SAGRAMOLA «ERANO 1.200 SOLO PER NOI»
«Un numero incredibile di ragazzi per le selezioni del settore giovanile: potevamo sceglierne solo 120»
Amministratore delegato, un ruolo scolpito sulla pelle. Rinaldo Sagramola, romano di 65 anni, pioniere della Lodigiani che fu, un uomo e un titolo incorporato: «Vede Palermo e poi ritorna». C’era nel 2004, con Zamparini, c’è anche oggi con Mirri. Come se fosse una legge non scritta. «Innamorato di questa città, al punto che acquistai casa durante la mia prima esperienza. Zamparini venne a saperlo e mi disse “ma pensi di mettere radici? Guarda che deciderò io fino a quando resterai qui”. Una battuta che era una premonizione». Al punto che Sagramola è di nuovo lì, accanto al fidatissimo Renzo Castagnini, il direttore sportivo scopritore di talenti per eccellenza. «Quando il 24 luglio ci comunicarono che avevamo battuto la concorrenza, Mirri era felice come un ragazzino. Non c’era tempo da perdere, andammo in moto dal notaio per gli aspetti burocratici. Indimenticabile». In moto, il rettilineo e strada spianata per il nuovo Palermo in fasce.
COPPIA FISSA. Sagramola e Castagnini hanno il pilota automatico incorporato. Non c’è bisogno di mille riunioni, basta uno sguardo per capire cosa e come fare. Sono reduci da un altro salvataggio quasi impossibile: il Brescia stava sparendo, bisognava coniugare salvezza sportiva (in serie B) e tutela del bilancio. Doppia impresa centrata e un bella eredità tecnica consegnata a Cellino, al punto che i sette undicesimi della promozione in A erano quelli protagonisti già la stagione precedente. «Quando Mirri mi ha detto “per me tu sei fondamentale”, io ho subito pensato a Renzo come ai tempi di Brescia. La scommessa è eccitante, ma in fondo non la riteniamo una scommessa perché ci sono basi solide. Quando vieni a Palermo non pensi alla categoria, non può mai essere serie D». Castagnini lo guarda: «Lui è instancabile, lavora 20 ore al giorno, lo trovi sempre qui in ufficio, non va a pranzo, arriva alle 8, stacca alle 20 e riprende dopo cena. Un martello così fa il bene di qualsiasi club».
LA NUOVA MISSIONE. Pergolizzi in panchina, c’è un perché. «Cercavamo un allenatore che avesse esperienza e che sentisse la responsabilità del ruolo. Lui è palermitano sanguigno, ama la sua città, la selezione è stata automatica. Quel titolo vinto con la Primavera può essere di buon auspicio: Pergolizzi è l’unico palermitano con lo scudetto sul petto». La squadra è stata messa su in un paio di settimane, chi pensa che sia facile in serie D dovrebbe convincersi del contrario. Semplicemente perché in questo campionato correre il doppio o il triplo contro il Palermo è una medaglia al valore. Sagramola spiega: «Qui abbiamo raggiunto i giusti equilibri perché il presidente ha preteso la distribuzione dei compiti, senza interferenze. È la giusta proiezione, sono in pochi che full time possono dirigere un club e occuparsi del resto. Il primo nome che mi viene in mente è quello di Cellino che lavora senza sosta e che ha dato un perché al nuovo Brescia. Abbiamo speso 913mila euro lordi per gli ingaggi, quando abbiamo contattato un calciatore la nostra parola d’ordine era “vengo, punto”. Mi spiego: al minimo tentennamento, avremmo cambiato obiettivo».
«Sono innamorato di questa città tanto che acquistai casa durante la mia esperienza con Zamparini presidente»
RAGAZZINI SOGNATORI. Il nuovo corso risveglia una voglia di rosanero con pochi precedenti. Sagramola si illumina quando racconta che «stiamo pensando al settore giovanile. Abbiamo cinque squadre, due di esordienti, poi Under 19, Under 17 e Under 15. Alle selezioni non sapevamo cosa fare, travolti dall’entusiasmo di ragazzi in processione. Si sono presentati addirittura in 1.200, ne sono stati scelti 120». Quei 1.080 rimasti fuori dai giochi sono i testimoni oculari di una città che ha saputo dimenticare, resettare, ripartire. Ora è amore vero, senza età.
«Spesi 913mila euro di ingaggi Quando Mirri mi disse “sei indispensabie” io ho subito pensato a Castagnini, come ai tempi di Brescia»