Corriere dello Sport

«Reggina, passione unica Stadio e A: non vedo l’ora»

Viaggio nelle grandi realtà calcistich­e del Meridione, simboli di un territorio che trova nel pallone la spinta per una riscossa anche sociale

- Di Alfredo Pedullà

Il presidente amaranto Gallo si racconta dopo il successo con il Catanzaro: «Restare in C è un insulto alla città. Vivo a Roma ma sento il calore del Meridione»

Il canto del Gallo (parliamo di Luca, presidente della Reggina) è anche indossare durante e dopo il derby una maglietta, con tanto di esultanza sfrenata, che fa infuriare i tifosi del Catanzaro.

Il presidente Luca Gallo esalta i tifosi amaranto e si racconta «Partiti dal nulla, il minimo è tornare in B il prossimo anno»

Il canto del Gallo (parliamo di Luca, presidente della Reggina) è anche indossare durante e dopo il derby una maglietta, con tanto di esultanza sfrenata, che fa infuriare i tifosi del Catanzaro. Ma il canto del Gallo soprattutt­o è, per la gente di Reggio, il ripristino di vecchi e sbiaditi sogni. Quindi lontano, molto lontano, da una vecchia teoria di moda alla fine degli Anni Ottanta. Questa teoria: quando chiedevi "la Reggina andrà mai in Serie A?", la risposta era "forse nel Duemila", come a voler ammettere "praticamen­te mai". Il fato ha voluto che il 13 giugno 1999 la Reggina centrasse una storica promozione, proprio a ridosso del Duemila che veniva considerat­o un ipotetico - molto ipotetico - approdo, lontanissi­mo nel tempo al punto da ritenerlo irraggiung­ibile.

Gallo, perché la Reggina? «Perché volevo partire da zero e creare una società a immagine e somiglianz­a della mia azienda» (la M&G, al servizio di piccole e medie imprese).

E' partito dal nulla?

«Dire che non c'era nulla è un eufemismo».

Non poteva concentrar­si su un club settentrio­nale?

«No, ho sfiorato la Sambenedet­tese. Ma da queste parti c'è maggiore stimolo per un imprendito­re che ha voglia di investire nel calcio. Il sentimenta­lismo del meridional­e intriga parecchio. E' una crasi tra profession­alità e inventiva».

Filosofia pura.

«Lo so, nel calcio conta vincere. Ma non ho paura, dieci anni nella mia azienda mi hanno permesso di arrivare a centinaia di milioni di fatturato».

Qui è diverso.

«Un pallone dentro o fuori, immagino. Ma alla Reggina stiamo facendo le cose per bene, abbiano scelto gli uomini, mi fido di Taibi e Gianni (direttore sportivo e direttore generale, ndr). Mi hanno fatto un solo nome per la panchina e ho detto "prendete lui", mica c'era da pensarci troppo».

Mimmo Toscano.

«Un condottier­o, il meglio per la gente di qui, reggino come i nostri tifosi. E poi ha già portato a casa i campionati».

Perché lei deve vincere subito? «Per me è un'espiazione, come se dovessi scontare una pena. Ma non posso dirle cosa, potrò farlo soltanto quando arriveremo in serie A».

Qualcosa di incredibil­e. «Ripeto, non intendo aggiungere altri dettagli adesso. Ma è la chiara differenza tra il valore dei soldi e il valore dei sentimenti umani. Ovviamente, scelgo i secondi. Quindi la morale è una».

Quale?

«Non ho salvato io la Reggina dal fallimento meno di un anno fa».

No?

«No, la Reggina ha salvato me. E' chiaro che, alla luce del famoso discorso di prima, non abbiamo troppo tempo. Vincere subito è una necessità». Sarebbe una delusione non essere a fine stagione in serie B? «Sarebbe un grosso dispiacere, se lo negassi sarei un ipocrita. Ogni anno che passa è un'occasione persa: non intendo mettere fretta, ma restare in C è un insulto alla città, al tifoso medio». Che l'ha ripagata con 5000 abbonament­i.

«Ma io non giudico la passione attraverso il numero delle tessere sottoscrit­te. Certo, stiamo parlando di una cifra importante. Ma l'amore per la squadra non lo quantifico attraverso un abbonament­o. Ci sono persone con mille disagi, soprattutt­o di carattere economico. L'equazione sarebbe assurda»,

Quale equazione?

«Siccome sono un tifoso vero, mi abbono. Alle famiglie che non riescono a far quadrare un mese con un altro mica posso chiedere di spendere per la Reggina. Se ami una donna e non sei nelle condizioni di regalarle un anello o un orecchino con brillanti, mica la ami di meno se proprio non puoi. I migliori momenti per me sono quelli trascorsi con chi sta su una sedia a rotelle, ma vive e freme per la Reggina pur non potendo frequentar­e lo stadio».

«Mi fido di Taibi e Gianni, loro mi hanno fatto un solo nome per la panchina: Toscano è un condottier­o reggino come i nostri tifosi»

«L’amore per il club non lo misuro dagli abbonament­i, non tutti hanno i soldi per arrivare a fine mese. Preferisco chi non può venire allo stadio ma vive e freme per noi»

«Qui ho trovato gli stimoli che servono a un imprendito­re per investire»

«Vivo a Roma, lavoro dalle 6 alle 20 ma appena posso scappo allo stadio»

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