L’Italia aspetta i gol di Chiesa
È lui l’attaccante più impiegato e insegue il primo gol azzurro Il ct: «Adesso deve segnare» Momento chiave per la maturità
Fede, l’attaccante più impiegato della gestione Mancini, non ha ancora realizzato la prima rete Il ct lo sprona: «Deve sbloccarsi» Ieri gli azzurri al Bambino Gesù
Portiere, centrale difensivo, regista e attaccante. Si parte da quest’asse e si costruisce una squadra capace di vincere. Nel calcio post moderno (dove la novità magari è tornare a marcare a uomo) come in quello glorioso del secolo scorso, questa era e resta la regola aurea di ogni allenatore ambizioso, sia esso pure un ct. Mancini in 16 mesi ha riempito le caselle con scelte ormai consolidate, come certificano i numeri: Donnarumma, Bonucci, Jorginho e, attenzione, non il nome di un centravanti (rovello manciniano irrisolto) ma quello di Enrico Chiesa. Il talento viola, 22 anni tra due settimane, è stato fin qui l’avanti più impiegato tra i 20 colleghi di reparto utilizzati da Mancini nelle sue 15 partite azzurre. E anche domani all’Olimpico troverà spazio nella squadra titolare anti Grecia, con Immobile e Insigne. Chiesa dunque si avvia a essere protagonista del suo primo grande torneo internazionale con la Nazionale, Euro 2020, in cima a una stagione chiave della sua carriera di predestinato. Mancini però non ha bisogno solo della sua straordinaria forza resistente, della sua agilità agonistica inesauribile, potenziatasi dopo la completa guarigione dai problemi pubalgici della scorsa primavera. Il ct adesso a Chiesa chiede più gol, almeno il primo. Perché questo è attualmente il limite (non di poco conto, trattandosi di un attaccante), che fa ombra a Federico: dopo 15 presenze con l’Italia, la sua colonna delle marcature riporta solo uno zero. «Deve segnare di più per quello che vale e fa» continua a ripetere il ct. E del resto questa questione è importantissima, non solo per gli equilibri azzurri ma anche per quelli della Fiorentina e in definitiva per l’evoluzione tecnico-tattica del giocatore. Passare da talento conclamato a campione compiuto non è mai agile: l’esempio di Bernardeschi (quanti rimandi...), è materia attuale, anche in azzurro.
DENTRO LA CRESCITA. L’ideale per Fede sarebbe replicare il proprio rendimento offerto con la Under 21, percorso concluso lo scorso giugno, nel deludente Europeo di categoria, nel quale Chiesa, arrivato da big prestato da Mancini a Di Biagio, è stato uno delle poche eccellenze azzurre (3 gol, 2 alla Spagna poi campione, in 3 partite). Più in generale il suo ruolino giovanile parla di 13 partite, 6 gol e 6 assit con la Under, insomma un rendimento perfetto. Un’analisi che può essere allargata alle prestazione nel club. Con la Primavera viola Chiesa ha giocato 40 partite, segnando ALLA CUADRADO. In un recente passato, proprio a Firenze, con allenatore sempre Montella, si è compiuta la trasformazione di un giocatore simile a Chiesa, per caratteristiche tecniche (e anche per rendimento): Juan Cuadrado, da ala destra a tuttofascia (nel 3-5-2), fino addirittura al ruolo difensivo attuale nella Juve. Ora la Fiorentina, pur impostata col 3-5-2, sfrutta Federico in tandem con Ribery dando loro libertà offensiva. Quando per i viola sarà necessario giocare con un centravanti magari l’”opzione Cuadardo” potrebbe tornare utile per far tornare i conti tattici. Ma questa non è materia per Mancini, che in testa e in campo ha una scelta di gioco diversa, e una squadra che in avanti conta su Chiesa. Al quale il ct chiede di essere se stesso, completandosi con la più semplice delle quadrature: il gol.
Un rendimento che cambia. L’Under come stato ideale Firenze, Cuadrado...