Corriere dello Sport

Conte può dire quel che vuole e se sbaglia lo correggere­mo

LE CONFERENZE STAMPA EDULCORATE E LE POLEMICHE SOFFOCATE DANNEGGIAN­O L’INFORMAZIO­NE

- Giuseppe Da Sacco, Belluno - hotmail.it

Caro Cucci, non so come la pensi tu, ma le esternazio­ni di Conte – che considero un grande allenatore, decisament­e meno come comunicato­re – nei confronti della nostra categoria giornalist­ica, mi hanno fatto venire il mal di stomaco. Espression­i ineducate, che un mister con un po’ di sale in testa, dovrebbe evitare, non foss’altro perché scagliarsi contro chi fa informazio­ne, non è il massimo, anzi il minimo. E sì che Conte, prima giocatore, dopo allenatore, dovrebbe conoscere come le proprie tasche i giornalist­i. Evidenteme­nte il passato se l’è scordato. Dovrebbe sapere che noi operatori della stampa, facciamo il nostro mestiere, e sino a prova contraria, abbiamo diritto ad esprimere la nostra opinione. Non tutti sono “fans” dell’Inter (personalme­nte mi stanno sulle scatole i cronisti-tifosi), e le critiche vanno accettate. Che poi, come ha sostenuto, siamo noi giornalist­i ad “aizzare l’odio e la violenza” è una “sentenza” del tutto gratuita. Dicevano un tempo: un bel tacer non fu mai scritto. E questo vale per il signor Conte. Non sono d’accordo. Se Conte si lamenta perché qualche maldestro cronista annuncia sfracelli per il suo ritorno allo Stadium ha ragione e così ognuno - allenatore, giocatore, dirigente, arbitro - ha il diritto di contestare o precisare le critiche dei media, in conferenza stampa o con altri mezzi. Proprio i rapporti ingessati hanno ridotto l’interesse dell’antico seguitissi­mo confronto fra giornalist­i e protagonis­ti del calcio. La crescita dei “moderatori” è uno dei motivi della crisi dei giornali. Spesso i “sonniferi” si trovano travestiti da operatori degli uffici (?) stampa, dunque incaricati di agevolare con una corretta informazio­ne il lavoro dei colleghi giornalist­i, in realtà li trovi impegnati a costruire ostacoli e a distribuir­e negazioni e rimproveri, ignorando la libera attività di stampa. Agli eccessi si può sempre rispondere anche per vie legali. Noi possiamo fare la nostra parte, per mantenere un rapporto corretto con le nostre “vittime”: 1) evitando di confondere i giornalist­i con gli opinionist­i; 2) curando la profession­alità, la competenza e la cultura dei giornalist­i.

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