Conte può dire quel che vuole e se sbaglia lo correggeremo
LE CONFERENZE STAMPA EDULCORATE E LE POLEMICHE SOFFOCATE DANNEGGIANO L’INFORMAZIONE
Caro Cucci, non so come la pensi tu, ma le esternazioni di Conte – che considero un grande allenatore, decisamente meno come comunicatore – nei confronti della nostra categoria giornalistica, mi hanno fatto venire il mal di stomaco. Espressioni ineducate, che un mister con un po’ di sale in testa, dovrebbe evitare, non foss’altro perché scagliarsi contro chi fa informazione, non è il massimo, anzi il minimo. E sì che Conte, prima giocatore, dopo allenatore, dovrebbe conoscere come le proprie tasche i giornalisti. Evidentemente il passato se l’è scordato. Dovrebbe sapere che noi operatori della stampa, facciamo il nostro mestiere, e sino a prova contraria, abbiamo diritto ad esprimere la nostra opinione. Non tutti sono “fans” dell’Inter (personalmente mi stanno sulle scatole i cronisti-tifosi), e le critiche vanno accettate. Che poi, come ha sostenuto, siamo noi giornalisti ad “aizzare l’odio e la violenza” è una “sentenza” del tutto gratuita. Dicevano un tempo: un bel tacer non fu mai scritto. E questo vale per il signor Conte. Non sono d’accordo. Se Conte si lamenta perché qualche maldestro cronista annuncia sfracelli per il suo ritorno allo Stadium ha ragione e così ognuno - allenatore, giocatore, dirigente, arbitro - ha il diritto di contestare o precisare le critiche dei media, in conferenza stampa o con altri mezzi. Proprio i rapporti ingessati hanno ridotto l’interesse dell’antico seguitissimo confronto fra giornalisti e protagonisti del calcio. La crescita dei “moderatori” è uno dei motivi della crisi dei giornali. Spesso i “sonniferi” si trovano travestiti da operatori degli uffici (?) stampa, dunque incaricati di agevolare con una corretta informazione il lavoro dei colleghi giornalisti, in realtà li trovi impegnati a costruire ostacoli e a distribuire negazioni e rimproveri, ignorando la libera attività di stampa. Agli eccessi si può sempre rispondere anche per vie legali. Noi possiamo fare la nostra parte, per mantenere un rapporto corretto con le nostre “vittime”: 1) evitando di confondere i giornalisti con gli opinionisti; 2) curando la professionalità, la competenza e la cultura dei giornalisti.