LOTITO: TOLLERANZA ZERO
«Chi sbaglia paga Fuori dall’Olimpico le mele marce»
Èuna battaglia di civiltà e di educazione. E forse ci voleva un presidente coraggioso, schietto e sincero come Lotito, perché si uscisse dall’ipocrisia dei saluti fascisti e dei buu razzisti. Dopo 15 anni, ha detto stop. Chi vuole continuare a frequentare l’Olimpico, si comporti bene e non infanghi l’immagine della Lazio e dei suoi tifosi. L’Uefa ha aperto un procedimento per i fatti relativi alla partita di Europa League con il Rennes, non è il primo episodio, si rischia una squalifica. Lotito, ieri all’Olimpico, è passato al contrattacco. Un intervento lungo, accorato, appassionato. «Quando sono entrato nel calcio ho combattuto la logica della responsabilità oggettiva automatica. Nel momento in cui la società si è dotata di una serie di strumenti di carattere di controllo e organizzativo per evitare certi comportamenti, non posso rispondere del singolo. Allo stadio ci sono 3040 mila persone. Se poche persone, perché stiamo parlando di 30 persone, commettono un atto improprio la società non c’entra. Vengono penalizzate le persone perbene che magari hanno rinunciato a comprare un paio di scarpe al figlio per venire allo stadio. Se lo chiudono è giusto? Perché la società deve pagare pegno? Le responsabilità sono individuali e non posso mettere un poliziotto per ogni spettatore. Prima della partita con il Rennes, abbiamo fatto entrare in campi tanti bambini di varie etnie per portare avanti la lotta al razzismo. Il vero problema è la stupidità. Quei ragazzi, credo, neanche sanno cosa fanno».
INCHIESTA. La società sta collaborando per l’identificazione dei colpevoli segnalati dagli ispettori Uefa. Si costituirà parte civile nel caso in cui venissero accertate le responsabilità. «La società si è data un codice etico. Chi non lo rispetta, viene espulso. Non lo facciamo più entrare. Seconda cosa. Cerco di collaborare con le forze dell’ordine per identificare i colpevoli. Devo tutelare le persone perbene che spendono per venire allo stadio e hanno la gioia di venire con le famiglie. Perché la Lazio deve avere un danno patrimoniale e di immagine? Noi passiamo all’estero come una squadra di razzisti. Non è vero. Forse siamo la squadra opposta. In silenzio facciamo cose che pochissimi fanno. Portiamo persino i non vedenti allo stadio, vengono affiancati da uno speaker della radio che li aiuta a seguire la partita. Andiamo negli ospedali, negli ospizi. La Lazio è un ente morale. Per quale motivo non dovremmo difenderci?».
REAZIONE. Ecco l’affondo. «All’estero, appena uno sbaglia, lo prendono e lo portano in cella. E adesso noi diciamo tolleranza zero. Quando ho scelto come responsabile dell’area sicurezza il prefetto D’Angelo, ho fatto una scelta di campo. O di qua, o di là. Noi apparteniamo a quel tipo di impostazione: legalità, rispetto delle regole, trasparenza, determinazione, crescita sociale, giovani. Non possiamo dare questo esempio. Sento i commenti. All’esterno esce si parla della Lazio dei razzisti. Ma razzisti di che? Allora chi sbaglia, paga. Se sbagli una volta, può essere un errore. Se continui significa che qualcosa non funziona e allora non meriti di stare all’interno dello stadio. Noi ci costituiremo parte civile per i danni patrimoniali, di immagine, ma soprattutto a tutela di quelli che si sacrificano per la Lazio. Faremo in maniera che le forze dell’ordine individuino i responsabili e devono pagare. Basta. Fine. Sono 15 anni, a tutto c’è un limite. Abbiamo avuto una grande evoluzione della tifoseria, ne prendo atto, l’ho sempre detto. Quando si dice che sono i tifosi della Lazio si commette un errore. E’ una sparuta minoranza a determinare disagi. Non è giusto. La tifoseria della Lazio è sana, seria, solidale. Le mele marce devono essere tolte, eliminate, parlo dal punto di vista legale. Non consentiremo più a nessuno di sporcare l’immagine della Lazio». Chapeau.
«Non siamo razzisti e collaboreremo per identificare una sparuta minoranza»