Qualificazioni nuovo feudo del Principino
Leclerc le usa come un’arma per riscrivere le gerarchie: 9-0 su Vettel negli ultimi GP
uesti due benedetti ragazzi si sentono ormai così antitetici, che neanche l’avvicinamento del tifone riesce a metterli d’accordo. Se l’acqua e la forza dei venti s’abbatteranno sulla Prefettura di Mie in una forma tale da far saltare le qualificazioni - potrebbe anche succedere: nel caso, per la griglia varrebbero i tempi dell’ultima sessione di prove libere completata - il primo a dolersene sarebbe Charles Leclerc.
La qualificazione infatti, è diventata una sua arma letale. Che peraltro lo ha aiutato nelle vittorie di Spa e Monza e avrebbe potuto anche portarlo al successo in Russia, se le sliding doors della strategia non si fossero schiuse in favore della Mercedes. L’occasione è più ghiotta per lui, e due sono le ragioni: 1) la SF90 così com’è oggi, col posteriore leggermente ballerino, esalta la sua guida e gli permette di dare il meglio proprio sul giro secco; 2) la qualificazione è prestazione pura, immune da strategie e impegni pregressi, ruoli o situazioni in cui può rendersi necessario piegarsi alla ragion di squadra. Pertanto su questo fronte Leclerc si sente più sicuro, è certamente più fresco, più tremendamente motivato e probabilmente - diciamolo anche più bravo di Vettel.
INDISCUTIBILE. Ed ecco come l’immagine del Principino monegasco che un po’ spaesato arriva nel top team, prende rapidamente le misure e poi il sopravvento, finisce per emergere prepotente dall’importantissima ora di qualificazione che è già una prima fase di gara. Il conto è più semplice che col pallottoliere, se date un’occhiata all’infografica in alto: dopo i primi sette gran premi il punteggio tra i due era di 6-1 per Sebastian, ma con un indiscutibile parziale di 9-0 “Charlie” ha ribaltato la situazione e oggi guida con il punteggio di 10-6. Per completezza d’informazione va precisato che c’è dentro anche lo sgarbo di Monza, dove Leclerc si negò quand’era il suo momento di offrire la scia al compagno, il quale con buona probabilità lo avrebbe sopravanzato in pole position. Ma il quadro nella sostanza sarebbe stato la stesso.
Oggi più che mai, dopo l’ultimo equivoco di Sochi per il quale ieri Sebastian ha detto parole che suonano di scusa («Ho ricevuto un ordine via-radio per scambiare le posizioni e non l’ho fatto, ciò non è stato corretto»), Leclerc ha stabilito nell’ora del giro secco il suo feudo: un territorio in cui solo lui può decidere per sé stesso. Gli serve per riscrivere le strategie in modo da poter essere lui, nel prossimo Mondiale, il chiaro punto di riferimento del Cavallino. Vettel invece trova speciali difficoltà in qualificazione: la SF90 sovrasterzante non lo asseconda («devo migliorare il lavoro in qualificazione, dove non riesco a sfruttare tutto il potenziale della macchina») e Sebastian deve adattarsi.
EGO MONOLITICO. Poi, chiaramente, l’ego monolitico dei piloti li spinge a cercare il confronto non solo in pista, ma anche con parole di sottile provocazione, sempre finalizzate a mettere l’altro sotto pressione. Alonso era un maestro e Hamilton, che oggi in questa abilità è il suo erede, da anni e a periodi alterni cerca di sgretolare le sicurezze di Vettel. Ieri ha ricominciato: «Interessante quanto avviene alla Ferrari, perché Seb era chiaramente numero uno e ora non lo è più. Da fuori sembra che stiano facendo in modo che lo diventi Charles. E’ positivo per la squadra? Non credo, ma avere un numero uno è la filosofia che hanno da sempre (tentativo di pressione anche sulla Ferrari, ndr). Non so cosa provi, Seb, io non sono mai stato in un team che sostiene in modo così deciso il mio compagno». La miglior risposta è provare a stargli davanti, ora che la Ferrari va.
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