Corriere dello Sport

AL MONDIALE CON MANCINI

CONQUISTAT­A LA QUALIFICAZ­IONE ECCO IL NUOVO CONTRATTO FINO AL 2022

- di Alberto Dalla Palma

Da oggi diventa esecutivo il rinnovo per un altro biennio: il ct non eserciterà la clausola che gli permettere­bbe di liberarsi. Ha pronto il piano per il Qatar: Tonali, Pinamonti, Scamacca, Castrovill­i e Orsolini i nuovi giovani per l’Italia E regala al Papa una numero 10 speciale

Roberto Mancini allenerà la Nazionale fino ai Mondiali del Qatar, quando chiuderà il suo primo quadrienni­o azzurro, ammesso (e non concesso) che desideri tornare in un club lasciando la squadra che gli ha riempito il cuore negli ultimi diciassett­e mesi. Era più o meno tutto scontato, ma adesso anche carta canta.

L’allenatore non eserciterà la clausola che gli consentire­bbe di liberarsi per un club: andrà avanti fino ai Mondiali del Qatar, che sta già preparando

Roberto Mancini allenerà la Nazionale fino ai Mondiali del Qatar, quando chiuderà il suo primo quadrienni­o azzurro, ammesso (e non concesso) che desideri tornare in un club lasciando la squadra che gli ha riempito il cuore negli ultimi diciassett­e mesi. Era più o meno tutto scontato, ma adesso anche carta canta: il ct aveva una clausola nel contratto che gli avrebbe consentito (e gli consentire­bbe ancora fino all’ultima partita degli Europei) di liberarsi proprio in caso di qualificaz­ione, ma ha già deciso di non esercitarl­a rendendo automatico il rinnovo fino al giugno del 2022. Troppo grande il desiderio di onorare un impegno che aveva preso con se stesso quando nel ’94 annunciò a Sacchi che avrebbe lasciato il club Italia, «la decisione più scellerata della mia vita, che non rifarei mai», perché fare la riserva di Baggio aveva un senso ma di Zola, a parer suo, proprio no. Giurò che si sarebbe preso una bella rivincita, sognando e aspettando il momento in cui l’avrebbero chiamato a fare il ct.

«Io voglio vincere gli Europei e poi anche il Mondiale» ha detto e ripetuto credendo non solo nel suo lavoro, nella sua dedizione e nel suo impegno, ma anche nei giovani che aveva scoperto girando per i campi di serie A e di serie B. Agli Europei ci siamo e li giocheremo, almeno in avvio, nello stadio delle notti magiche, a Roma. «Io ci credo», ecco perché non accettereb­be le proposte di un club, nemmeno se fosse di grande prestigio: ha preso un impegno e lo vuole onorare, fino in fondo, pronto a riflettere se, dopo aver raggiunto Trapattoni, Lippi e Prandelli con un quadrienno azzurro, allungare addirittur­a il suo rapporto con la Federazion­e. Per Mancini non è più una questione di soldi (ne guadagna la metà rispetto a quelli che prendeva a Manchester, per esempio) ma di orgoglio azzurro: il ruolo di ct è probabilme­nte il suo punto di arrivo, tanto è legato al suo Paese e alla squadra che lo rappresent­a.

La settima vittoria consecutiv­a nel girone di qualificaz­ione, contro la Grecia, ha messo il timbro su una missione avviata nel maggio del 2018: 62 giocatori convocati, 16 partite complessiv­e, 10 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte contro Francia e Portogallo, che avevano aperto le prime e uniche crepe nel suo rapporto con la Federazion­e, forse all’epoca ancora scossa per il tracollo mondiale firmato da Tavecchio e Ventura. Era appena iniziato un percorso e il ct era andato a caccia di giovani da scoprire (uno, Zaniolo, ancora sconosciut­o al suo club di appartenen­za) e di uomini su cui costruire le fondamenta di un gruppo nuovo: Bonucci e Chiellini, tanto per fare un esempio, passando anche da scommesse proposte dal nostro campionato, come Quagliarel­la, e ad emigrati sconosciut­i, come Grifo (Bundesliga) e Piccini (Liga). Li voleva vedere tutti con i suoi occhi, mentre gli davano del visionario o del povero illuso. «Io, invece, ho la presunzion­e di capire se un giocatore è bravo oppure no, così uno a uno li ho chiamati tutti, e non solo durante gli stage. La differenza con il lavoro in una società è proprio questa: in Nazionale scelgo io chi prendere e chi scartare» ricorda ancora oggi mentre sta preparando un doppio piano, il primo che ci porterà agli Europei itineranti e il secondo che ci condurrà in Qatar. Nulla sarà lasciato al caso: già adesso sono state messe in cantiere due amichevoli proprio nel Paese dei prossimi Mondiali, da giocare nel marzo del 2020. Un viaggio di ambientame­nto e una lista di giocatori da preparare per il futuro, che possiamo rivelarvi: Bastoni, Castrovill­i, Orsolini, Pinamonti, Scamacca, Luca Pellegrini, Tonali (che dovrebbe già debuttare domani a Vaduz contro il Liechtenst­ein) e Kean, che il ct non vuole perdere, memore delle sue disavventu­re azzurre. Da giovani si può sbagliare, l’importante è non perseverar­e: Mancini è sempre stato un allenatore dedito al perdono, altrimenti Balotelli sarebbe scomparso a vent’anni, e quindi non vuole perdere la sua battaglia per l’ex attaccante della Juve (già autore di due gol con la Nazionale A) e per lo stesso Zaniolo, a cui darà una possibilit­à sempre domani a Vaduz. E poi vuole anche consentire a Buffon e a De Rossi, due colossi mondiali, di salutare l’Italia come meritano, cioè giocando la partita dell’addio. A proposito di Balotelli, Mario è uno dei pochi che può rientrare alla vigilia degli Europei, ma soltanto superando un doppio esame: quello comportame­ntale e quello del rendimento. A suon di gol potrebbe riproporsi, altrimenti dovrà accontenta­rsi di vedere l’Italia alla tivù.

Mancini sa di non avere i fuoriclass­e con cui Lippi, per esempio, ha vinto il Mondiale del 2006, e così ha puntato sul gruppo, cercando di ricreare le armonie che esistono in una squadra di club, anche se i giocatori si ritrovano solo a Coverciano e per pochissimi giorni. E in diciassett­e mesi il ct ha riportato la Nazionale nei cuori degli italiani, che si accendevan­o soltanto in occasione dei grandi appuntamen­ti: adesso, invece, gli stadi dove gioca sono quasi sempre pieni e ricchi di entusiasmo. «Non c’è niente di più bello e di più emozionant­e che giocare o tifare per l’Italia, per la quale anche io ho vissuto grandi gioie all’epoca del Mondiale di Spagna. Ora lavoriamo per il futuro: credo nei giovani, sapevo che c’erano e sono andato a cercarli. Nei club giocano poco, ma comunque di più rispetto al passato. Io vado a vederli e cerco di aiutarli: se crescono loro, cresce anche la Nazionale».

Il tecnico vuole due grandi successi «La mia rivincita contro il passato»

Tanti giovani già sotto osservazio­ne e c’è l’incognita legata a Balotelli

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ANSA Roberto Mancini, 54 anni, ct della Nazionale dal 14 maggio 2018

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