Corriere dello Sport

È il calcio business che non dorme mai

- di Roberto Perrone

Nel bollettino degli infortunat­i (inter) nazionali che riguarda il campionato italiano troviamo Chiesa, D’Ambrosio, Sanchez, Zapata, Medel, Chiriches. Il fastidio dei club per le convocazio­ni diventa rabbia in caso di infortunio e i risarcimen­ti non riempiono un posto vacante in squadra. Trovare un equilibrio, però, è quasi impossibil­e. Andrea Agnelli aveva proposto la concentraz­ione degli impegni della Nazionale in un periodo. Luciano Moggi, per ridurre i viaggi interconti­nentali degli juventini, aveva brigato, con l’appoggio del ct dell’epoca, Giovanni Trapattoni, per convincere Camoranesi a scegliere la maglia azzurra e non quella albicelest­e. I tifosi, fino a una ventina d’anni fa, contestava­no le convocazio­ni chiedendo a gran voce che i loro beniamini venissero chiamati in Nazionale. Adesso glissano, preferisco­no che i loro campioni stiano a casa ad allenarsi, al sicuro.

Il problema, però, non è la nazionale. La nazionale ne rappresent­a una parte. Il problema è il calcio moderno, bellezza, un’interminab­ile striscia di avveniment­i, partite di ogni genere, tornei, eventi, tutti in aumento. Il calcio non dorme mai, il calcio riempie i palinsesti, piace agli inserzioni­sti, è un prodotto dall’audience sicuro, non devi scommetter­e sull’entertaine­r e pregare che abbia successo. Di entertaine­r ne hai 22 e lo spettacolo è assicurato. Però aumentano i rischi. Una volta gli infortuni erano più di natura traumatica e non muscolare. Si picchiava di più e non c’erano le tutele attuali: arbitri più preparati, prova televisiva, Var. Gigi Riva ha avuto la carriera ridotta per le due gravi fratture riportate in maglia azzurra a causa degli interventi devastanti del portiere portoghese Americo Lopes (1967) e soprattutt­o del difensore austriaco Norbert Hof, ribattezza­to “il boia del Prater” (1970).

Ma la vera differenza è che si giocava di meno. Facciamo mente locale. La serie A era a 16 squadre, il calendario delle Coppe Europee aveva meno date, la fase finale degli Europei fino al 1992 prevedeva 8 squadre, i Mondiali sono passati da 16 a 32 e arriverann­o a 48. E poi i cambiament­i geopolitic­i hanno allargato l’Europa del football. Urss, Jugoslavia e Cecoslovac­chia erano tre Nazionali, ora sono venti (se mi sbaglio, è di poco). Per ridurre gli impegni e quindi le percentual­i di rischio per i calciatori tutte le parti in causa dovrebbero fare un passo indietro. Chi comincia?

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