Detari: Perché non mi hanno fatto giocare?
Quante volte ha detto il vecchio saggio Carlo Mazzone che quando uno nasce tondo, non muore quadrato. Di sicuro vale per Lajos Detari, che da quando giocava nel Bologna a oggi non è cambiato per niente, continuando a stupire con le sue dichiarazioni. L’ultima battuta, almeno fino a quella di mercoledì sera in occasione della festa dei 110 anni del Bologna, era stata su Adam Nagy, ungherese come lui, il giorno dopo il suo sbarco a Casteldebole. Gli domandammo: Lajos, cosa pensi di Nagy, lo puoi raccontare ai bolognesi? La sua risposta fu sorprendente. «E perché dovrei raccontarglielo? Io non faccio pubblicità a nessuno, Nagy dimostri con i fatti di valere il campionato italiano, come lo dimostrai io tanti anni fa». E siamo a mercoledì, quando Lajos ha tirato fuori un’altra delle sue. «Ma perché io non devo giocare? Per quale motivo non mi hanno invitato per giocare?». Tutti abbiamo pensato che scherzasse, ma figuratevi, Detari avrebbe voluto giocare per davvero contro il Real Madrid. «Io avevo portato anche le scarpe, almeno una ventina di minuti avrei voluto farli. E li avrei anche potuti fare». Non ha aggiunto, come diceva ai tempi in cui vestiva la maglia rossoblù appena gli si avvicinava un giornalista, «vedi questi piedi? Su tutti e due cantano gli angeli», ma state sicuri che quanto meno lo ha pensato, tanto è grande ancora la sua autostima. E attenzione, Lajos era veramente un mezzo fenomeno con i piedi, il punto è che in certi momenti si smarriva.
HO SBAGLIATO APPOSTA. Ecco, facciamo un esempio che rende bene l’idea di ciò che a volte gli passava per la testa. Siamo a Messina e Detari sbaglia un gol praticamente a porta vuota. Domanda alla fine della partita: Lajos, cosa è successo, come hai fatto a sbagliare quel gol? «L’ho fatto apposta». Dai Lajos, non scherzare. «L’ho fatto apposta per davvero». Era questo, non è cambiato.