Corriere dello Sport

«Noi, in strada tra paura e insulti»

- A.g.

In quell’angolo di far west che è la strada, i corridori profession­isti devono lavorare. «Faccio una media di 16-17mila chilometri in bici ogni anno, se ci metto anche le corse arrivo a 3233mila». Sonny Colbrelli ha 29 anni, è profession­ista da 7, corre per la Bahrain Merida di Nibali e Pozzovivo. E’ a Livigno per un periodo in altura in preparazio­ne dell’ultima parte della stagione, quella che porta al Mondiale dello Yorkshire, che si addice perfettame­nte alle sue caratteris­tiche. Bresciano di Casto, in valle Sabbia, vive a Salò con la compagna Adelina e la piccola Vittoria, che non ha ancora dieci mesi. Sonny va in bici tutti i giorni. «Posso dire che la strada è il mio ufficio, sulla strada passo gran parte della mia giornata. Quando non sono alle corse, tengo una media di 25-30 ore a settimana. Però la situazione sta degenerand­o: sai quando parti e non sai quando arrivi, e soprattutt­o come. A volte ho paura ad uscire».

La confession­e di Colbrelli fa pensare. Non ha problemi a fare una volata al Tour a velocità forsennata nel gruppo compatto, eppure ha paura di uscire in bici sulle strade del lago di Garda. «D’estate cerco di evitare la statale del lago, c’è troppo traffico. Quando sei da solo è peggio, le macchine ti sfiorano, qualche volta ti prendono con lo specchiett­o. Quando sei a due a due almeno sono costrette a rallentare per superarti». Come fanno i corridori quando si allenano? «Io mi fermo al rosso, una volta non l’ho fatto e mi hanno fatto 176 euro di multa, giustament­e. Qualche volta alle rotonde però non ci fermiamo. Ma il problema non siamo noi, il problema sono gli automobili­sti. Quando si trovano 30-40 amatori che tengono tutta la strada hanno anche ragione ad arrabbiars­i, ma devono sempre tenere conto noi che siamo in bici siamo indifesi: il casco è l’unica protezione. Fatte le proporzion­i, è come trovarsi con un’utilitaria in mezzo a una strada piena di Tir».

In pieno far west. «Ci mandano a quel paese, ci urlano di andare sulle ciclabili. Io posso anche farlo, quando la ciclabile c’è. Ma se quel giorno devo andare a 40-50 km orari, sulla ciclabile trovo il papà con i bambini e le bicicletti­ne con le ruotine, e mi manda a quel paese lui. E quando devo fare le salite?».

La ciclabile non è la soluzione per un profession­ista. «Il primo giorno qui a Livigno ero in salita con Alberto Bettiol, affiancati. E’ passata una macchina, ci ha sfiorato. Io ho gridato. L’automobili­sta si è fermato, è sceso, mi ha spinto e mi ha fatto cadere in mezzo alla strada. Davanti ai suoi bambini. Dimmelo tu cosa possiamo fare».

Colbrelli: 16.000 km l’anno là fuori, siamo indifesi. La ciclabile? Ci sono i bambini...

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BETTINIPHO­TO@2019 Sonny Colbrelli, 29 anni

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