo difensori che sanno “pulire” la palla».
Costa, che non è più un ragazzino, è stato una delle sorprese: mica era facile non far rimpiangere Rugani. «Sì, è stato una bella sorpresa. Ci aiuta anche fuori dal campo perché ha personalità e carisma».
Da Hysaj a Mario Rui. Per Giampaolo hanno caratteristiche simili. «Mario ha fatto bene anche l’anno scorso, ora sta continuando a crescere. Farà carriera anche perché in giro non vedo terzini di sinistra troppo forti».
Chi l’ha stupita di più fra i giovani? «Paredes. E’ l’esempio del centrocampista completo, bravo nella costruzione del gioco così come nella fase di rottura».
Visto che siamo agli ex romanisti, sta esplodendo anche Skorupski: fra i pali è fortissimo. «Quando un portiere ha la possibilità di giocare con continuità, se è bravo migliora. Così sta succedendo a lui».
A proposito di giocate: si aspettava lo scavetto-assist di Zielinski per il suo gol a Bologna? «Sì, perché lo aveva già fatto contro il Carpi. Ormai non mi sorprendo più di niente...».
Finora abbiamo cercato la lineadicongiunzionefragliultimi due Empoli. Ci dice invece qual è la prima differenza? «Sono aumentate la concretezza e la consapevolezza. Per spiegare il primo aspetto bastano i risultati: l’anno scorso a questo punto del campionato avevamo 19 punti, comunque tanti, quest’anno siamo a 30; avevamo segnato 17 gol, non pochi, quest’anno siamo a 24. La consapevolezza della nostra forza ci è data invece dall’esperienza dell’ultima stagione:
E’ il capitano e il cannoniere dell’Empoli che sorprende. «Ora siamo più tecnici»
«Sono in scadenza di contratto, ma resterò per sempre a Empoli. Direi no anche alle grandi»
«L’Europa League? I tifosi devono sognare, noi dobbiamo restare con i piedi per terra»
Massimo Maccarone, 36 anni, è alla sesta stagione nell’Empoli
allora solo Tavano, Vecino ed io conoscevamo la Serie A, tutti gli altri erano debuttanti, adesso è diverso. Eppure sono sicuro che questi ragazzi possono ancora crescere».
Sarri e Giampaolo: qual è il punto che li unisce? «Hanno la stessa idea di calcio. Quando andiamo in campo, sappiamo tutto quello che dobbiamo fare proprio come succedeva l’anno scorso. Studiano, si aggiornano e le loro squadre sono perfettamente organizzate».
E il punto che li separa? «Col gruppo dei giocatori hanno lo stesso tipo di rapporto, Sarri è un po’ più aperto, Giampaolo un po’ più chiuso. Io lo conoscevo dalla stagione di Siena, con lui avevo segnato 9 gol e sapevo che avrebbe fatto bene anche a Empoli».
Settimo posto, un punto davanti al Milan, tre sulla Lazio: quando sente parlare di Empoli
da Europa League cosa pensa? «Che i tifosi fanno bene a sognare e noi a restare con i piedi per terra. Siamo una squadra forte che ha un obiettivo preciso: la salvezza. Per questo ora viene il bello».
Quest’anno segnate di meno su calcio piazzato. «Perché ne facciamo di più su azione».
Un fenomeno dentro un altro fenomeno: in tutta la sua carriera, solo una volta aveva segnato 8 gol nel girone d’andata in Serie A, sei anni fa nel Siena. Cosa c’è dietro all’ultimo Maccarone? «Non ho mai avuto infortuni seri e questo mi ha aiutato. Ma soprattutto da cinque anni curo con molta attenzione il mio fisico. Ho un fisioterapista personale, Luciano Dati (ex della Fiorentina ai tempi di Batistuta, ndr) che lavora per me due volte a settimana e sto attentissimo all’alimentazione. Quando ne parlo sembro un po’ triste, mangio pasta e riso in bianco o al pomodoro e petto di pollo. A Natale non ho toccato un dolce».
E la birra d Bologna, allora? «La birra fa bene, la bevo volentieri, e poi quella era di un pub di amici miei».
Forse Empoli le ha dato quello che ha sempre cercato: tranquillità, sicurezza, piacere del lavoro. «Sì, per me Empoli è tutto questo. Quattro anni fa mi davano per finito e in queste quattro stagioni ho segnato 60 gol, sono andato sempre in doppia cifra. Il gioco di Sarri mi ha agevolato e nell’Empoli io mi diverto, in partita e in allenamento. E finché mi diverto, continuo a giocare».
Se non ci fosse Higuain, potrebbe anche pensare a trasformarsi nel Toni dell’anno scorso. «Ma Higuain è un fenomeno