La Ducati vince nel caos
A metà tra la prova di forza e la farsa, Gara 1 di El Villicum riesce nell’impresa di scontentare tutti. Persino chi vince, perché il binomio Alvaro Bautista-Ducati è destinato a sciogliersi fra due settimane, al termine del Mondiale Superbike, e l’ennesimo dominio - per il 16º successo stagionale genera inevitabili rimpianti per ciò che non sarà.
Ma l’apertura del weekend argentino assesta anche un altro colpo all’immagine del campionato, con soltanto 12 piloti al via e ben sei scioperanti (da grandi nomi come Marco Melandri e Chaz Davies a Eugene Laverty, Sandro Cortese e la coppia Honda Camier-Kiyonari) che non gareggiano, in protesta contro la scarsa aderenza, tra lo sporco e le temperature elevate (45 gradi sull’asfalto). Il paradosso è che, pur in mezzo a tante derapate, non si registrano scivolate né ritiri. «Le condizioni del tracciato sono inaccettabili» aveva tuonato venerdì Jonathan Rea, il campione del mondo che però accetta ugualmente di partire, chiudendo secondo e distanziato da Bautista. Proprio come a inizio stagione, prima che lo spagnolo implodesse. «La pista era molto scivolosa - dice Alvaro dopo il successo su un tracciato visto per la prima volta soltanto 24 ore prima - Ho semplicemente cercato di rimanere calmo e non uscire dalla traiettoria ideale, perché altrimenti avrei rischiato di cadere».
Oggi, con la Superpole Race e Gara 2, si prevedono temperature più basse e rischi inferiori. Ma per molti è già 2020: dopo i trasferimenti di Bautista alla Honda e Toprak Razgatlioglu (vincitore del titolo tra i piloti indipendenti) alla Yamaha, c’è la firma di Alex Lowes con la Kawasaki ufficiale, mentre la Ducati-Barni saluta Michael Ruben Rinaldi. Oggi si disputa anche la penultima gara della Supersport, con Randy Krummenacher a +10 sul romagnolo Federico Caricasulo. Argentina, Gara 1: Oggi: Classifica: