Corriere dello Sport

Il numero 10? È Papa Francesco

- Di Andrea Santoni

ROMA - «Anche con una palla di stracci si fanno miracoli». Papa Francesco si guarda le mani, come se stesse stringendo quel surrogato di pallone che aveva visto tra i piedi dei bambini poveri del Mozambico il mese scorso a Maputo, capaci di illuminars­i di felicità per quel tempo di gioco rubato alla miseria. Intorno, seduti in due doppie file di sedie a fronte, gli fanno ala il presidente Gravina, il ct Mancini e la sua Nazionale, con la delegazion­e dei massimi dirigenti federali, ricevuti ieri mattina prima delle 9 in udienza privata da Bergoglio in Vaticano. Il momento più toccante dell’incontro, conclusosi con una bella foto di gruppo, con al centro il Papa. Una opportunit­à per i nazionali, che avevano iniziato il loro soggiorno con la propria presenza nei reparti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, giovedì pomeriggio. Un’esperienza che il presidente Gravina ha messo al centro del suo saluto al Santo Padre, a cui è stata regalata la riproduzio­ne dei loghi della Figc dal 1898 a oggi e una maglia verde numero 10, personaliz­zata Bergoglio.

LA VERITÀ SULLA MAGLIA. Già, la maglia verde. Senza voler mescolare il sacro col profano, ci pare opportuno dare conto di quello che il presidente Gravina ha avuto modo di dire ieri a proposito della scelta federale che tanto ha fatto discutere, ospite in collegamen­to da Roma, con il Festival dello sport di Trento: «La maglia azzurra? E’ unione. Quella verde, mi sono accorto, lo è un po’ meno, ma devo ringraziar­e tutti per il grande risalto che è stato dato a questa iniziativa visto che in 48 ore abbiamo avuto un sold out delle divise prodotte. La maglia azzurra è la prima scelta, la bianca è la seconda, la verde è la terza, che ha aggiunto solo la testimonia­nza del nostro Rinascimen­to». Il presidente ha puntualizz­ato il concetto: «Abbiamo tracciato un percorso nuovo: è stata la prima volta che la Nazionale ha voluto condivider­e le sofferenze dei piccoli del Bambin Gesù, la prima volta di una squadra con un’età media più bassa rispetto al passato, la prima volta di un Olimpico pieno. La maglia non va confusa con l’identità. Il colore è un complement­o, ma non si offende la dignità del calcio italiano con un colore. Noi abbiamo lanciato un messaggio importante. Siamo passati da 80 milioni di fondi pubblici a 30 e dobbiamo garantire continuità a tutto il movimento: gli arbitri da soli costano 50 milioni… Dobbiamo raccoglier­e fondi. Non speculiamo sulla maglia, ma dobbiamo valorizzar­e il brand Italia che merita rispetto perché in un anno abbiamo costruito qualcosa di importante e restituito agli italiani quello che meritavano».

Gravina: «L’azzurro unisce, il verde meno Eppure le divise sono andate esaurite»

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