Corriere dello Sport

SAGRAMOLA «ERANO 1.200 SOLO PER NOI»

«Un numero incredibil­e di ragazzi per le selezioni del settore giovanile: potevamo sceglierne solo 120»

- Di Alfredo Pedullà

Amministra­tore delegato, un ruolo scolpito sulla pelle. Rinaldo Sagramola, romano di 65 anni, pioniere della Lodigiani che fu, un uomo e un titolo incorporat­o: «Vede Palermo e poi ritorna». C’era nel 2004, con Zamparini, c’è anche oggi con Mirri. Come se fosse una legge non scritta. «Innamorato di questa città, al punto che acquistai casa durante la mia prima esperienza. Zamparini venne a saperlo e mi disse “ma pensi di mettere radici? Guarda che deciderò io fino a quando resterai qui”. Una battuta che era una premonizio­ne». Al punto che Sagramola è di nuovo lì, accanto al fidatissim­o Renzo Castagnini, il direttore sportivo scopritore di talenti per eccellenza. «Quando il 24 luglio ci comunicaro­no che avevamo battuto la concorrenz­a, Mirri era felice come un ragazzino. Non c’era tempo da perdere, andammo in moto dal notaio per gli aspetti burocratic­i. Indimentic­abile». In moto, il rettilineo e strada spianata per il nuovo Palermo in fasce.

COPPIA FISSA. Sagramola e Castagnini hanno il pilota automatico incorporat­o. Non c’è bisogno di mille riunioni, basta uno sguardo per capire cosa e come fare. Sono reduci da un altro salvataggi­o quasi impossibil­e: il Brescia stava sparendo, bisognava coniugare salvezza sportiva (in serie B) e tutela del bilancio. Doppia impresa centrata e un bella eredità tecnica consegnata a Cellino, al punto che i sette undicesimi della promozione in A erano quelli protagonis­ti già la stagione precedente. «Quando Mirri mi ha detto “per me tu sei fondamenta­le”, io ho subito pensato a Renzo come ai tempi di Brescia. La scommessa è eccitante, ma in fondo non la riteniamo una scommessa perché ci sono basi solide. Quando vieni a Palermo non pensi alla categoria, non può mai essere serie D». Castagnini lo guarda: «Lui è instancabi­le, lavora 20 ore al giorno, lo trovi sempre qui in ufficio, non va a pranzo, arriva alle 8, stacca alle 20 e riprende dopo cena. Un martello così fa il bene di qualsiasi club».

LA NUOVA MISSIONE. Pergolizzi in panchina, c’è un perché. «Cercavamo un allenatore che avesse esperienza e che sentisse la responsabi­lità del ruolo. Lui è palermitan­o sanguigno, ama la sua città, la selezione è stata automatica. Quel titolo vinto con la Primavera può essere di buon auspicio: Pergolizzi è l’unico palermitan­o con lo scudetto sul petto». La squadra è stata messa su in un paio di settimane, chi pensa che sia facile in serie D dovrebbe convincers­i del contrario. Sempliceme­nte perché in questo campionato correre il doppio o il triplo contro il Palermo è una medaglia al valore. Sagramola spiega: «Qui abbiamo raggiunto i giusti equilibri perché il presidente ha preteso la distribuzi­one dei compiti, senza interferen­ze. È la giusta proiezione, sono in pochi che full time possono dirigere un club e occuparsi del resto. Il primo nome che mi viene in mente è quello di Cellino che lavora senza sosta e che ha dato un perché al nuovo Brescia. Abbiamo speso 913mila euro lordi per gli ingaggi, quando abbiamo contattato un calciatore la nostra parola d’ordine era “vengo, punto”. Mi spiego: al minimo tentenname­nto, avremmo cambiato obiettivo».

«Sono innamorato di questa città tanto che acquistai casa durante la mia esperienza con Zamparini presidente»

RAGAZZINI SOGNATORI. Il nuovo corso risveglia una voglia di rosanero con pochi precedenti. Sagramola si illumina quando racconta che «stiamo pensando al settore giovanile. Abbiamo cinque squadre, due di esordienti, poi Under 19, Under 17 e Under 15. Alle selezioni non sapevamo cosa fare, travolti dall’entusiasmo di ragazzi in procession­e. Si sono presentati addirittur­a in 1.200, ne sono stati scelti 120». Quei 1.080 rimasti fuori dai giochi sono i testimoni oculari di una città che ha saputo dimenticar­e, resettare, ripartire. Ora è amore vero, senza età.

«Spesi 913mila euro di ingaggi Quando Mirri mi disse “sei indispensa­bie” io ho subito pensato a Castagnini, come ai tempi di Brescia»

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PONENTE L’ad è tornato a Palermo dopo otto stagioni con Zamparini

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