L’auto americana ha rinunciato all’Europa
Gli esperti dell’industria dell’auto hanno sempre sostenuto dati alla mano che per competere nel mercato globale è necessario avere una presenza solida in almeno tre continenti; Nord America, Europa ed Asia. In caso contrario si rimane produttori regionali con notevoli limitazioni alla realizzazione di profitti sufficienti per lo sviluppo tecnologico e l’innovazione. Questo credo economico/ industriale ha prodotto nel tempo acquisizioni e fusioni per aumentare la capacità di fuoco dei vari Brand mondiali. Non tutte le operazioni di fusione e acquisizione hanno funzionato, ma l’esigenza di essere più grandi è rimasta. In questa fase impegnativa della ristrutturazione progettuale e produttiva del mondo dell’auto, diretto verso l’elettrificazione, è necessaria una massa di investimenti come mai prima. Da adesso bisogna amalgamare la cultura tecnica tradizionale con la cultura progettuale dei prodotti elettrici che richiedono altre competenze. Passaggio non facile ma indispensabile, se si vuole garantire al consumatore auto “ecologiche” di qualità che duri nel tempo. Così, diventa logico presupporre che i processi di fusione ed acquisizione, facendo tesoro degli errori passati, proseguano. Osservando quello che succede a livello mondiale tuttavia il processo di accorpamento di brand diversi non appare così agevole. I cinesi spingono le vetture elettriche. Gli europei finora sostenitori del Diesel sembrano aderire alla tendenza elettrica. Mentre gli americani sono fans di idrogeno, vetture connesse e a guida autonoma o assistita. Ci sono poi i giapponesi che per primi 25 anni fa hanno fatto la scelta delle vetture elettrificate con l’ibrido. Sorprende in questo quadro la ritirata totale o parziale dei produttori americani dall’Europa. GM da tempo ha ceduto Opel a PSA. Ford appare sbiadita in Europa anche se i suoi prodotti sono competitivi ma deve fare ancora molta strada nel prodotto elettrificato. FCA del dopo Marchionne non sembra avere grandi piani di investimento nel vecchio continente e non ha fatto crescere come programmato Maserati e Alfa Romeo. Le scelte dei produttori americani sono certamente influenzate dai ripetuti scarsi risultati delle loro operazioni Europee, ma le opportunità di profitto in Europa ancora esistono.