TROPPA JUVE? DATEMI RETTA, MEGLIO COSÌ
Un gruppo forte e affiatato per affrontare tanti impegni
Caro Cucci, «Dalla Juventus se ne andrà solo chi chiederà lui stesso di andarsene!». Questa frase, pronunciata a suo tempo da Beppe Marotta, ha avuto ed ha un fondamentale valore programmatico. Sancisce una continuità, un progetto a lungo termine portato avanti da un giovane presidente con l’occhio rivolto al futuro ed attuato da due grandi allenatori, Antonio Conte e Max Allegri, che si sono passati il testimone di una staffetta vincente. Nella Juve si è creato un ambiente positivo, un humus fertile in grado di valorizzare al massimo campioni che in altre società con climi meno fecondi correrebbero il rischio di un grigio anonimato, e ciò induce i giocatori a venire a Torino e a rimanervi. E’ un tesoro, un patrimonio prezioso da non dissipare mai. L’affermazione di Marotta mi è tornata alla mente durante un calciomercato interminabile, stucchevole, irritante, per certi versi sconcertante, dominato dalla plusvalenza, un meccanismo che ti fa privare ad ogni costo di un valido elemento meritoriamente acquisito a parametro zero, e che poi quasi sempre ti impone di sostituirlo con un altro spesso equivalente se non inferiore, acquistato a prezzo elevato, con inun gaggio faraonico e altrettanto faraonica commissione per il procuratore. La economicità di queste operazioni mi sfugge. Torno all’affermazione di Marotta. Si è scontrata con l’eccezione costituita dall’acquisto di Cristiano Ronaldo. Chi ha avuto ragione? La Juventus, ma ha avuto fortuna. Sapeva di acquistare un fuoriclasse, ma difficilmente avrebbe previsto di portarsi in casa un serissimo professionista, un vero leader che rispetta i compagni da “primus inter pares” ed è per questo da essi rispettato. Un’altra fortuna la Juve la ha avuta dal calciomercato: gli esuberi. E’ stata evitata la partenza, colpevole, lo ripeto ex post ma lo dissi chiaramente ex ante, di elementi che sarebbero stati rimpianti. La Juventus odierna è un complesso con grandi potenzialità, guidato da un bravissimo allenatore con notevoli margini e prospettive di crescita, ideale per un progetto a lungo termine. Lasciamolo lavorare. E non parliamo di rosa troppo ampia. Con tanti impegni, gli infortuni che ne sono una fisiologica conseguenza, il logorio fisico e mentale e la stanchezza, c’è gloria per tutti. Sia i giocatori che la società se ne devono convincere. La Juve deve essere non una formazione, ma i suoi piedi, e sta segnando anche molto, al livello del suo secondo anno nella Capitale quando con Luciano Spalletti allenatore fece record di segnature in serie
A e in Europa League. Insomma, un imprescindibile, con tanti saluti all’Inter e ad Antonio Conte che lo voleva a tutti i costi per formare una grande coppia con Romelu Lukaku. Qui ecco che sfrutto la sponda dell’attaccante belga per collegarmi ad Higuain che nella notte di domenica sera a San Siro ha deciso ancora una volta il derby d’Italia con un gol fulmineo da attaccante di razza. Stessa porta di due stagioni fa, non stesso gol ma stessa però esultanza come se per l’argentino il tempo non fosse mai passato. Un gol pesantissimo che ha rilanciato la Juventus in testa alla classifica, ha ridato a Maurizio Sarri lo scettro di miglior allenatore del campionato, per il momento, e ha riconsegnato al popolo juventino il bomber che tutti conoscevano e che non poteva essersi perso nelle brevi parentesi prima di Milano sponda Milan e poi di Londra sponda Chelsea. Una notte da ricordare per il Pipita che si è rimesso al centro del mondo bianconero oscurando per una sera anche l’estro e la leadership di Cristiano Ronaldo. Nella notte di calcio a San Siro mancava però un protagonista dei derby d’Italia di questi ultimi anni e cioè Mauro Icardi. Il bomber argentino dopo un tira e molla infinito con la società nerazzurra è volato a Parigi ad indossare la maglia numero 18 del Psg e ha ritrovato anche gol, felicità e sorriso. Dopo un breve periodo di ambientamento proprio prima della supersfida di San Siro, Icardi ha segnato il suo primo gol in campionato in maglia parigina inaugurando anche lui una nuova vita calcistica lontano dalle turbolenze nerazzurre di questi ultimi mesi. La resurrezione di questi tre bomber, secondo il mio modesto parere, non può non far bene a chi ama il calcio e a chi tifa per i gol di questi tre straordinari attaccanti. Tre storie di calcio finite bene dopo che l’estate di calciomercato aveva fatto presagire ben altri pericolosi scenari.